CARRARA SPINELLI, Giambattista
Nacque a Clusone (Bergamo) il 26 nov. 1779 da Giovanni Luigi, di famiglia comitale (il titolo era stato conferito dalla Repubblica di Venezia nel 1721 per le benemerenze acquisite nella stipulazione dell'alleanza con i Cantoni svizzeri), e da Angela Terzi. Il C. ebbe una buona educazione umanistica (anche il padre si dilettò di poesia) nel collegio dei gesuiti di Brescia, per poi dedicarsi all'insegnamento privato in qualità di pedagogo presso illustri case patrizie di Milano, segnatamente in quella della duchessa Camilla Litta Visconti Arese, dama di palazzo dell'imperatrice d'Austria. Fu inoltre, per un certo periodo, insegnante di storia nel liceo di Bergamo. Nel frattempo si era sposato con Ottavia Gambara (appartenente alla nobile famiglia della poetessa Veronica Gambara), il cui padre aveva aderito alla Repubblica cisalpina dopo essere stato fra i primi, nel 1797, a distruggere il proprio stemma. Dal matrimonio nacque, nel 1814, l'anno stesso in cui il territorio bergamasco passava sotto l'Austria, l'unica figlia, Chiara, cui il C. dedicò con affettuoso impegno le cure di educatore.
Di indole mite e di fine sensibilità, fu conservatore tanto in politica quanto in letteratura. Portato per vocazione all'insegnamento, dovette avvertire il disagio delle sue condizioni di istitutore privato, se, come riferiscono i suoi biografi, ritiratosi poi nella diletta villa di Clusone, era solito dire: "Meglio quattro passi in podere suo che tra le sale dei grandi".
La sua produzione letteraria comprende componimenti in versi (poesie d'occasione, liriche ed epistole), alcune tragedie, quattro dialoghi d'argomento pedagogico, ed un Diario ascetico. Strettamente legato a modelli classici, fu ammiratore soprattutto del Parini e dell'Alfieri, pur senza prenderne le vigorose istanze romantiche; echi del primo, ed in minore misura di G. Fantoni, si riscontrano infatti nelle odi, mentre alfieriane risultano le tragedie. La sua polemica antiromantica segue pedissequamente i moduli più vistosi mostrando, di conseguenza, una contraddizione di fondo per ciò che concerne l'imitazione dell'Alfieri.
Morì a Clusone il 13 ott. 1842.
Nell'ode Sulla soverchia imitazione degli Inglesi (analoga per contenuto a quella coeva di G. Capparozzo, L'imitazione degli stranieri nemica all'italiana poesia), nell'epistola a I. Pindemonte Sulla poesia romantica ed infine nella "parodia" Per nozze boreali, il C. difese le sue idee di avversario ostinato del romanticismo, dicendosi persuaso che solo il Monti, di cui era amico, rappresentasse l'unica via di salvezza per la nostra letteratura.
Scarso interesse, più che altro documentario, presentano i componimenti d'occasione, tra i quali una poesia per le nozze di Napoleone I e un'altra per celebrare il generale austriaco Bubna come liberatore del Piemonte dalle "orde giacobine". Il carme in versi sciolti dedicato a L'Arco della Pace (Milano 1821) prende spunto dalla costruzione dell'opera, già detta Arco del Sempione, progettato da L. Cagnola che ne diresse i lavori dal 1807 al 1814, e compiuto soltanto nel 1838. Il carme, ricco di richiami eruditi, accenna od allude ai grandi eventi dell'epoca, come la vicenda napoleonica ormai conclusa, ed esalta personalità milanesi od operanti in Milano: Parini, Porta, Monti e Manzoni. Il Parini è detto, in una nota, vanto della "moderna Milano" e "poeta da secolo, il primo che indossò alle Muse il manto di Sofia, una nuova scuola creando, che la verità mise in luogo dell'adulazione, e delle arcadiche cantilene". Riprendendo un punto basilare dell'etica pariniana, il C. definisce la noia "flagello perpetuo dei ricchi, e retaggio sicuro dell'ignoranza", e ribadisce nei versi del carme certi analoghi atteggiamenti del Foscolo dei Sepolcri, di cui adotta quasi fedelmente un endecasillabo, "Il Lombardo pungea Sardinapalo", e l'immagine dell'upupa nell'erronea caratteristica di uccello notturno. Infine, da un'affettuosa invocazione all'Insubria rivolge l'attenzione, con moto significativo, all'Italia tutta.
Più felice, in consonanza con quello che era il buon gusto del tempo, e incline ad una eleganza formale che non è soltanto sperimentata retorica, si mostra il C. in talune epistole in versi sciolti che celebrano l'infanzia e la giovinezza trascorse a Clusone nella sicurezza del tenero affetto familiare, oppure in un carme, anch'esso in sciolti, Il viaggiosulMonte Misma (Bergamo 1817), dedicato ad Elisa Terzi, nel quale canta paesi e luoghi ben conosciuti della Val di Scalve e della Val Camonica. Notevoli documenti di buon gusto poetico sono inoltre le sue traduzioni dell'Epitalamio di Catullo e delle Georgiche di Virgilio nonché della tragedia Rhadamiste et Zénobie di P.-J.Crébillon, giudicata con grande favore a quel tempo ed alla cui traduzione in versi aveva pure provveduto C. I. Frugoni (1724).
Il genere tragico interessò vivamente il C. che vi si cimentò a più riprese peraltro con risultati mediocri. Le sue tragedie di argomento storico, più volte rappresentate vivente l'autore, sono l'Isabella di Lara, gli Arsacidi (Bassano 1806), Davidde (Monza 1818) e Guido della Torre (Milano 1826). Nella prima, cui più tardi s'interessò per farne un'opera lirica dello stesso titolo il compositore modenese A. Gandini (1830), si rievocano, tra storia e fantasia, alcune delle imprese cruente di Pedro I, re di Castiglia; nella seconda l'azione risale al III sec. a. C., alla dinastia partica degli Arsacidi che resse le sorti del più esteso dei regni che si erano formati sulle rovine dell'impero di Alessandro Magno; nella terza si tratta della morte di Assalonne; e nell'ultima delle vicende del nobile milanese Guido della Torre che, tra il sec. XIII e il XIV, fu uno dei più agguerriti guelfi rivali dei Visconti e la cui famiglia dominò anche sul Bergamasco.
Conservatore moderato si mostra il C. anche in campo pedagogico con i quattro dialoghi Della educazione privata (Milano 1828), contenenti un vasto programma articolato in una serie di consigli, dettati dal buon senso e più che altro frutto della lunga esperienza d'insegnamento, nei quali si avverte l'eco di amarezze subite. L'opera riscosse un certo successo, come testimonia a breve distanza di tempo una seconda edizione riveduta e corretta (Venezia 1829). Una successiva edizione risulta "accresciuta di un dialogo intorno gli studi del cavaliere Clementino Vannetti" (Parma 1844). E per quanto riguarda l'educazione letteraria, l'autore immagina nell'opera che, in una villa di Lesbia Cidonia (la poetessa Paolina Secco Suardi), si trovino riuniti a discutere L. Mascheroni, cantore di Lesbia, A. de' Giorgi Bertola e G. Gozzi, i quali, fra l'altro, ritengono sufficiente che i giovani limitino le loro letture di autori stranieri a Milton, Shakespeare, Pope, Klopstock e Gessner.
L'attività del C. si concluse con un'opera di devozione, testimonianza della sua sincera fede cattolica, il Diario ascetico (Milano 1841), una raccolta di meditazioni, di preghiere e di salmi penitenziali.
Le sue opere, dopo un'edizione incompleta (Bergamo 1820), furono pubblicate in tre volumi (contenenti rispettivamente: Versi e prose, Tragedie e Della educazione privata)a Milano nel 1827-28. Altri scritti: Epistola al cav. Carlo Londonio nelle fauste nozze della sua figlia (Milano 1830), Ode nell'onomastico di S. E. il sig. Conte Giulio Litta (ibid. 1830), Necrologia del rev. sac. D. Bartolomeo Furin (Bergamo 1838) e la prefazione a C. Bucetti, Canzoniere inedito (Milano 1836).
Fonti e Bibl.: Clusone, Archivio parrocchiale; A. Uccelli, Necrologia del sig. conte G. C. S., in Il Giorn. della prov. di Bergamo, 15 nov. 1842; R. Barbiera, Il salotto della contessa Maffei e la società milanese, Milano 1895, passim;Baradello [F. Focaccia], Clusone nei nomi delle sue vie, Clusone 1905, pp. 216-19; L. Olmo, Mem. stor. di Clusone e della Valle Seriana superiore, Bergamo 1906, pp. 217 s.; E. Bertana, La tragedia, Milano, s.d. (ma 1906), pp. 406 s.; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1964, I, pp. 194, 386 s.; II, p. 76; E. Codignola, Pedagogisti e educatori, Milano 1939, s. v.