BORTOLI (Bartoli), Giambattista
Nato a Venezia il 21 luglio 1695 da Cipriano Apollonio, dopo essersi laureato in utroque iure prese gli ordini sacri il 24 sett. 1718, dedicandosi a studi di diritto canonico e storia ecclesiastica. Divenuto nel 1723 canonico della cattedrale di Ceneda, pubblicò un'eccellente opera giuridica De aequitate, Venetiis 1728, che gli fece ottenere la seconda cattedra di diritto canonico all'università di Padova (30 ag. 1731); il 12 febbr. 1739 fu trasferito alla prima cattedra. Laureatosi nella stessa università in teologia il 13 apr. 1740, il B. divenne teologo e poi vicario generale del vescovo di Ceneda (1744). Il 21 dic. 1747 fu consacrato a Roma vescovo di Feltre dal cardinal Delfino. In seguito il B. continuò ad affiancare l'attività pastorale con quella di studioso, pubblicando la sua opera più importante Institutiones iuris canonici, Ausugii 1749.
In essa ampio spazio è riservato alla minuziosa analisi dei concili ecumenici, in relazione al problema dei poteri nella Chiesa universale: il B., deciso fautore dell'autorità papale, nega assolutamente la validità degli atti conciliari senza l'approvazione del pontefice.
Connessa alla stessa questione è l'Apologia pro Honorio I Romano Pontifice, Ausugii 1750, dedicata a Benedetto XIV.
La polemica del B. è diretta contro i gallicani e contro il Bossuet in particolare, i quali, dalla considerazione della condanna emanata dai padri del III concilio costantinopolitano contro Onorio I, accusato di scarso zelo nella repressione dell'eresia monotelitica, intendevano provare la fallibilità del papa. Il B., cui stava a cuore salvare l'autorità del pontefice e del concilio, nell'assolvere da ogni colpa Onorio I, afferma che non il concilio, come corpus deliberante, ma i vescovi isolatamente avevano errato. Contro queste conclusioni il minore conventuale D. A. Baldassarri scrisse un'Epistola apologetica pro patribus sextae synodi, Fulginii 1756.
Nel 1757 il B., per contrasti dottrinali con il suo capitolo, fu costretto a rinunciare al vescovato di Feltre, recandosi a Roma, ove il 28 marzo dello stesso anno fu promosso arcivescovo di Nazianzio. Nominato, subito, segretario dei prelati votanti della Sacra Visita apostolica ed esaminatore del clero, il B. pronunciò nella basilica vaticana, il 15 maggio 1758 all'apertura del conclave, l'orazione De Pontifice Maximo post obitum Benedicti XIV deligendo, Romae 1758. A Roma, intanto, il B. si legò d'amicizia con molti dei filogiansenisti ivi residenti e cominciò a frequentare le riunioni dell'oratorio della Chiesa Nuova. È difficile, in mancanza di precise notizie, definire quale sia stata la posizione teologica del B.: certo è che dimostrò spiccate simpatie per la Chiesa scismatica di Utrecht, di cui possedeva gli atti sinodali del 1763 e gli scritti dei vescovi ad essa aderenti. Più nota è la sua attività anticuriale ed antigesuitica: anzitutto il B. prese posizione contro il breve monitorio indirizzato al governo di Parma il 30 genn. 1768: il suo voto, presentato nella Congregazione che doveva procedere nei confronti del Du Tillot e poi divulgato (Voto di monsignor B. allaSantità di Nostro Signore Clemente XIII, s.l. 1769), fu nettamente contrario a una azione intransigente e all'applicazione della bolla In coena Domini. Il B. ricordava, infatti, che i provvedimenti del governo parmense, che colpivano le immunità e i beni ecclesiastici, non riguardavano affatto la dottrina cattolica, ma solamente la disciplina esteriore; era perciò troppo rischioso entrare in contrasto con i principi, compromettendo con uno scisma, come era già successo nel sec. XVI in Inghilterra, l'unità della Chiesa. Probabilmente non era estranea al B. la speranza che le corti borboniche avrebbero contribuito, con la loro lotta alla Compagnia di Gesù e l'alienazione dei beni ecclesiastici, a purificare la Chiesa da ogni interesse mondano. Significativo documento di quest'ansia riformatrice è il Parere di un illustre ecclesiastico sull'abolizione della Compagnia di Gesù da presentarsi al conclave nella morte di Clemente XIII, Firenze 1769, composto dal B. con l'aiuto di alcuni altri frequentatori del circolo della Chiesa Nuova, i cardinali M. Marefoschi e I. Conti e monsignor D. Carafa di Columbrano. Nel 1769 il B. divenne sigillatore della S. Penitenzieria apostolica.
Morì a Roma il 14 marzo 1776.
Fonti eBibl.: Arch. Segr. Vat., Proc. Dat. 124, ff. 155-163; F. A. Zaccaria, Storia lett. d'Italia, II, Venezia 1751, pp. 104 s., 221 ss.; Novelle lett. pubbl. in Firenze, XV (1754), col. 523; G. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, III, Patavii 1757, pp. 85, 90; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, pp. 443 s.; Notizie per l'anno 1769, Roma 1769, pp. 54, 58, 75; G. Moschini, Della lett. veneziana del sec. XVIII, III, Venezia 1806, p. 236; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, X, Venezia 1854, pp. 208 s., 218; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia e i suoi ultimi cinquant'anni, Venezia 1855, pp. 223 s.; E. Dammig, Il movimento giansenista a Roma nella seconda metà del sec. XVIII, Città del Vaticano 1945, p. 148; L. von Pastor, Storia dei papi, XVI, 1, Roma 1953, p. 144; XVI, 2, ibid. 1954, p. 32; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VI, Patavii 1958, pp. 213, 304; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, coll. 1046 s.