GIAGGIOLO (fr. iris de Florence; sp. lirio de Florencia; ted. Schwertlilie; ingl. florentine iris)
Con questo nome si indicano alcune specie del genere Iris (v.) che forniscono col loro rizoma l'ireos. La maggior parte degli autori indicano come fornitrici del rizoma d'ireos l'Iris germanica L., l'I. florentina L. e l'I. pallida Lamk., ma studî recenti compiuti in Toscana mostrano che per l'ireos è preferita l'I. pallida, il cui rizoma fornisce un delicatissimo profumo, mentre l'I. florentina è meno profumata e dà scarsa essenza e l'I. germanica ha un profumo troppo forte e rozzo.
L'I. germanica L. si trova nell'Europa centrale e meridionale, nel Marocco e nell'India settentrionale: è alta fino a 1. m. ed è coltivata per i suoi bei fiori color blu violaceo oscuro e qua e là anche per il rizoma.
L'A florentina L. è originaria della regione del Mar Nero e della Mesopotamia ed è bene acclimata nella Regione mediterranea: è alta sino a 60 cm., e largamente coltivata in Italia per il suo rizoma e per i suoi fiori di bellissimo color bianco candido. Deve il suo nome al fatto che il suo fiore, stilizzato araldicamente, è stato scelto come simbolo dello stemma di Firenze.
L'A pallida Lamk. si trova nell'Europa meridionale (non in Spagna) e in Oriente: in Italia è spontaneizzata negli oliveti, specialmente nei pressi di Firenze e Lucca. Ha i fiori in numero da 5 a 7 di un bel colore turchino pallido, odorosi. Il suo rizoma è il più ricco di essenza e di più soave, gradito e persistente profumo di violetta, donde anche il nome di radice di violetta. Il profumo non si manifesta nei rizomi freschi, ma in quelli disseccati con cura dopo averli decorticati, tenendoli prima alcuni giorni al sole perché imbianchiscano, e poi 8-10 giorni all'ombra in locali coperti.
La coltivazione del giaggiolo si fa nella provincia di Firenze e in quella di Verona: migliori sono le colline e i poggi di Greve Chianti, di Pomino e di Reggello, gli alberesi e i galestri della Val d'Arno superiore e del Chianti. Nei terreni sciolti o ricchi di sostanze organiche la pianta sviluppa rizomi poco compatti e poco odorosi. Le piante propagate per barbatelle si mettono a dimora in settembre-ottobre in solchi distanti fra loro 20-25 cm., mentre si lasciano 20 cm. fra pianta e pianta; le cure si riducono a due sarchiature all'anno (aprile-maggio e settembre). L. a raccolta si fa al secondo o meglio al terzo anno di coltivazione nella seconda metà di luglio o in agosto. Si procede poi alla mondatura e all'essiccazione. La produzione è ingente: oltre al consumo nazionale, nel 1927 se ne sono esportati 10.265 q. specialmente in Francia, Germania, Inghilterra e America; nel 1928 q. 14.114. Il prezzo oscilla attualmente intorno alle 200 lire per quintale.
Sembra che la pianta, già nota a Plinio, venisse coltivata in Toscana al principio del sec. XVIII. Il giaggiolo si usa in profumeria per ricavarne l'essenza, per farne ciprie, acque odorose alla violetta, dentaroli per bambini, una volta anche palline per cauterî; si adopera per profumare certi vini rossi del tipo Chianti e Lambrusco.
Bibl.: L. Gibertoni e B. Mori, Il fiore di Firenze ossia il Giaggiolo (Iris pallida, Lamk.), Bologna 1925.