Vedi GIADA dell'anno: 1960 - 1994
GIADA
Si suole comprendere sotto il nome di g. non solo questa pietra originaria del Turkestan cinese e della Cina, ma anche la giadeite, che si trova in Birmania e in Cina, e la nefrite che proviene dalla Cina e dalla Siberia, minerali che si trovano anche in Europa (Svizzera, Italia, Slesia) e in America (Alaska, Messico). I giacimenti cinesi sembra siano stati sfruttati fin dai tempi preistorici; poi sarebbe stato soprattutto il Turkestan cinese (v. khotan) che avrebbe fornito la più gran parte di g. durante i due ultimi millennî, esportandola verso la Cina (Singanfu e Pekino), lungo una pista carovaniera che richiedeva dai quattro ai sei mesi di viaggio.
G., giadeite e nefrite sono minerali che presentano grandi affinità; sono di grande durezza; possono ricevere un bellissimo lustro; hanno inoltre la proprietà di riscaldarsi rapidamente e di essere sonori, sia che siano opachi o semitrasparenti. Di colore verdastro o lattiginoso hanno varietà bianche, brune, verdi e anche nere, e sono soggetti alla decolorazione e alla decomposizione, tanto che le g. arcaiche possono esser confuse con la steatite.
Grandi collezioni di g. di ogni epoca si sono costituite in Europa e in America; certi musei ne possiedono di bellissime: il Metropolitan Museum di New York, il Field Museum di Chicago, il British Museum, il Museo Guimet a Parigi, ecc.
Soprattutto in Cina la g. fu adoperata per svariatissimi oggetti fin dalle epoche preistoriche. Se ne foggiarono (v. cinese, arte, Tavola a colori, vol. ii, p. 600) armi e utensili: asce di diverso tipo, martelli, coltelli, daghe, pestelli, punte di frecce, ecc.; se ne fecero anche simboli religiosi e strumenti astronomici: dischi forati rappresentanti il cielo, placche aguzze raffiguranti le montagne cosmiche, cilindri chiusi entro un tubo a quattro facce simbolizzanti la Terra, animali dei punti cardinali (tigre bianca, drago verde, tartaruga gialla, uccello rosso), emblemi di sacrifici rappresentanti il Sole, la Luna, i Pianeti, ecc. La g. servì anche per amuleti destinati ai morti: in forma di cicala per la lingua, di cilindri per l'ombelico e i timpani, di ovali per gli occhi, di pesci arcuati per le labbra, ecc. Servì per innumerevoli ornamenti: pendagli, spille da cappello, pendagli per copricapo, bottoni, orecchini, fermagli, fibbie, cinture da apparato; e inoltre per infiniti oggetti diversi: anelli d'arcieri; guarnizioni di foderi di spade, daghe e coltelli, emblemi di dignità, "scettri della felicità", sigilli e monete, vasi di ogni forma, gongs, carillons, parafuochi traforati, tavolette per scrivere, scatole per inchiostro e calamai, posacarte, flauti, anelli diversi, statuette, gingilli di ogni tipo.
È difficile datare gli oggetti di giada. In genere le iscrizioni su g. sono estremamente sospette: poiché l'interesse che i Cinesi han portato alla datazione delle g. non risale al di là dell'epoca dell'imperatore Ch'ien-lung (sec. XVIII), le iscrizioni incise su g. di stile antico sono state copiate da quelle di bronzi arcaici disegnati in manuali tecnici.
Bibl.: B. Laufer, Jade, A Study in Chinese Archaeology and Religion, Chicago 1912; An Exhibition of Chinese Archaic Jades (C. T. Loo), Norton Gallery of Art, New York 1950; W. Willetts, Chinese Art, I, Harmondsworth 1958, passim (con bibl. prec.).
(† R. Grousset)