SILVESTRINI, Giacomo
(Jacobus de Silvestrinis). – Nacque a Norcia verso la fine del XIV secolo, da Antonio di Gregorio, nobile nursino, prudens vir della città umbra e podestà di Monte San Martino nel 1386, e da una donna ignota.
Un suo omonimo zio fu ufficiale di Firenze nel 1392 e podestà di Amelia nel 1399.
Fratelli di Giacomo furono Francesco (morto dopo il 1461, ufficiale a Firenze nel 1420, podestà di Ancona e detentore di alcune cariche civiche a Norcia, sposato con Caterina de Sinibaldi), Gregorio, occupato prevalentemente nella gestione degli affari di famiglia, e Stasia, che sposò Sinibaldo de Sabelleschi, esponente della nobiltà cittadina.
Quanto all’iter formativo di Silvestrini, si può dire solo che compì studi giuridici, visto che si firmò doctor legum. Ma cominciò forse la sua vita pubblica come uomo d’azione: è incerto infatti se fu lui, o uno zio omonimo, a guidare nel 1410 una squadra nursina contro Visso sulla piana di Castelluccio, e a trattare nel 1419 con Andrea Fortebracci l’aggiramento della sua città previo pagamento di 14.000 fiorini, così da scatenare le ire del popolo (Cordella, 1986, p. 59). Nel 1421 fu comunque a Firenze, al seguito dell’esecutore di giustizia Giovanni di Sante Collattani, suo concittadino (Archivio di Stato di Firenze, Esecutore degli ordinamenti di giustizia, inv. 31, 593).
Nel 1432 ebbe l’incarico dal Comune di Norcia di versare il censo alla Camera apostolica in qualità di procuratore (Archivio storico comunale di Norcia, Archivio Segreto dei Consoli, cass. C); dodici mesi dopo fu vicario di Mondavio quando quella località fu assoggettata da Francesco I Sforza (Archivio segreto Vaticano, Reg. Vat. 384, c. 108r): fu così che entrò nelle simpatie del conte milanese. Nel 1436 fu per breve tempo capitano di Siena, e nel primo semestre 1437 podestà di Firenze; al termine della carica ottenne la qualifica di miles e un premio elargito dal suo Comune per i nursini che si distinguevano nell’esercizio della professione lontano dalla patria.
Dall’agosto 1437 al 1438 fu stabile a Norcia, dove fu assai attivo nelle vicende della guerra contro la vicina Cerreto.
Fece parte nel 1437 dei boni homines addetti alla logistica e il 7 aprile 1438 venne eletto commissario dell’esercito di Norcia. La sua condotta fu tacciata di doppiogiochismo: inizialmente trattò con Francesco Piccinino per la presa di Cerreto, in mano spoletina e sotto il controllo sforzesco; arrivato Francesco Sforza a Norcia, trattò, insieme a Benedetto Reguardati, la resa nursina, conclusasi nell’accordo di Capodacqua che previde la corresponsione al conte milanese dell’ingente somma di 13.000 fiorini (poi ridotta, grazie anche ai buoni servigi di Silvestrini, a 10.000).
Nel primo semestre del 1439 fu nominato podestà di Ancona e tra la fine del 1441 e la metà del 1442 ebbe da Francesco Sforza la carica di commissario a Pontremoli, in Lunigiana (Archivio di Stato di Milano, Sforzesco, cart. 21); tornato a Norcia, partecipò a una commissione che diede il benestare a Niccolò Piccinino di attaccare per un compenso di 10.000 fiorini Cerreto (che fu presa, ma rapidamente riconquistata dagli spoletini). Fu poi nominato, sempre dallo Sforza, podestà di Cremona per l’anno 1443 (Santoro, 1968, p. 324). Nel 1445 era a Norcia, dove fu giudice delle cause civili e nuovamente impegnato nella guerra contro Cerreto.
In quell’anno andò a Roma due volte per supplicare presso Eugenio IV il permesso di riconquistare la cittadina, ricevendo un diniego; nel 1446 fu promotore di un’efferata azione di conquista di Cerreto che valse a lui, al fratello Gregorio e ad altri responsabili, una condanna per lesa maestà, avendo disobbedito al pontefice, che fu commutata in grazia nel 1447 dal nuovo papa Niccolò V (Archivio segreto Vaticano, Reg. Vat. 406, cc. 209r-212r).
Fu nuovamente podestà di Firenze tra il febbraio e il luglio 1447, per poi tornare in patria: nel 1450 fu nuovamente giudice in civile. Ma nel 1452 fu bandito (con i fratelli) per aver sostenuto Benedetto Reguardati, già esiliato per motivi politici insieme ad altri fuoriusciti, in un tentativo di rovesciamento dei poteri cittadini, all’epoca in mano alla fazione filopapale dei villani (M. Canensi, De vita et pontificatu Pauli secundi, a cura di G. Zippel, 1904, pp. 84 s.; Cordella, 1985).
All’inizio dell’esilio scrisse un’accorata lettera da Roma al suo «dominus ac benefactor» Francesco Sforza, tanto per proclamare la sua innocenza quanto per implorare «qualche exercitio dove o in qualunqua parerà» (Archivio di Stato di Milano, Sforzesco, cart. 40; Marinucci, 1977, p. 338).
Vagando quindi in diversi centri delle Marche insieme agli altri fuoriusciti, nel 1454 parteggiò per Everso di Anguillara che, per conto di Spoleto, marciava verso Cascia e Norcia. L’intervento delle milizie pontificie e del commissario papale Giorgio Cesarini, che imponeva una tregua sotto pena di scomunica, vanificò gli sforzi di Everso e dei suoi alleati (F. Ciucci, Istorie..., a cura di G. Ceccarelli - C. Comino, 2003, p. 199). Insieme con Reguardati, fu escluso per ulteriori due anni dalla possibilità di un rientro graduale dei fuoriusciti, cui per intervento del capitano generale della Chiesa Pier Luigi Borgia il Comune nursino acconsentì nel 1456.
In quegli anni, Silvestrini fu più volte podestà di Perugia (primo semestre del 1455, 1456 e 1457; Archivio segreto Vaticano, Reg. Vat. 383, cc. 33rv; 465, cc. 224rv; Fumi, 1901, p. 70). Il 29 ottobre 1457 divenne senatore di Roma per un semestre (Reg. Vat. 465, cc. 301v-302r; De Dominicis, 2009, p. 23) e infine fu capitano del popolo a Firenze alla metà del 1458 (F. Ciucci, Istorie..., cit., p. 178).
Silvestrini, che può essere definito un ‘funzionario di professione’ del Quattrocento, attivo in un’area geografica piuttosto ampia tra l’Umbria, la Toscana e le Marche con qualche puntata nelle terre sforzesche, morì a Norcia tra il 6 aprile e il 5 maggio 1459, poco dopo esser stato riammesso dall’esilio.
Lasciò vedova Antonia di messer Giustiniano di Giacomo dei Guidoni da Norcia, incinta di un figlio postumo del quale non si hanno informazioni (Archivio di Stato di Spoleto, Archivio storico comunale di Norcia, Notarile, ser Pietro Paolo di Antonio Paolo, N 1457-1459, cc. 71v-77v).
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Regg. Vatt. 383, cc. 33rv; 384, c. 108r; 406, cc. 209r-212r; 465, cc. 224rv, 301v-302r; Archivio di Stato di Spoleto, Archivio storico comunale di Norcia, Archivio Segreto dei Consoli, cass. C; Notarile, ser Pietro Paolo di Antonio Paolo, N 1457-1459, cc. 71v-77v; Archivio di Stato di Firenze, Esecutore degli ordinamenti di giustizia, inv. 31, p. 593; Archivio di Stato di Milano, Sforzesco, cartt. 21, 40; M. Canensi, De vita et pontificatu Pauli secundi P.M., a cura di G. Zippel, in RIS, III, 16, Città di Castello 1904, pp. 84 s.; Le pergamene del monastero di S. Benedetto a Norcia, I (1244-1450), a cura di R. Cordella - E. Severini, Spoleto 1983, passim; F. Ciucci, Istorie dell’antica città di Norsia, a cura di G. Ceccarelli - C. Comino, Firenze 2003, pp. 178, 199.
F. Patrizi-Forti, Delle memorie storiche di Norcia, Norcia 1869, pp. 223-234; L. Fumi, Inventario e spoglio dei registri della tesoreria apostolica di Perugia e Umbria dal R. Archivio di Stato in Roma, Perugia 1901, p. 70; G. Santoro, Gli offici del comune di Milano, Milano 1968, p. 324; F. Marinucci de’ Reguardati, Benedetto Reguardati da Norcia, Trieste 1977, ad ind.; R. Cordella, Paci e guerre in Valnerina nel ’400, in Spoletium, XXIX-XXX (1985), pp. 78-93; Id., G. S. da Norcia, podestà di Firenze e senatore di Roma, ibid., XXXI (1986), pp. 58-67 (fondamentale); C. De Dominicis, Membri del Senato nella Roma pontificia. Senatori, Conservatori, Caporioni e loro Priori e Lista d’oro delle famiglie dirigenti (secc. X-XIX), Roma 2009, p. 23; F. Lattanzio, Il Comune di Norcia e i suoi rapporti con il governo pontificio nel secolo XV, tesi di dottorato, Firenze 2011-13, passim.