PRIULI, Giacomo
PRIULI, Giacomo. – Nacque a Venezia da Nicolò (ignota la figura materna), nella contrada di Santa Ternita, forse nei primi anni del XIV secolo.
A renderne incerte la nascita e taluni dati biografici sono le inesattezze del genealogista Marco Barbaro, che lo confonde con l’omonimo figlio di Boccasio (Arbori de’ patritii veneti, VI, p. 233); a questo si aggiunge la ricorrente mancanza, nelle fonti, del nome del genitore.
Le prime notizie sicure risalgono al 19 febbraio 1334, quando Priuli ottenne l’appalto di una delle galere mercantili con destinazione Cipro e il successivo 26 luglio fu nominato comandante di una di queste navi; la designazione si ripeté nei due anni successivi, il 19 luglio 1335 e il 10 agosto 1336. Gli esordi nell’attività politica si verificarono il 2 maggio 1336, allorché venne eletto fra i tre savi deputati a esaminare i contrasti insorti tra gli abitanti delle isole di Arbe e Veglia. Una chiara sintesi fra interessi mercantili ed esercizio della politica è poi riscontrabile il 10 luglio 1337, quando Giacomo Priuli, come savio agli Ordini, propose misure a tutela della ‘muda’ di Cipro; la richiesta venne respinta, tuttavia qualche giorno dopo (28 luglio) egli non solo non pose ostacoli al viaggio, ma sollecitò la partenza del convoglio.
Nel febbraio del 1339 venne incaricato di una missione a Ferrara, allo scopo di rivedere i patti tra le due città; annoso problema, per cui il 13 marzo Giacomo Priuli entrò a far parte di una commissione chiamata ad approfondire ulteriormente la complessa situazione. Analogo incarico gli venne affidato il 2 settembre 1341, quando risultò eletto in una giunta volta a dirimere taluni contrasti in atto tra Zara e Pago, in Dalmazia. In seguito all’annessione del Trevigiano (1339) e al conseguente maggiore interesse di Venezia verso la terraferma, si inquadra poi l’ambasceria a Mastino della Scala, affidatagli il 6 aprile 1342, onde perorare la causa di taluni fuoriusciti vicentini.
Dopo vari anni di assenza dalla politica, il 17 novembre 1349 Giacomo Priuli ricomparve come capo della Quarantia, allorché la Signoria deliberava su una proposta di lega antiturca con l’imperatore Giovanni VI Cantacuzeno; due giorni dopo tornò a occuparsi delle isole dalmate, a proposito di violenze verificatesi a Pago, Arbe e Capodistria (29 dicembre).
Rettore a Candia fra il 1351 e il 1352, il 9 giugno 1353 fece parte di una commissione incaricata di rivedere la contabilità di alcune navi mercantili e l’anno dopo (14 settembre 1354) venne eletto console dei mercanti, quindi il 1° ottobre 1355 fu nominato membro del Consiglio dei dieci.
Dopo un’ulteriore assenza dal mondo politico, il suo nome ricompare il 27 maggio 1362, allorché rifiutò la podestaria di Torcello per assumere due giorni dopo l’incarico di ufficiale al Cattaver (ma in entrambi i casi non è certo che si tratti di lui); il 31 ottobre 1363 risulta invece eletto in una commissione destinata a regolare i rapporti con il clero cittadino e il 1° dicembre 1364 assunse l’incarico di provveditore di Comun. Rifiutata la podestaria di Asolo il 3 marzo 1365, il 5 ottobre venne eletto savio agli Ordini, carica ricoperta sino al 9 giugno 1366, allorché entrò a far parte della Quarantia. Il 1° ottobre 1367 fu nuovamente eletto consigliere ducale per un anno, poi nell’ottobre del 1368 entrò come provveditore di Comun e come tale il 12 agosto 1370 deliberò l’armo di quattro galere per Cipro.
L’attività politica si coniugò in Giacomo Priuli con perduranti interessi commerciali: il 15 aprile 1371 ottenne dal Senato il permesso di riportare a Venezia, esenti da dazio, certe sue merci rimaste invendute a Maiorca e a Cipro. A conferma del connubio, le nomine a commissioni e giunte per i traffici connessi al Levante si susseguirono numerose tra il 1370 e il 1376: dunque per i rapporti con il sultano d’Egitto (3 ottobre 1370), per questioni concernenti la Siria (17 novembre 1370), per i dazi di Creta e Cipro (3 febbraio e 13 marzo 1371), per le galere di Alessandria (19 maggio 1371), per quelle di Beyrut (3 gennaio 1374), per quelle di Costantinopoli e Trebisonda (12 marzo 1376). A partire dal 1372 fu chiamato a interessarsi anche di questioni concernenti la terraferma: il 30 dicembre 1371 e il 28 aprile 1372 venne eletto in commissioni incaricate di regolare i confini con il Padovano, il 1° ottobre 1372 per il Friuli.
Nel 1373 fu inviato come ambasciatore in Ungheria, assieme a Zaccaria Contarini, per trattare la pace con Alberto e Leopoldo duchi d’Austria. Il 29 maggio 1374 figura eletto podestà a Treviso, nonostante l’età avanzata: la delibera senatoria ricorda infatti come Giacomo Priuli «diu laboravit e fecit» (Archivio di Stato di Venezia, Senato Misti, XXXIV, c. 110v). Ciononostante, alla podestaria trevisana seguì quella di Chioggia nel 1376, dopo di che, il 29 aprile 1377, fu inviato ambasciatore a Ludovico re di Ungheria, per contrasti sul Feltrino; giusto un mese dopo il Senato gli intimò di partire, per cui il 31 maggio faceva testamento. Fu ancora ambasciatore presso lo stesso sovrano nel giugno del 1379, per staccarlo dalla lega antiveneziana nel corso della guerra di Chioggia; la difficile trattativa proseguì con il nipote del re, Carlo di Durazzo, e con Francesco il Vecchio da Carrara a Sacile in agosto e poi per altri due mesi a Treviso, ma senza alcun esito.
Morì qualche mese dopo, come si ricava dall’apertura del testamento effettuata dal figlio Franceschino il 21 gennaio 1380. Nel lungo documento Giacomo, che risulta abitare a S. Giovanni Crisostomo ed essere assai ricco (nell’estimo del 1379 figura infatti allibrato per d. 12.000), afferma che Franceschino è figlio della sua prima moglie, Franceschina, dalla quale aveva avuto altri figli, tutti morti. Dalla seconda moglie, Santuzza, dichiara di aver avuto ancora figli, che tuttavia non nomina in quanto probabilmente minorenni; fra i molti lasciti ed elemosine ordina la costruzione di un altare in onore di S. Giacomo nella chiesa di S. Felice, destinando a ciò molte rendite della commissaria da lui istituita.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. codd., I, St. veneta, 20: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de’ patritii veneti, VI, p. 237; Notarile, Testamenti, b. 1023, Atti di G. Caresini, f. 1; Procuratori di San Marco de Citra, b. 13; Segretario alle voci, Misti, reg. 2, cc. 2r, 4v, 9v, 10r, 17r, 26v, 29r; reg. 4, cc. 100; Senato, Misti, regg. XXXI, cc. 117v, 140v; XXXII, cc. 1r, 3v, 6r , 22v, 86r; XXXIV, cc. 8r, 29v, 66v, 73r, 76v, 105v, 110v, 138v; XXXV, cc. 97v, 100v; XXXVI, cc. 6v, 11r, 39v, 48v, 68v; Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 20, cc. 224v, 260v, 274v, 294r; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 3783: G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio, c. 98r-v; R. Predelli, I libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, II, Venezia 1878, p. 107, III, Venezia 1883, pp. 118, 131; Le deliberazioni del Consiglio dei XL della Repubblica di Venezia, a cura di A. Lombardo, III, Venezia 1967, pp. 100, 106 s., 116 s., 110, 139, 141, 145, 147, 153; Consiglio dei Dieci. Misti, a cura di F. Zago, Venezia 1993, pp. 120-122, 327; G. Dolfin, Cronicha della nobil città de Venetia…, a cura di A. Caracciolo Aricò, II, Venezia 2009, pp. 5, 55; Senato Misti, XVI (1333-1335), a cura di F.-X. Leduc, Venezia 2013, pp. 219, 328; XVII (1335-1339), a cura di Id., Venezia 2007, pp. 74, 240, 263, 319, 330; XVIII (1339-1340), a cura di Id., Venezia 2005, pp. 4, 22, 46; XIX (1340-1341), a cura di Id., Venezia 2004, p. 336; XX (1341-1342), a cura di F. Girardi, Venezia 2004, pp. 148, 155 s.; XXV (1349-1350), a cura di Ead., Venezia 2006, pp. 291, 314 s., 318; XXVI (1350-1354), a cura di Ead., Venezia 2008, p. 521; XXXIII (1368-1372), a cura di A. Mozzato, Venezia 2010, ad indicem.
V. Lazzarini, Storie vecchie e nuove intorno a Francesco il Vecchio da Carrara, in Nuovo Archivio veneto, I (1895), pp. 336, 343; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, III, Venezia 1973, pp. 176, 198 s., 201.