PERGAMINI, Giacomo
PERGAMINI, Giacomo. – Nacque a Fossombrone nel 1531 da Giacomo, dottore, originario di Montalboddo (oggi Ostra, in provincia di Ancona) e da Battista Azzi, sposata da Giacomo in seconde nozze.
Compì i primi studi a Roma, poi a Padova e infine a Bologna dove si laureò in diritto, diventando lettore nello Studio e iniziando la carriera ecclesiastica. Al periodo bolognese risale la sua amicizia con personaggi importanti della vita culturale cittadina come la poetessa Diamante Dolfi, Fabio Albergati e Gabriele Paleotti. Partecipò al Concilio di Trento come segretario di Carlo Visconti, vescovo di Ventimiglia e nunzio speciale di Pio IV. Sempre come segretario accompagnò Visconti in alcuni viaggi in Spagna e a Vienna nel 1563 e nel 1564. Dopo la morte del vescovo, nel novembre 1565, rimpatriò e passò al servizio del cardinale Giovanni Antonio Serbelloni, dal quale, l’8 aprile 1572, fu designato canonico nella chiesa di S. Angelo in Foro Piscario a Roma.
Nel 1573 il Comune di Fossombrone gli conferì la prepositura del suo capitolo e Pergamini vi rimase per sette anni, rinunciando all’incarico nel 1580. Nel 1582 fu segretario alla Dieta di Augusta presso il patriarca, poi cardinale, Scipione Gonzaga, durante il cui servizio ebbe la possibilità di conoscere e frequentare personaggi importanti e rappresentanti autorevoli della cultura, come Annibal Caro, Lelio Torelli, Francesco Vinta, Adriano Politi, Giovan Francesco Peranda, Diomede Borghesi, Bartolomeo Zucchi e Torquato Tasso (dopo Scipione, Pergamini fu segretario di altri due cardinali Gonzaga, Francesco e Vincenzo). Per le sue qualità si fece apprezzare da molti prelati e cardinali, tra cui Carlo e Federico Borromeo.
Lasciò l’incarico presso Gonzaga probabilmente per motivi di salute e nel 1591 iniziò a dedicarsi agli studi.
La sua preparazione di filologo e grammatico lo portò a occuparsi di lessicografia e grammatica in un’attività intensa che sfociò nella pubblicazione nel 1602 dell’opera che lo rese celebre, II Memoriale della lingua italiana… Estratto dalle scritture de’ migliori e più nobili autori antichi. Ridotto in ordine d’alfabeto e diviso in due parti, per commodità del lettore (Venezia, G.B. Ciotti).
Nella prefazione Pergamini dichiara di avere composto l’opera su richiesta di un grande principe straniero: secondo Francesco Maria Torricelli (1831, II ed. 1881, pp. 14 s.) si potrebbe trattare del duca di Nevers, Lodovico Gonzaga, con cui Pergamini era entrato in contatto nelle corti di Torino e di Roma. Il titolo stesso di Memoriale, nel significato che egli spiega di scrittura sommaria, è ancora legato alle pittoresche designazioni cinquecentesche, non estranee al problema della memoria e all’uso retorico, alla maniera della Fabrica del mondo di Francesco Alunno (Marazzini, 2009, p. 148).
Si tratta del primo dizionario europeo moderno fornito di definizioni, anche se destinato molto presto a essere eclissato dal Vocabolario dell’Accademia della Crusca (1612). A differenza dei lessicografi che lo avevano preceduto, Pergamini dimostra di preoccuparsi delle esigenze degli utilizzatori: già nel frontespizio, infatti, viene indicato un elenco di potenziali destinatari di un’opera che intendeva essere necessaria non solo a «Segretarii, et a Poeti… ma a ciascuno che che desideri di scriver regolatamente. Et oltre a ciò utilissima a gli Stranieri, per poter apprendere con facilità, e con regola la purità della favella italiana». Utile, oltre che moderna e innovativa, sempre in funzione dell’utente, si rivela anche l’indicazione nei lemmi degli accenti tonici «havendosi havuto per fine d’instruire Persona non nata nella Lingua Italiana, era necessario di così fare, per ammaestrarlo nella Pronuntia, così dimostrargli la lunghezza, o brevità della sillaba» (Premessa, pp. n.n.), ciò che conferma un’attenzione agli stranieri ricorrente e costante. La tavola degli autori citati, almeno nella prima edizione, non è molto diversa da quella dei suoi predecessori, di fatto un canone ristretto e non antibembiano costituito dalle Tre corone, Giovanni Villani, Pietro Crescenzi, i poeti antichi, il Novellino.
Nei lemmi si registra una notevole attenzione alle varietà di lingua e ai registri (voce plebea, furbesca), alle varietà diafasiche, ma anche ai dialetti e alle varietà regionali.
Si tratta di un dizionario con un chiaro intento pratico e funzionale, per certi versi anche moderno, visto che si rivolge a un pubblico dagli interessi non solo letterari.
È da tener presente che gli accademici della Crusca per il loro Vocabolario vollero fare un’opera di prima mano, senza cioè rifarsi a nessuna opera precedente, ma tennero conto almeno del Memoriale della lingua di Pergamini.
Egli ebbe il merito di aver compiuto una revisione completa dei materiali a disposizione, non affidandosi ai vocabolari precedenti. I lemmi sono quasi sempre tipizzati: per i verbi irregolari si danno al lettore indicazioni anche sulle forme coniugate. D’altronde lo scopo è principalmente didattico e ciò spiega l’attenzione alla pronuncia, i riferimenti grammaticali, le corrispondenze latine, le ricche locuzioni che corredano le definizioni in luogo delle citazioni, come farà poi Adriano Politi, che dichiarò polemicamente la sua preferenza per questo vocabolario rispetto alla Crusca. Le definizioni talora si riducono a semplici equivalenze sinonimiche oppure a corrispondenze antonimiche o ancora sono costruite con perifrasi. Ma in altri casi gli articoli sono più approfonditi. Notevole l’attenzione alle diverse sfumature dell’uso linguistico e retorico con indicazioni di voci della prosa o della poesia, nobili o popolari, in disuso o senza esempi d’autore; nel complesso «restavano, comunque, tutte coteste prove, e fortunate e utili, ancor nell’ambito, a una critica considerazione obiettiva, di una lessicografia empirica e artigianale sia nella concezione sia nella esecuzione, di cui la storia successiva doveva fare la più ampia giustizia» (Vitale, 1986, p. 132).
Subito dopo la stampa della prima edizione del Memoriale della lingua, Pergamini si mise all’opera in previsione di una nuova edizione rivista e ampliata con molte aggiunte tratte soprattutto da un canone allargato agli autori moderni e con l’inserimento anche di espressioni e di fraseologismi dell’uso. La seconda edizione era già quasi conclusa e pronta per essere licenziata nel 1608, ma, per il venir meno del contributo finanziario promesso dal principe di Mantova Ferdinando Gonzaga, Pergamini non riuscì a vederla stampata in vita; fu pubblicata postuma per cura del nipote Orazio Negri.
Rispetto alla prima edizione il Memoriale risultava accresciuto notevolmente quasi con una sezione nuova, moderna e non bembiana, con l’aggiunta nella tavola dei citati di molti nomi di autori del Cinquecento non solo fiorentini e toscani, tra cui Pietro Bembo, Giovanni Della Casa, Baldassarre Castiglione, Ludovico Ariosto, Iacopo Sannazaro, Sperone Speroni, oratori cinquecenteschi ricavati dalle raccolte di Gian Giorgio Trissino, e financo Torquato Tasso, quest’ultimo notoriamente il grande escluso dal Vocabolario della Crusca del 1612.
È intessante notare come la terza edizione del Memoriale, del 1656, curata da Paolo Abriani per la tipografia Guerigli di Venezia, aggiunga anche il Trattato, pubblicato nel 1613: si costituiva così quasi una raccolta compatta di strumenti (vocabolario degli autori antichi, poi vocabolario degli autori moderni e infine le regole grammaticali complete), con l’aggiunta di un nuovo strumento di penna diversa, di Abriani, che completava il vocabolario con autori moderni da Claudio Achillini a Daniello Bartoli, da Fulvio Testi a Girolamo Graziani.
Nello stesso periodo in cui attendeva alla revisione del Memoriale, Pergamini si occupò anche di norma grammaticale e attese a un trattato di lingua, Trattato della lingua nel quale con una piena, e distinta instruttione si dichiarano tutte le regole, et i fondamenti della favella italiana, che venne pubblicato a Venezia nel 1613 presso Bernardo Giunti e Giovan Battista Ciotti, con dedica «Al serenissimo signor don Federigo Ubaldo Feltrio della Rovere, Principe d’Urbino».
L’opera ebbe un certo successo, come dimostra il numero di ristampe, dalla seconda postuma del 1618 fino all’ottava del 1737.
L’impostazione del Trattato è chiara e abbastanza adatta all’insegnamento: consta di tre parti principali dedicate ai suoni, alle parti del discorso, ad accenti e punti, articolate in moltissimi capitoli e paragrafi nei quali vengono esaminati argomenti di fonetica, morfologia, sintassi, accentazione, punteggiatura; una grammatica apprezzabile non soltanto per la praticità e la ricchezza di citazioni secondo il canone abituale, quindi autori trecenteschi, dalle Tre corone fino a Iacopo Passavanti e a Villani. Il successo è spiegabile per lo schematismo e quindi per la praticità dell’opera, corredata anche di un indice molto ben dettagliato che ne consente un’agile consultazione, ma forse soffocata da una fitta enumerazione di esempi che si impone sul poco spazio dedicato alla trattazione teorica e alle regole. Da ciò il giudizio positivo di Ciro Trabalza (1908, p. 295), secondo cui il trattato «è primo tentativo di ridurre a metodo per uso scolastico dei principianti le più ampie e spesso farraginose trattazioni precedenti».
Pergamini morì a Roma il 5 novembre 1615, nelle case della chiesa di Sant’Angelo in Pescaria, dove fu sepolto.
Postume furono pubblicate, per cura del nipote Orazio Neri, le Lettere (Venezia, G.B. Ciotti, 1618) che si inseriscono bene tra quelle raccolte epistolari (anche di lettere dedicatorie) addotte come exempla e scaturite dalla pratica degli autori quali segretari presso le varie corti di signori laici ed ecclesiastici della Controriforma. Stando a Torricelli, Pergamini avrebbe composto anche altre opere non date alle stampe, anche se in qualche caso già pronte: un altro volume di Lettere famigliari e un Diario in forma epistolare in due tomi sui fatti del Concilio di Trento; un Volgarizzamento dell’Istoria di Sulpicio Severo, un libro di Sentenze, proverbi e motti e un Dialogo delle usanze (Bernini, 1906, pp. 12 s.).
A Fossombrone nel 1824 a opera del conte e celebre dantista Francesco Maria Torricelli, biografo di Pergamini, fu fondata un’Accademia di scienze, lettere e arti dedicata alla sua memoria e perciò detta Pergaminea.
Fonti e Bibl.: F.M. Torricelli, Vita di Jacopo Pergamino forsempronese, Pesaro 1831, II ed. 1881; F. Bernini, La vita e le opere di G. P., Bologna 1906; C. Trabalza, Storia della grammatica italiana, Milano 1908, pp. 294 s.; O. Olivieri, I primi vocabolari italiani fino alla prima edizione della Crusca, in Studi di filologia italiana, VI (1942), pp. 163-172; G. Tancke, Die italienischen Wörterbücher von den Anfängen bis zum Erscheinen des Vocabolario degli Accademici della Crusca (1612). Bestandsaufnahme und Analyse, Tübingen 1984, pp. 101-105, 119-156; M. Vitale, L’oro nella lingua, Milano-Napoli 1986, pp. 131 s.; B. Migliorini, Storia della lingua italiana, Milano 1987, pp. 414 s.; M.T. Poggi Salani, La grammaticografia, in Lexicon der romanistischen Linguistik, a cura di G. Holtus et al., IV, Italienisch, Tübingen 1988, pp. 774-786; V. Della Valle, La lessicografia, in Storia della lingua italiana, a cura di L. Serianni - P. Trifone, I, I luoghi della codificazione, Torino 1993, pp. 45-47; S. Fornara, Breve storia della grammatica italiana, Roma 2005, pp. 68 s.; C. Marazzini, L’ordine delle parole. Storia di vocabolari italiani, Bologna 2009, pp. 148-155.