ORSINI, Giacomo
ORSINI, Giacomo. – Nacque poco prima del 1350 da Orso, conte di Tagliacozzo e signore di Vicovaro, e da Isabella Savelli.
Nel 1360, alla morte del padre che lo aveva riconosciuto erede universale dei suoi beni insieme con gli altri figli maschi, Rinaldo e Giovanni, tutti minorenni, fu affidato alla tutela della madre e alla protezione dello zio, il cardinale Rinaldo Orsini. Destinato alla carriera ecclesiastica, nel novembre 1362 ottenne da Urbano V un canonicato nella Chiesa padovana e nel 1367 fu nominato protonotario apostolico; nel corso degli anni accumulò una lunga serie di benefici ecclesiastici fra i quali i canonicati nelle Chiese di Elne e Cracovia (1371), l’arcipretura di Chiusi (1372), gli arcidiaconati di Leicester (1372) di Ely (1373) e di Durham (1374), un canonicato nella Chiesa di York (1374). Nel giugno 1374, in seguito alla morte dello zio Rinaldo, che lo aveva nominato erede, ebbe un canonicato nella Chiesa di Utrecht e fu nominato decano della Chiesa di Salisbury. Nel settembre dello stesso anno fu nominato protettore dell’ospedale di S. Spirito in Sassia di Roma.
Studiò diritto canonico a Bologna dove, il 24 maggio 1371, superò l’esame privato, presentato da Giovanni da Legnano, il maggiore canonista dell’epoca, e da Uguccione di Thiene e, il 2 giugno successivo, conseguì il dottorato pubblico alla presenza del cardinale Anglic de Grimoard, del podestà di Bologna e di altri maggiorenti. In occasione del concistoro del 30 maggio 1371 Gregorio XI lo creò cardinale diacono del titolo di S. Giorgio al Velabro.
Dal suo testamento, redatto ad Avignone il 20 settembre 1376, poco prima di affrontare i rischi di un lungo viaggio per mare, destinato a riportare la sede pontificia a Roma, risulta anche che fu collettore delle decime in Inghilterra e in Sardegna. Imbarcatosi a Marsiglia il 2 ottobre 1376 al seguito di Gregorio XI, rientrò a Roma con il pontefice il 17 gennaio dell’anno successivo. Nell’estate del 1377 fu invitato da Caterina da Siena a lavorare per la conclusione della guerra degli Otto Santi e per la riappacificazione tra Firenze e il pontefice.
Non è escluso che i suoi famigliari abbiano contribuito a fomentare i disordini, tesi a ottenere l’elezione di un papa romano, che accompagnarono i lavori del conclave seguito alla morte di Gregorio XI. La sua candidatura venne però respinta da Jean de Cros, cardinale vescovo di Palestrina, che lo giudicò troppo giovane, inesperto e fazioso. Nelle convulse votazioni che portarono all’elezione di Bartolomeo Prignano (Urbano VI, 8 aprile 1378), Giacomo fu il solo cardinale ad astenersi. Subito dopo la chiusura del conclave si rifugiò nel castello di Vicovaro e vi passò la notte insieme con il cardinale Pierre Flandin, suo amico, e con Guillaume de la Voulte, vescovo di Marsiglia e custode del conclave, ma rientrò a Roma in tempo per procedere, in qualità di cardinale protodiacono, all’incoronazione del nuovo pontefice (18 aprile).
Il 26 luglio 1378, insieme con gli altri due cardinali italiani, Pietro Corsini e Simone da Borsano, si allontanò da Urbano VI e raggiunse i cardinali ultramontani ad Anagni. Nel contempo fece redigere un casus con la narrazione delle vicende che avevano determinato l’elezione papale e lo mandò a tre famosi giuristi – Giovanni da Legnano, Baldo degli Ubaldi e Bartolomeo da Saliceto – per avere un consiglio legale sulla validità dell’elezione stessa. Sebbene le conclusioni dei tre giuristi fossero concordi nel sostenere la validità dell’elezione di Prignano, Orsini mantenne un atteggiamento ostile nei confronti di Urbano VI.
Il 30 luglio si recò a Napoli, accolto con grande favore dalla regina Giovanna I, dalla quale probabilmente si aspettava un appoggio per la nuova elezione pontificia che si profilava, quindi raggiunse gli altri cardinali a Fondi dove, il 20 settembre, fu invece eletto Roberto di Ginevra (l’antipapa Clemente VII). Anche in questa circostanza Orsini, che sperava ancora di poter essere eletto papa, si astenne con gli altri due cardinali italiani, con i quali si portò poi a Tagliacozzo. Lì fu raggiunto dal fratello Rinaldo, signore di Tagliacozzo, inviato da Urbano VI a capire le intenzioni dei cardinali italiani, ormai isolati rispetto alla maggioranza degli ultramontani.
Nonostante la mediazione del barone di Tagliacozzo, i tre cardinali italiani rimasero lontani dalle posizioni di Urbano VI e proposero la convocazione di un concilio per riunire la Chiesa e pacificare la cristianità occidentale: dell’idea del concilio, che aveva avanzato prima ancora dell’elezione di Fondi, Orsini fu il più acceso fautore.
Sofferente da tempo di problemi epatici, dopo aver confermato con un documento notarile, la cui autenticità non è certa, la sua predilezione per la via conciliare quale unica opzione possibile per la ricomposizione dello scisma, morì a Tagliacozzo il 15 agosto 1379.
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