ORSINI, Giacomo
ORSINI, Giacomo. – Nacque poco prima del 1380 da Giovanni e da Nicoletta, figlia di Gentile Orsini conte di Soana.
Dopo l’uccisione dello zio Rinaldo (14 aprile 1390) e del padre (31 agosto 1390), non riuscì a conservare il dominio che questi avevano avuto su importanti città dell’Italia centrale come Orvieto, Spoleto e L’Aquila e concluse un accordo con il pontefice Bonifacio IX (1° aprile 1391) dal quale, in cambio della sua sottomissione e della restituzione della rocca di Spoleto, ottenne il castello di S. Polo nella diocesi di Tivoli (21 maggio 1391). Pochi anni dopo, grazie a un accordo concluso nel 1394 con la cugina Maria, unica figlia di Rinaldo e di Giovanna da Celano, ereditò la contea di Tagliacozzo e gli altri possessi della famiglia nella Marsica e nella valle dell’Aniene, lungo l’asse dell’antica via Valeria. La probabile intenzione di vendicare la morte del padre con un’operazione militare contro L’Aquila fu fermata dalla volontà del re Ladislao d’Angiò-Durazzo, che nella primavera del 1393 preferì stipulare una tregua con gli aquilani in vista di un loro ritorno all’obbedienza.
Nel 1394 fu concordato il suo matrimonio con Isabella Marzano, figlia di Goffredo conte di Alife. Il 2 settembre dell’anno successivo Ladislao re di Napoli, vista la rinuncia fatta da Maria Orsini, alla quale era stato riconosciuto un indennizzo di 9000 fiorini d’oro, e tenuto conto della volontà del defunto Rinaldo, primo conte di Tagliacozzo, confermò a Giacomo il titolo comitale e i feudi appartenuti al padre e allo zio. I rapporti con Ladislao e con la regina madre Margherita, dopo una prima blanda adesione di Orsini alle ragioni del pretendente Luigi II d’Angiò, furono sostanzialmente positivi fino al 1409: nel 1403 il re concesse al conte di Tagliacozzo la facoltà di pagare un dazio ridotto per il bestiame portato dalle montagne abruzzesi a svernare nelle campagne romane; nel 1404 la regina madre gli confermò i feudi paterni, una pensione annua di 30 once e i feudi di Capistrello, Pescocanale, Civitella, Civita d’Antino e Meta in cambio di Avezzano e Luco.
Nel corso degli anni Orsini portò avanti, con costanza e decisione, una chiara politica di accrescimento patrimoniale acquisendo feudi in territorio abruzzese e laziale e immobili a Roma. Particolare importanza rivestono l’acquisizione dei diritti di Andreuccio ‘de Montanea’ su alcuni feudi marsicani nel 1391; quella dei castelli di Torano da Buonomo di Poppleto e di Marano da Guglielmo Estendardo nel 1400; l’acquisto mediante permuta con Giovanni Colonna del castello di Pozzaglia in Sabina e, soprattutto, l’acquisto di Mentana e di quote di altri centri minori limitrofi dai tutori di Giovanni Capocci per 16.000 fiorini d’oro nel 1407.
Nell’aprile 1408 entrò in Roma con le truppe di Ladislao, ma nell’estate dell’anno successivo si schierò apertamente con Alessandro V, il papa eletto dal concilio di Pisa, che lo ricompensò separando formalmente la contea di Tagliacozzo dal Regno di Napoli (13 agosto 1409). Contemporaneamente Luigi II d’Angiò, pretendente al trono napoletano, confermò la separazione di Tagliacozzo e concesse a Orsini anche la contea marsicana di Albe. In questa circostanza il conte fece coniare bolognini di tipo pontificio con l’immagine di Alessandro V sul dritto e la scritta Tagliacozzo sul rovescio.
Sul finire del 1409 si portò con le sue milizie e con un contingente francese nei dintorni di Roma e la sera del 2 gennaio 1410 entrò nell’Urbe con altri capitani dell’esercito pontificio costringendo le truppe di Ladislao alla ritirata, quindi guidò la legazione inviata dal popolo romano a Bologna per offrire le chiavi della città a papa Alessandro V. In occasione della controffensiva dell’esercito di Ladislao, che nel 1413 riprese il controllo di Roma, Orsini perse il dominio di Mentana, occupata da Orso Orsini di Monterotondo, e fu costretto su posizioni difensive.
Morto Ladislao e venute meno le speranze del partito angioino, si riavvicinò a Giovanna II d’Angiò, alla quale rimase poi sempre fedele: il 6 gennaio 1417 fu perdonato e riammesso nelle grazie della regina; il 24 aprile successivo ottenne la conferma del titolo comitale e dei beni aviti; l’11 giugno fu delegato da Giovanna II a stipulare un’alleanza con il rettore della Campagna e della Marittima e nell’agosto successivo fu uno dei capitani dell’esercito della regina, guidato da Muzio Attendolo Sforza, che costrinse Braccio da Montone a lasciare Roma.
Nel 1421 iniziò un lungo e complesso contenzioso per recuperare il castello di Mentana, che tornò in suo potere solo dopo un processo presso il Tribunale capitolino (1421-24) e una transazione con Lorenza Conti, vedova di Orso Orsini, che agiva per conto dei figli minorenni e che in cambio di 1800 fiorini d’oro rinunciò a ogni diritto sulla rocca e sul territorio del centro laziale (1426-27). Nel frattempo Orsini militò al soldo della Repubblica fiorentina, prese parte alla guerra contro il duca di Milano e, l’8 luglio 1425, fu catturato nei pressi di Faenza e condotto prigioniero a Lugo.
La sua morte è collocabile nel 1431.
La contea di Tagliacozzo passò al figlio primogenito Giovanni Antonio, sposato con Giovanna Cossa, nipote del pontefice Giovanni XXIII, che in mancanza di figli maschi, con testamento redatto il 26 dicembre 1456 nominò eredi i figli di sua sorella Girolama e di Carlo Orsini del ramo di Bracciano.
Rinaldo, altro figlio di Orsini, sposò Caterina Appiani, nipote di Martino V, e per un decennio controllò la signoria di Piombino; morì nel 1450. Un’altra figlia di Orsini, Angelella, sposò nel 1426 Giacomo Caetani conte di Fondi.
Fonti e Bibl.: M. Griffoni, Memoriale historicum de rebus Bononiensium, in L.A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, II ed., XVIII, 2, a cura di L. Frati-A. Sorbelli, Città di Castello 1902, pp. 97, 108; Cronica volgare di anonimo fiorentino dall’anno 1385 al 1409 già attribuita a Piero di Giovanni Minerbetti, ibid., XXVII, 2, a cura di E. Bellondi, Città di Castello 1915-18, pp. 123 s., 395 s., 401; Il Diario romano di Antonio di Pietro dello Schiavo, a cura di F. Isoldi, ibid., XXIV, 5, Città di Castello 1917, pp. 32 s., 55, 57, 64, 97, 111; N.F. Faraglia, Storia della regina Giovanna II d’Angiò, Lanciano 1904, pp. 33, 78, 80, 148; C. De Cupis, Regesto degli Orsini e dei conti Anguillara, in Bollettino della Società di storia patria A.L. Antinori negli Abruzzi, XX (1908), pp. 281, 290-293, 295; XXI (1909), pp. 33-41, 43 s., 46 s., 50-53, 56, 142 s., 145 s., 148 s., 152, 164, 170-172, 174, 257, 261 s., 265, 268-277, 279 s.; Id., in Bullettino della R. Deputazione abruzzese di storia patria, I (1910), 1, pp. 66-68, 70, 77, 88; 2-3, pp. 88-92, 96, 101-106, 108; II (1911), pp. 93 s., 99, 107, 122; E.-R. Labande, Rinaldo Orsini comte de Tagliacozzo († 1390), Monaco-Paris 1939, pp. 13, 29, 258, 261-263; F. Allegrezza, Organizzazione del potere e dinamiche familiari. Gli Orsini dal Duecento agli inizi del Quattrocento, Roma 1998, pp. 128, 132, 156, 178.