MOTTURA, Giacomo
– Nacque a Torino il 25 giugno 1906 da Ferdinando e da Laura Gamna.
Studiò al liceo classico Massimo D’Azeglio, ove ebbe come professori Pilo Predella in matematica e Augusto Monti in letteratura italiana. Seguendo probabilmente le orme dello zio Carlo Gamna, all’epoca titolare della cattedra di medicina clinica presso l’Università di Siena, si iscrisse nel 1924 alla facoltà di medicina e chirurgia. Particolarmente attratto dagli studi anatomici, nel 1926-27, da studente, frequentò l’Istituto di anatomia normale, diretto da Giuseppe Levi. Nel 1927 entrò come allievo interno nell’Istituto di anatomia e istologia patologica sotto la direzione di Ferruccio Vanzetti, con il quale si laureò il 20 novembre 1930 con una tesi su Le alterazioni delle ghiandole regionali nel decorso della pneumonite lobare, conseguendo la valutazione di 110/110 con lode e dignità di stampa.
Assistente di ruolo dal 16 ottobre 1932 al 15 dicembre 1936 e aiuto di ruolo dal 16 dicembre 1936 al 30 novembre 1947, fu professore incaricato dell’insegnamento e della direzione dell’Istituto di anatomia e istologia patologica dal 27 febbraio al 31 ottobre 1942, in seguito al decesso di Vanzetti; dal novembre 1944 al 30 aprile 1945, durante la forzata assenza di Giulio Giunti, e dal 1° marzo 1946 al 31 ottobre 1946, in conseguenza del trasferimento dello stesso Giunti. Nel febbraio 1938 conseguì la libera docenza in anatomia e istologia patologica.
Il 23 gennaio 1937, si era sposato con Pierina Gramantieri, da cui ebbe tre figli, Luisa, Andrea e Maria Elisa.
Nel dicembre 1947 fu nominato professore straordinario presso la facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Pisa, dove raggiunse l’ordinariato nel dicembre 1950. Nel novembre 1951 ottenne il trasferimento a Torino e nella sua città natale proseguì la carriera accademica fino al collocamento fuori ruolo, nel novembre 1976, e alla nomina a professore emerito, nell’ottobre 1985.
Nel 1963, ebbe un ruolo determinante nell’istituzione del Registro dei tumori per il Piemonte, il primo di questo tipo in Italia. Socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino dal 1980, fece parte dal 1939 dell’Accademia di Medicina di Torino, di cui fu anche commissario straordinario nel 1946. Fu inoltre socio nazionale dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dalla quale ricevette nel 1969 il Premio Feltrinelli per ricercatori italiani.
Uomo di ampia cultura e raffinato conoscitore ed esecutore di musica per pianoforte e organo, Mottura attribuiva la genesi della sua formazione intellettuale e politica agli anni trascorsi al liceo D’Azeglio di Torino, e in particolare all’insegnamento di Monti e al primo incontro con le opere di Croce: «In Monti, nel breve anno di contatto, ho trovato una scuola di carattere della quale ambisco confessare un’impronta nella mia vita, anche se non sono giunto al punto di reclutarmi fra coloro che ne hanno seguito le orme in carcere o al confino. Mi sono svegliato politicamente qualche anno più tardi, non solo attraverso quella illuminazione crociana che appunto faceva parte del suo insegnamento e che dapprima mi era parsa prevalentemente estetica» (Arch. privato Mottura, lettera al compagno di classe Sponzilli, 30 gennaio 1978). Dal Croce letto da Monti sui banchi del D’Azeglio, Mottura giungeva «paradossalmente» ad avvicinarsi al marxismo e al cristianesimo: le sue fonti erano, da un lato, «predicazione di Gesù, Paolo, Vangeli sinottici, Atti, IV Evangelista», e, dall’altro, «Gramsci, il Manifesto» (Ibid., dattiloscritto non datato). Non secondaria fu anche la lezione di antifascismo ricevuta, negli anni dell’università, da Giuseppe Levi, di cui non a caso, nel 1947 Mottura presiedette il comitato per le manifestazioni in onore del 75° compleanno. In una lettera a Oliviero Olivo (17 novembre 1947), docente di istologia e patologia generale all’Università di Bologna, Mottura illustrava a chiare lettere la dimensione politica della celebrazione: «Nei giorni in cui Nicola Pende viene acclamato a un Congresso Nazionale e viene eletto all’unanimità a far parte del Consiglio direttivo della Società Italiana di Medicina Interna, ci pare giusto che qualcuno nel mondo scientifico del nostro paese ricordi l’esistenza di uomini di altra tempra a incoraggiamento delle buone forze».
Al luglio 1943 risaliva l’incontro decisivo con Felice Balbo, momento d’avvio di un’intensa amicizia, culminata nella partecipazione di Mottura al movimento della Sinistra Cristiana e all’effimera stagione culturale della rivista Cultura e realtà, al fianco di Mario Motta, Ubaldo Scassellati e Giorgio Ceriani Sebregondi. Sempre per il tramite di Balbo Mottura s’inserì nel circolo della casa editrice Einaudi, ispirandone per alcuni anni la produzione scientifica: a tal proposito Natalia Ginzburg, nel suo Lessico famigliare, riferisce dell’uso scherzoso, negli ambienti einaudiani dell’epoca, del verbo «motturare», a indicare le lunghe conversazioni tra Balbo e Mottura.
Come esponente dei cattolici comunisti rivestì nel 1946 la carica di assessore con sovraintendenza allo Stato civile e ai cimiteri della prima Giunta comunale della Torino liberata, presieduta da Giovanni Roveda. La sua partecipazione alla politica attiva si concluse di fatto con la scomunica di Pio XII a chi avesse aderito a partiti comunisti e socialisti, ma le linee ideologiche e filosofiche della Sinistra Cristiana – in particolare il personalismo di Emmanuel Mounier, tradotto dallo stesso Mottura per Einaudi nel 1948 – rimasero sempre la cifra del suo impegno politico e sociale.
Animatore de Il Politecnico di Elio Vittorini, nel 1947 sottolineò la propria insofferenza nei confronti del linguaggio «da clan», «decadente» e «neo-romantico» adottato da alcuni articoli della rivista. «Io non sono un materialista metafisico – scriveva (Arch. privato Mottura, lettera a Vittorini, 22 novembre 1947) – credo che la vita è spirito, che la metafisica è spirito, che la libertà è verità ma credo che la “fisica”, il “mondo” è materia, che la materia è verifica, che la verifica è determinazione, che la determinazione è esatta o sbagliata. Per me la verità è sempre univoca, è una sola sempre, come spirito e come materia». Un atteggiamento ancor più critico Mottura assunse nei confronti del PCI togliattiano, seguendo la linea problematica di Balbo e opponendosi invece alle aperture promosse da Franco Rodano. Sconcertanti gli apparvero in particolare le posizioni teoriche assunte dalla biologia sovietica negli anni 1948-53 – il lysenkoismo e il pavlovismo, in particolare – fatte proprie dal PCI: «La validità scientifica – si legge in un manoscritto non datato, ma riconducibile al 1953 – dev’essere affermata sulla ripetibilità della verifica in tutte le condizioni che possano mettere in forse la validità dell’ipotesi. I saggi che abbiamo qui a disposizione non possono naturalmente darci la dimostrazione che questa verifica sia un fatto compiuto». Al PCI Mottura si riavvicinò nel 1956, aderendo all’invito dell’Associazione per gli scambi culturali italo-cinesi a partecipare a un viaggio d’informazione sulle condizioni sanitarie nella Cina comunista. Nel 1972 fu inoltre tra i fondatori del Centro di popolare di Masciago Primo (Varese), finalizzato a promuovere e approfondire «tutte le forme di associazione culturale, politica e sindacale delle masse popolari».
Morì il 14 aprile 1990 a Torino, in seguito a una broncopolmonite.
La produzione scientifica di Mottura comprende oltre 150 pubblicazioni, articolate in quattro nuclei tematici: la morfologia degli organi linfatici in condizioni di alterata funzione; le pneumoconiosi; la sistematica diagnostica e prognostica di varie categorie di tumori maligni; l’epidemiologia dell’aterosclerosi in Europa.
Prendendo le mosse dalle ricerche compiute per la tesi di laurea, studiò le reazioni linfonodali mediastiniche in rapporto con le lesioni polmonari primarie polmonitiche e tubercolari, giungendo a precisare le vie linfatiche di efferenza dei diversi distretti polmonari. Analizzò l’evoluzione morfologica delle alterazioni dei linfonodi nell’antracosi e nella silicosi e indagò sperimentalmente le modificazioni di questi organi per apporto di linfa variamente modificata. Giunse in tal modo a definire la sequenza elaborativa istiocito-linfocito-plasmocitaria nel tessuto linfatico e a dimostrare la plasticità di questo tessuto in rapporto all’afferenza di stimoli. Riconosciuti i rapporti tra tessuto linfatico e risposte immunitarie, orientò la sua scuola verso lo studio delle modificazioni del tessuto linfatico in occasione di stimolazioni antigeniche, giungendo così alla chiarificazione della natura, della morfogenesi e delle modulazioni delle iperplasie del tessuto linfatico per azione degli antigeni e alla dimostrazione del collegamento, prima di allora mai supposto, dell’intervento di complessi antigene-anticorpo nella formazione dei centri germinativi del tessuto linfatico.
La sensibilità nei confronti del malato e della dimensione sociale delle patologie professionali fu probabilmente all’origine dello specifico interesse per lo studio delle pneumoconiosi sclerogene, con particolare riferimento alla silicosi e all’asbestosi. In questo campo portò elementi in favore della penetrazione delle particelle di polveri nei bronchioli alveolari senza la mediazione del convoglio macrofagico. Insieme ai suoi collaboratori dimostrò inoltre le sequenze cellulari che configurano uno sviluppo fasico del granuloma silicotico, contribuendo, in collegamento con i ricercatori della Clinica del lavoro di Milano, alla formulazione dell’interpretazione immunologica della patogenesi della silicosi, che ebbe larga risonanza internazionale. Sempre nell’ambito della patologia polmonare, elaborò con Renato Dulbecco – suo collega presso l’istituto di Levi – un originale sistema di ricostruzione tridimensionale delle strutture polmonari che permise di definire la precisa topografia delle lesioni silicotiche e l’estensione e distribuzione delle modificazioni polmonari dovute all’enfisema. Altre ricerche di tipo casistico nel campo delle malattie professionali da inalazione di polveri si rivelarono importanti per definire l’azione dannosa di vari tipi di polvere silicea e per la caratterizzazione morfologica della silicosi rispetto all’asbestosi con riferimento al divario del meccanismo patogenetico. Dell’asbestosi polmonare Mottura fu uno dei primi studiosi a portare esauriente documentazione delle alterazioni anatomiche. I risultati ottenuti in questo campo conobbero importanti ricadute in ambito applicativo clinico. L’individuazione del quarzo e dell’anidride silicica in forma cristallina come fattori determinanti della silicosi forniva infatti indicazioni puntuali sulle conseguenze patologiche di alcune forme di estrazione mineraria, mentre la conoscenza analitica delle lesioni silicotiche del polmone consentiva un’interpretazione più efficace dei riscontri radiologici. Quanto all’asbestosi, le ricerche di Mottura contribuirono sul piano sociale al novero dell’affezione fra la malattie professionali giuridicamente riconosciute.
Per quanto concerne l’attività nel settore della diagnostica e della prognostica di alcune forme di neoplasie, gli studi di Mottura si concentrarono sui carcinomi del polmone, sui tumori del tessuto linfo-reticolare e sulle reticolosi maligne. Il livello raggiunto in tema di neoplasie gli valse l’invito da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità a partecipare in qualità di esperto ai lavori dell’International reference center for the histological classification of female genital tract tumors.
Accettando i piani della Federazione mondiale di neurologia, in collegamento con l’International atherosclerosis project, Mottura provvide infine con alcuni collaboratori ad un’ampia ricerca sull’epidemiologia dell’aterosclerosi in Italia, pervenendo a una più approfondita conoscenza delle varietà delle lesioni in funzione del calibro vasale e del territorio di afferenza.
Accanto agli specifici contributi di ricerca, fondamentale fu l’apporto nel campo della manualistica per l’insegnamento universitario. Al 1937 risale il suo primo manuale di tecnica e diagnostica anatomo-patologica. Negli anni 1938-40 collaborò alla stesura del trattato di anatomia patologica curato da Vanzetti, attendendo alla compilazione del capitolo sulla patologia dell’apparato respiratorio. Al termine del secondo conflitto mondiale e dopo la morte di Vanzetti, assunse la direzione di un’edizione ampliata del trattato, curando con Dulbecco la stesura del capitolo sulla patologia dell’apparato locomotore. A partire dagli inizi degli anni Sessanta, in collaborazione con Antonio Ascenzi, si impegnò nella stesura di un trattato completamente nuovo e adeguato agli standard internazionali: i due volumi del Trattato di anatomia patologica per il medico pratico (Torino 1971, con nuove edizioni rivedute nel 1976 e nel 1980).
Infine, una porzione non irrilevante della bibliografia di Mottura affronta temi di etica medica e di storia della medicina. Meritano in particolare di essere ricordati i numerosi studi sull’autopsia; i ritratti storiografici di Guido Banti e Giovanni Battista Morgagni; la curatela (con Alessandro Seppilli) dell’edizione italiana della pubblicazione dell’Organizzazione mondiale della sanità, Health aspects of human rights with special reference to developments in biology and medicine (Roma 1978); e, infine, il suo ultimo libro, Il giuramento di Ippocrate (Roma 1986) sui problemi etici dell’assistenza medica.
Fonti e Bibl.:Torino, Arch. storico dell’Università, R. Università degli Studi di Torino, f. personale Mottura Giacomo; Arch. privato di G. M., non inventariato. Per una bibliografia completa delle opere di Mottura e una ricostruzione della sua attività scientifica si rimanda a: A. Ascenzi, G. M., in Rendiconti dell’Accademia dei Lincei, Supplemento, serie IX, vol. II (1991), pp. 81-100; A. Stramignoni, G. M., in Atti della Accademia delle Scienze di Torino. Classe di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali, CXXV (1991), ff. 5-6, pp. 222-240.