MALATESTA, Giacomo
Primo marchese di Roncofreddo e Montiano nel Forlivese, nacque nel 1530, verosimilmente nel castello di famiglia di Montecodruzzo a Roncofreddo, da Leonida, conte di Montecodruzzo, e dalla fiorentina Cassandra Cini di Matteo.
Il padre (1500 - 7 nov. 1557), capitano di ventura, aiutò Francesco Maria Della Rovere a riconquistare il Ducato di Urbino (1522); quindi, con il fratello Sigismondo (1502 - Ferrara 1554) - dopo la confisca di beni e terre nel 1538 da parte di papa Paolo III - fu spesso al servizio della Repubblica di Venezia.
Nel suo apprendistato giovanile rientrano i costanti e frequenti contatti epistolari con i più noti personaggi del tempo; alcuni abbozzi di scritti sull'arte della guerra - i Ricordi militari, dedicati al Senato veneziano, e il codice Foscarini, CLXXXII: Osservazioni intorno alla fortezza di Palma (Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Mss., 6624) - e una qualche attenzione per le cose d'arte, di cui è testimonianza la commissione a F. Barocci di ritratti: suo, della seconda moglie e del figlio.
Tradizioni di famiglia e uno spiccato senso dell'onore, condizionato da un carattere iracondo e impulsivo, lo condussero al mestiere delle armi. Deceduto nel 1549 Paolo III, iniziò la sua carriera militare agli ordini del genero di Ferrante Gonzaga, Fabrizio Colonna, che aiutò nel recupero dei possedimenti del casato: come ricompensa, il M. ottenne dal papa Giulio III di riprendere quanto era stato confiscato al padre.
Sposò Cleopatra di Antonello Zampeschi di Forlimpopoli (morta nel 1557), che gli portò una cospicua dote e i feudi di Roncofreddo e Montiano. Dal matrimonio ebbe una figlia, Leonida, sposata con Alessandro Ferretti.
Assoldato da Cosimo I dei Medici, duca di Firenze, per lui militò con Giovanni Battista Del Monte e Ascanio Della Cornia nella guerra di Siena (1551). Per breve tempo in Corsica con C. Vitelli, fu con R. Baglioni nuovamente a Siena, distinguendosi a Porta Camollia (gennaio 1554).
Difese Piombino dai Francesi e nell'ottobre 1554 respinse i Turchi dall'isola d'Elba, guadagnandosi la nomina a luogotenente generale di Cosimo I a Piombino e nella Maremma senese. Richiamato a Roma da Paolo IV Carafa, fu il braccio armato della politica della famiglia del pontefice. Con Francesco di Lorena, duca di Guisa, difese Tortoreto, ma fu poi sconfitto da Fernando Álvarez de Toledo, duca d'Alba. Combatté nelle campagne di Montalcino contro i Senesi e prese Pienza, rimanendovi ferito (1557). Rientrato a Roncofreddo, quando da poco gli erano mancati il padre e la moglie, vi si trattenne fino al 1560.
Da Pio IV fu nominato colonnello e incaricato di organizzare le milizie di stanza nel Patrimonio di S. Pietro. Nel 1561, imprigionato a Castel Sant'Angelo a causa dei suoi passati legami con i Carafa, ne uscì grazie ai buoni uffici di Guidubaldo II Della Rovere, duca di Urbino. Riparato a Padova, ebbe affidate dalla Serenissima, nel giugno 1562, le "cernide" di stanza al Mincio. Inviato governatore generale a Cipro, fuggì poi a Pesaro, protetto da Guidubaldo II, a causa delle violenze perpetrate nell'isola per vendicare l'assassinio del fratello Malatesta (gennaio 1564). Entrò quindi al servizio di Filippo II con 2000 fanti, contribuendo alla difesa di Malta dai Turchi.
Nell'aprile 1565 sposò in seconde nozze Medea di Angelo Ferretti (morta l'8 ag. 1596) da cui ebbe sei figli: il primogenito Carlo Felice (1567 - 18 nov. 1634), dal quale ebbe discendenza, Francesca, Camilla, Laura, Vittoria, Paolo (nato il 30 ag. 1573).
Nel 1566, appena eletto papa, Pio V reintegrò il M. nei suoi titoli, lo nominò governatore di Ancona e generale delle Riviere marittime con l'incarico di ristrutturare le fortezze; infine lo creò marchese (21 dic. 1570). La nuova guerra contro i Turchi consentì al M. - al quale fu sospeso il bando (Arch. di Stato di Venezia, Consiglio dei dieci, Parti comuni, reg. 29, c. 143v, 7 giugno 1570) - di essere ancora al servizio dei Veneziani come capitano delle milizie in Albania (9 apr. 1571). Deciso a ben figurare, agì impulsivamente: alla prima azione, sorpreso in un'imboscata a Risano, nei pressi di Cattaro, venne catturato e portato a Costantinopoli (29 maggio 1571). Subì undici mesi di dura prigionia e fu liberato dopo Lepanto, solo grazie all'intercessione di Carlo IX, re di Francia. Il 30 apr. 1572 fu di nuovo a Venezia dove presentò una specifica relazione al Senato. Nonostante lo avessero aspramente rimproverato, il Pregadi lo mandò a Candia, e quindi alla difesa di Bergamo (1573-77). Dalla Serenissima ebbe altri incarichi di prestigio: da ricordare una delicata missione ai confini con l'Impero sul fiume Isonzo (23 sett. 1589) e nel 1593 la consulenza per la costruzione della nuova fortezza di Palmanova.
Visse tra Roncofreddo e Padova fino alla morte, che lo colse a Roma il 31 marzo 1600.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Consiglio dei dieci, Capi del Consiglio dei dieci, Lettere dei rettori, bb. 2/177; 307: Jacopo Malatesta; Collegio, Lettere cardinali e vescovi, b. 1, 16 maggio 1587, 4 genn. 1592, 14 febbr. 1595; Collegio, Lettere, Secreta, ff. 22, 21 giugno 1562; 26, 16 apr. 1571; Collegio, Relazioni finali di ambasciatori e pubblici rappresentanti, b. 84, Corfù (1581), cc. 76r-85r; Senato, Dispacci dei capi da guerra, b. 3: Malatesta Giacomo; Senato, Dispacci dei rettori, Cipro, f. 3, 23 luglio 1565; Senato, Deliberazioni, Mar, ff. 32, 28 apr. 1565; 48, 15 marzo, 9 e 14 aprile, 24 giugno 1571; Senato, Secreta, regg. 77, c. 81r; 87, cc. 4r, 114-116; Senato, Deliberazioni, Terra, ff. 112, 28 sett. 1589; 126, 29 maggio 1593; Consiglio dei dieci, Parti comuni, regg. 29, c. 143v; 40, c. 132v; Venezia, Biblioteca naz. Marciana, Mss. it., cl. VI, 175 (=6213): [S. Parti], Istoria genealogica de' Malatesti, ad nomen; cl. VI, 187 (=6039), cc. 3-6, 13-16, 19-23; Ibid., Biblioteca del Civico Museo Correr, Mss. P.D., C. 247, cc. 1-3; f. 951/12; A. Cesana, Oratione( all'illustr. sig. G. M., Venetia 1581; F. Sansovino, Della origine et de' fatti delle famiglie illustri d'Italia, Vinegia 1582, p. 239v; S. Chiaramonti, Caesenae historia(, Caesenae 1641, p. 755; G. Salomon, Agri Patavini inscriptiones(, Patavii 1696, p. 305; P. Paruta, Dell'historia Vinetiana(, in Degl'istorici delle cose veneziane(, III, 2, Venetia 1718, pp. 171 s.; A. Morosini, Historia veneta(, ibid., VI, ibid. 1719, pp. 359, 382, 637; VII, ibid. 1720, p. 169; R. Comandini, Epigrafi( riguardanti il marchese G. M. (1530-1600), Faenza 1961; Id., Relazioni intercorse fra il marchese G. M. (1530-1600) e le famiglie milanesi Medici e Borromeo, Faenza 1964; A. Stella, Nunziature di Venezia, IX, Roma 1972, pp. 284, 484; X, ibid. 1977, pp. 45-50, 52, 55, 271, 278, 281, 283, 286-288, 293, 353, 434; XI, ibid. 1972, pp. 213, 285; Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, XII, Podestaria e capitanato di Bergamo, a cura dell'Istituto di storia economica dell'Università di Trieste, Milano 1978, pp. 11, 28, 111; S. Parti, Croniche de' Malatesti, a cura di M.T. Bianchi, Rimini 1989, pp. 16-18, 20-24, 26, 28; Id., La difesa di G. M. davanti alla Serenissima (1572), in Archivio veneto, CXXXVIII (1992), pp. 135-154; G.B. Braschi, Memoriae Caesenates(, Romae 1738, pp. 385-387; G. Berchet, I Malatesta a Venezia, Venezia 1862, p. 22; L. Cappelletti, Storia di Piombino, Livorno 1897, p. 208; E. Mariani, I Malatesti di Sogliano, a cura di A. Turchini, Rimini 1988, pp. XII, 28, 41, 56-70, 241 s.; P. Preto, I servizi segreti di Venezia, Milano 1994, p. 237; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Malatesta di Rimini, tavv. XX, XXI, XXIV; Enc. biografica e bibliografica "Italiana", C. Argegni, Condottieri, II, pp. 142 s.