GIACOMO I re d'Inghilterra (VI di Scozia)
Nato a Edimburgo il 19 giugno 1566 da Maria Stuarda e dal suo secondo marito lord Enrico Darnley, fu incoronato re a poco più di un anno il 29 luglio 1567 quando la madre aveva dovuto rinunziare al trono per la ribellione del popolo che l'accusava di essere complice dell'assassinio del marito (v. maria stuarda). Affidato ai reggenti che spadroneggiavano il regno di Scozia (successivamente Moray, Mar, Morton, Lennox) il re ebbe un'educazione contraddittoria che rifletteva l'alternarsi dei personaggi che dominavano alla sua corte e le discussioni che si dibattevano attorno a lui. Di carattere debole era anche fisicamente non robusto; forse epilettico, era preso da deliquio o da convulsioni alla sola vista di una lama. G. regnò sulla Scozia fra difficoltà locali per dissensi religiosi e sotto l'incubo della potentissima vicina, la regina Elisabetta d'Inghilterra alla quale per il testamento di Enrico VIII era destinato a succedere. Ormai completamente nell'orbita della politica inglese, a partire dal 1585, mise da parte il cancelliere, conte di Arran, che era invece del partito stuardiano, accettò da Elisabetta una pensione annua (1586); e sopportò con un'indifferenza che può apparire odiosa ma spiegabile, che la madre subisse prima la prigionia durante sedici anni e infine la pena capitale. Nell'ora estrema G. fece un debole tentativo di salvataggio e inviò un'ambasciata a Elisabetta onde ottenere almeno un rinvio dell'esecuzione, ma alla risposta negativa non si mostrò né sdegnato né offeso. Ormai privo di qualsiasi velleità di ribellione contro l'Inghilterra, rimase sordo ai numerosi tentativi che dalla Spagna e dal papa erano stati fatti per averlo alleato contro la regina protestante. Così che quando nel 1603 Elisabetta morì, G. salì al trono d'Inghilterra senza contrasto. La sua nascita da genitori cattolici, fu argomento di grandi speranze fra i cattolici inglesi che avevano subito le persecuzioni di Elisabetta, ma dopo un anno di regno apparve chiaro come G. non intendeva nulla mutare in fatto di religione, e per nulla avvicinarsi al papato. Fu allora che fra alcuni della nobiltà cattolica, si ordì la grande congiura chiamata "complotto delle polveri" (1605), che si può dire l'ultimo e più disperato tentativo di restaurazione cattolica in Inghilterra. L'ideatore del complotto sembra essere stato certo Roberto Catesby, l'esecutore designato Guido Fawkes. Scoperta la congiura e puniti con la pena di morte tutti i congiurati, non escluso il superiore dei gesuiti Enrico Garnet (v.), che della congiura aveva avuto sentore soltanto nel sacramento della confessione, il partito protestante prese un netto sopravvento alla corte (1606).
Il regno di G. non brillò per grandi e gloriosi avvenimenti: dispute e lotte religiose non cessarono mai e ad esse prendeva parte il re stesso con scritti più pretensiosi che profondi. Spesso in gravi difficoltà finanziarie, l'Inghilterra non ebbe durante il suo regno particolari eventi politici, ma vi continuò a prosperare quel movimento artistico che aveva dato i suoi primi segni nell'ultimo periodo del regno di Elisabetta. G., che prima di essere re d'Inghilterra aveva scritto oltre che di teologia, anche di arte poetica, e che anche in seguito continuò a redigere trattati specialmente politici (nota è soprattutto la Declaration du roi Jacques Ier. pour le droit des rois, 1615), mostrava la sua simpatia efficace per tutto ciò che era manifestazione artistica. E questo è senza dubbio il maggior merito di questo re senza carattere che giustificava l'epigramma che correva a quel tempo: "Elisabetta era una femmina ed era un re, Giacomo è un maschio ed è una regina".
Sotto il regno di lui fioriscono scrittori come Camden e Bacone, architetti quali Inigo Jones e splende in pieno meriggio la grandezza di Shakespeare e la strana disordinata genialità di Ben Johnson. Per tutti, scrittorii filosofi, architetti, G. ha una viva simpatia protettrice e a lui è dovuto il largo rinnovamento edilizio di Londra, opera di Inigo Jones ispirato soprattutto ai maestri italiani Bramante e Palladio. Ma questo non bastò a rendere indulgente il giudizio del suo popolo verso di hi che vedeva più spesso occupato a bere abbondantemente in compagnia di attori e di attrici o ad allevare mute di cani da caccia, che preoccupato delle cure del regno. Forse questo giudizio era troppo severo: egli visse fra difficoltà continue, religiose, politiche e finanziarie, preoccupato di mantenere quel prestigio che solo la pace con le maggiori potenze europee, Francia e Spagna, potevano serbargli. Il suo ultimo atto politico fu infatti il matrimonio del principe ereditario Carlo con Enrichetta Maria, sorella del re di Francia Luigi XIII, in seguito a lunghe trattative con il cardinale di Richelieu per garantire la reciprocanza di trattamento dei cattofici in Inghilterra e dei riformati in Francia; il che fu convenuto attraverso a non lievi difficolta dall'una e dall'altra parte. Poco tempo dopo, al ritorno da una partita di caccia, G. si ammalò di una febbre acuta. Odiatore dei medici e delle medicine si aífidò alle cura di alcune dame, che assicuravano di possedere miracolosi specifici, i quali, applicati, affrettarono la sua morte avvenuta il 27 marzo 1625 nel suo palazzo preferito di Theobalds. G. aveva sposato Anna di Danimarca dalla quale aveva avuto due maschi: il primogenito Enrico, principe di Galles, era morto diciottenne, lasciando l'eredità della corona al fratello minore Carlo duca di York.
Le opere di Giacomo I furono raccolte ed edite dal vescovo J. Montague (Londra 1616), tradotte in latino (Londra 1619), ripubblicate recentemente da C. H. Mc Hwain (Cambridge Mass. 1918). Varî volumi di carteggi di G. sono stati editi: Corresp. of Elizabeth and James VI, ed. J. Bruce (Camden Society), Londra 1849; Corresp. of James VI with A. R. Cecil and others, ed. J. Bruce (Camden Society), Londra 1861; Original letters relating to the eccles. affairs of Scotland, ed. D. Laing, Edimburgo 1851.
Bibl.: Oltre G. Davies, Bibliography of British History Stuart Period, Oxford, 1928, e le storie generali del periodo di Scozia e d'Inghilterra, vedi: A. Lang, History of Scotland, II, Edimburgo 1902; S. R. Gardiner, History of England, 1603-42, voll. 10, Londra 1883-84; e specialmente J. F. Henderson, James I and VI, Londra 1904. Per il movimento culturale, v. inghilterra: Letteratura.