GRATASOJA, Giacomo
Non si conosce la data di nascita di questo scultore e architetto, presumibilmente nativo di Verona, che nel 1295 firmò insieme con Ognabene il portale della chiesa di S. Maria del Gradaro a Mantova.
Il portale della chiesa mantovana costituisce sino a oggi l'unica opera documentata del Gratasoja. Inscritto in un finto protiro rettangolare sovrastato da un timpano, strombato e sormontato da una lunetta archiacuta, esso presenta la superficie resa cromaticamente vivace dalla disposizione a file alterne di marmi bianchi e cotto rosa e plasticamente articolata dalla presenza di un fregio continuo con foglie di acanto e da un architrave a girali. Considerato di schietta ascendenza veronese per l'uso degli inserti scultorei e della bicromia, il manufatto conferisce alla facciata un carattere pittorico che ne trasforma nella sostanza l'impianto architettonico romanico (Romanini, p. 156).
Al G. e a Ognabene è stata anche riferita (Patricolo) l'ideazione e realizzazione del rosone della chiesa, che venne invece apposto all'inizio del XV secolo (Canali).
Il 18 maggio 1296, il G. sottoscrisse un contratto con il priore della chiesa di S. Maria Maddalena in Campo Marzio a Verona per la costruzione di un chiostro esemplato su quello della chiesa di S. Zeno Maggiore, opera finanziata da Alberto (I) Della Scala.
È tuttavia probabile che il G. non abbia partecipato alla costruzione del chiostro di S. Maria Maddalena, in quanto al momento dell'avvio dei lavori, nel febbraio del 1300, il suo nome non compare fra quelli degli architetti chiamati a dirigere il cantiere (Cuppini, p. 239). La possibilità d'altronde di recedere dal contratto era contemplata da una clausola che liberava l'architetto dall'impegno preso, qualora Alberto Della Scala o il Comune di Verona lo avessero chiamato al proprio servizio (Biancolini; Cuppini, p. 239).
Alla luce di quanto attestato dal documento del 1296, quindi, appare evidente il contributo del G. alle fabbriche albertine e del Comune di Verona. In particolare, l'esame comparativo fra il portale di S. Maria del Gradaro a Mantova, la torre superstite delle due fatte edificare da Alberto Della Scala nel 1298-99 a difesa di ponte Pietra a Verona e il palazzo scaligero di S. Maria Antica ha indotto Cuppini (p. 241) a riconoscere nel G. il principale fra i maestri muratori attivi sotto Alberto e a indicare nella stesura equilibrata dei volumi, nella nitidezza cromatica e nello studiato contrappunto di vuoti e pieni gli elementi peculiari e innovativi della sua architettura. Sulla base del contributo di Sancassani, Perbellini (p. 38) ritiene, invece, che l'attività edilizia pensata e promossa da Alberto Della Scala sia stata condotta da un numero considerevole di maestri edili, coordinati da supervisori impegnati nella realizzazione di un programma urbanistico organico, finalizzato alla difesa e al governo della città da parte del signore.
Al G. è stata, infine, riferita la costruzione a Mantova dell'abitazione di Guido Bonacolsi, denominata "Magna Domus" (Davari; Paccagnini).
Acquisita nel 1355 dai Gonzaga insieme con altre proprietà dei Bonacolsi e successivamente inglobata nel palazzo ducale, la "Magna Domus" sorse attorno alla fine del XIII secolo nell'area delle contrade S. Pietro e S. Croce, accorpando stabili già esistenti, che forse vennero solo parzialmente trasformati (M. Romani, Una città in forma di palazzo, Mantova 1995, p. 68) e che più probabilmente vennero unificati mediante l'aggiunta di un avancorpo porticato (Rodella). Secondo Rodella la scelta di risolvere attraverso il gioco cromatico il contrasto derivante dall'accostamento di una superficie muraria unitaria e un corpo aperto in arcate, già interpretata come adesione formale e strutturale al gusto veronese, sarebbe da collegarsi alla presenza in Mantova del G. e di Ognabene.
Non si conosce la data di morte del Gratasoja.
Fonti e Bibl.: G.B. Biancolini, Notizie storiche delle chiese di Verona, IV, Verona 1752, p. 662; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, a cura di G. Amadei - E. Marani - G. Praticò, I, Mantova 1954, p. 450; C. D'Arco, Delle arti e degli artefici di Mantova, Mantova 1857, p. 92; S. Davari, Notizie storiche topografiche della città di Mantova nei secoli XIII, XIV e XV, Mantova 1903, p. 17; A. Patricolo, La conservazione del palazzo ducale e dei monumenti della provincia di Mantova dal 1° aprile 1898 a tutto settembre 1903, Mantova 1904, p. 54; G. Paccagnini, Mantova. Le arti, I, Mantova 1960, pp. 93, 152; A.M. Romanini, L'architettura gotica in Lombardia, Milano 1964, pp. 155-157; G. Sancassani, I maestri muratori Bartolomeo e Nascimbene e l'edilizia scaligera da Alberto I a Cangrande I, in Annuario del Liceo-Ginnasio S. Maffei, Verona 1965, pp. 113-125; G. Pecorari, S. Maria del Gradaro, Mantova 1966, p. 17; M.T. Cuppini, L'arte gotica a Verona nei secoli XIV-XV, in Verona e il suo territorio, Verona 1969, pp. 239-241; G. Paccagnini, Il palazzo ducale di Mantova, Torino 1969, p. 9; G. Perbellini, Castelli scaligeri, Milano 1982, p. 56 n. 17; G. Rodella, Il palazzo del Capitano, in Palazzo del Capitano. Medioevo e Rinascimento, Mantova 1986, p. 6; F. Canali, Mantova: storia e capolavori, Firenze 1997, p. 92.