GAMBARO, Giacomo
- Nacque a Bologna verso la metà del XV secolo. Non si hanno notizie sulla data di nascita e sulla famiglia. Si addottorò in diritto presso l'Università di Bologna. Fu allievo di Giambattista Refrigeri, che lo introdusse presso Roberto Sanseverino. Dopo la morte di quest'ultimo (1487), il G. divenne segretario e uomo di fiducia di Giovanni (Il) Bentivoglio e servi anche i suoi figli Annibale ed Ertnes. Nel maggio del 1498 svolse un'ambasciata a Venezia per conto di Giovanni Bentivoglio, dal 1496 assoldato dalla Serenissima. Ad agosto e a settembre si recò nel Veronese e nel Bresciano per pagare le truppe di Annibale lì acquartierate.
Nel settembre del 1506 il G. fu inviato come ambasciatore presso il pontefice Giulio il per comunicargli le condizioni poste dai Bolognesi per l'ingresso del papa nella loro città: essere accompagnato solo dalla sua guardia personale, cioè 250-300 svizzeri a piedi, e notificare in anticipo la durata della sua permanenza. Le condizioni furono respinte dal concistoro riunito a Forlì il 10 ott. 1506, nel corso del quale i Bentivoglio furono dichiarati ribelli. Il papa accusò il G. di aver incoraggiato i Bentivoglio e i Bolognesi a perseverare nella loro ribellione, gli impedì di replicare, lo minacciò di severe punizioni e gli ordinò di lasciare il territorio della Chiesa.
Durante il pontificato di Leone X il G. - dal pontefice creato cameriere segreto - svolse missioni diplomatiche per conto della Sede apostolica. Nel novembre del 1513 era presso il viceré di Napoli Raimondo Cardona, comandante delle truppe spagnole nell'Italia settentrionale. per invitarlo a non attaccare Venezia nel momento delle trattative tra la Serenissima e l'imperatore Massimiliano I, e nel marzo del 1514 fece da tramite tra Venezia e lo stesso viceré. Alla fine dì maggio del 1515 Leone X lo inviò ancora presso Cardona con la richiesta di aiuti militari per la difesa dì Parma e Piacenza, minacciate dall'imminente spedizione del re di Francia Francesco I.
All'inizio di giugno del 1515 il G. fu mandato dal papa in Lombardia per organizzare con gli Svizzeri e il duca di Milano Massimiliano Sforza misure per impedire il passaggio delle Alpi da parte di Francesco I. Il papa voleva verificare le intenzioni di Genova nei riguardi della Francia e incaricò il G. di convincere il duca di Milano e il cardinale Matteo Schiner, vescovo di Sion e comandante delle truppe svizzere presenti nel Ducato di Milano, a dar fiducia al doge Ottaviano Fregoso, che alla fine si schierò invece dalla parte di Francesco I. Nell'espletamento di questi compiti il G. doveva mantenersi in contatto con Ennio Filonardi, nunzio presso gli Svizzeri.
Di fronte alla minaccia francese Leone X decise di finanziare il duca di Milano con 7500 ducati e di arruolare circa 10.000 soldati svizzeri da affiancare alle truppe spagnole, che schieravano 5000 fanti e cavalleria leggera. Inoltre si decise di dare agli Svizzeri 60.000 scudi per far guerra ai Francesi al di là delle Alpi. All'inizio dei mesi di luglio e di agosto il G. ricevette dai Fugger il denaro necessario, ma la campagna ebbe esito negativo: nei giorni 13 e 14 sett. 1515 si svolse la battaglia di Marignano, cui il G. partecipò accanto al cardinale Schiner. L'intervento dei Veneziani propiziò la vittoria dei Francesi, che si impadronirono di Milano.
All'inizio di giugno del 1516 il G. fu inviato nunzio in Svizzera, dove doveva affiancare il nunzio Filonardi. L'istruzione del cardinale Giulio de' Medici, in data 3 giugno, gli ingiungeva di incontrare il cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena, che gli avrebbe fornito indicazioni dettagliate. Durante il viaggio avrebbe visitato l'imperatore. Ufficialmente era stato inviato per effettuare i pagamenti delle pensioni ai Cantoni e a singoli personaggi, con il mandato di non corrispondere arretrati e di spendere quanto gli era stato dato esclusivamente per riconciliare il cardinale Schiner e i Visconti. Il 21 giugno il G. parti da Verona e il IO luglio l'inviato inglese Richard Pace segnalava al lord cancelliere Thomas Wolsey la sua presenza a Zurigo, dove rimase per poco più di un anno.
Gli obiettivi principali del G. erano il consolidamento delle relazioni tra il papa e gli Svizzeri e la formazione di una lega antifrancese con l'imperatore, l'Inghilterra, i Visconti e gli stessi Svizzeri. Le trattative condotte da Filonardi e dal G., entrambi filoimperiali e fortemente antifrancesi, suscitarono le proteste di Francesco I, e il 13 ott. 1516 i due ricevettero dal cardinale de' Medici un richiamo alla prudenza. Pur essendo fallito il tentativo di bloccare un avvicinamento degli Svizzeri alla Francia, il 18 nov. 1516 Filonardi e il G. fecero approvare a Zurigo dai rappresentanti della Confederazione un aggiornamento del trattato di alleanza con il papa che includeva anche Firenze.
In precedenza, il 6 novembre e poi ancora il 5 genn. 1517, Leone X aveva fatto richiedere dai suoi due ambasciatori aiuti per una campagna contro i Turchi: il rinnovato dinamismo turco rendeva possibile un attacco contro l'Illiria, i domini veneziani e l'Ungheria durante l'estate successiva. Il 4 febbraio gli Svizzeri comunicarono a Filonardi e al G. di essere disposti a offrire il loro apporto a condizione che il papa ottenesse l'aiuto degli altri principi cristiani e in cambio di denaro e pensioni. Il 16 marzo 1517 il concilio Lateranense V propose un armistizio tra i sovrani cristiani della durata di un quinquennio in vista della crociata, ma le trattative non approdarono a nulla di concreto.
Il 1° marzo 1516 era iniziata la guerra del papa contro il duca di Urbino Francesco Maria Della Rovere, accusato di collusione con Francesco I e il conflitto era terminato provvisoriamente nel maggio-giugno con la conquista del feudo, del quale verrà poi investito con bolla del 1° settembre dello stesso anno il nipote del pontefice Lorenzo de' Medici. Leone X aveva reclutato soldati nei Cantoni elvetici, ma la precaria situazione delle sue finanze non gli permise di onorare gli impegni presi, generando tensioni nei rapporti con gli Svizzeri, cui Filonardi e il G. furono incaricati di dare spiegazioni.
Il 26 marzo 1517 a Zurigo i due diplomatici comunicarono ai Confederati che il papa si era impossessato di Urbino e non aveva più bisogno di truppe. Gli Svizzeri fecero osservare che il passaggio attraverso il Ducato di Milano era ormai libero e sollecitarono i pagamenti in sospeso.
A metà gennaio del 1517 Francesco Maria Della Rovere riprese le ostilità e ai primi di febbraio riconquistò temporaneamente Urbino. Il 1° giugno 1517 Leone X, giustificando con le guerre intervenute nei suoi Stati il ritardo nel pagamento, fece chiedere con urgenza dai due ambasciatori un contingente di 8000 fanti svizzeri. Caspar von Silenen e Hans von Diesbach avrebbero reclutato le truppe. Il 16 giugno i Confederati autorizzarono il Silenen ad arruolare 5000-6000 uomini, che il G., in quanto commissario pontificio, avrebbe accompagnato in Italia. Tuttavia gli armati non furono lasciati partire a causa del mancato pagamento delle pensioni arretrate e gli Svizzeri avvertirono i nunzi pontifici di non reclutare né condurre via uomini senza esplicito permesso. Nonostante la proibizione, i soldati, parte dei quali era stata arruolata nei territori tedeschi confinanti e presso i Grigioni, si misero in marcia e passarono per Coira il 16 agosto. Molti di essi furono però richiamati, mentre altri continuarono il viaggio accompagnati dal Gambaro.
Nell'agosto fu inviato in Svizzera come nunzio il fiorentino Antonio Pucci, che arrivò a Zurigo ai primi di settembre. Sostituiva Filonardi, accusato di aver sottratto parte del denaro destinato ai soldati. Pucci doveva esprimere agli Svizzeri il rincrescimento del papa per il modo in cui il G. li aveva offesi col reclutamento. Dal Pucci ricevette una lista dei destinatari delle pensioni. A partire dal breve del 20 giugno 1518, con il quale il G. fu esentato dall'annuale rendiconto del suo operato, le notizie su di lui divengono frammentarie. Sembra si trovasse a Roma nel 1521, alla morte di Leone X, che del G. aveva sempre sostenuto l'azione. Nel maggio del 1522 il G. era governatore di Pavia, secondo quanto scriveva il cardinale Schiner al governatore di Vigevano Adrian von Riedrnatten,. e ricopriva ancora quella carica nel 1535, quando Carlo V occupò la città. Non si conoscono le circostanze né la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: P. Bembo, Epistolarnm nomine Leonis X pontificis maximi scriptarnm libri XVI, Argentorati 1611, pp. 224 s., 350 s.;. G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, IV, Bologna 1784, pp. 46-48; V. Anshelm, Berner Chronik von Anfang der Stadt Bem bis 1526, a cura di E. SlierIin - J.R. Wyss, V, Bem 1831, pp. 145-147, 285; Letters and papero, foreign and domestic on the reign olHenry VIII, a cura di S. Brewer, II, London 1864, ad ind.; Die Eidgenossischen Abschiede aus dem Zeitraume von 1500 bis 1520, a cura di A.Ph. Segesser, 111, pt. 2, Lucem 1869, ad ind.; C. Guasti, I manoscritti Torrigiani donati al R. Archivio centrale di Stato di Firenze, in Archivio stor. ital., s. 3, t. XX (1874), pp. 229, 231 s., 237 s., 245, 253-255, 372, 375; M. Sanuto, I diarii, I, VI, XVII, XVIII, XXII, XXIII, Venezia 1879-88, ad ind.; J. Hergenrother, Leonis X pontificis maximi Regesta, tI. 1-8, Friburgi Br. 1884-91, fin. 2807, 15634, 17301; Akten iiber die diplomatischen Beziehungen der ramischen Curie zu der Schweiz (1512-1552), a cura di C. Wirz, in Quellen zur schweizer Geschichte, XVI, Basel 1895, ad ind.; Korrespondenzen und Akten zur Geschichte des Kardinals Matthiius Schiner, a cura di A. Buchi, ibid., n.s., sez. 111, V, 1-2, Basel 1920-25, ad ind.; N. Machiavelli, Legazioni e commissarie, a cura di S. Bertelli, Milano 1964, pp. 1004, 1017 s., 1021; Urkundenbuch von Stadi und Amt Zug vom Eintritt in den Bund bis zum Ausgang des Minelalters (1352-1528), II, a cura di E. Gruber - A. Iten - E. Zumbach, Zug 1964, p. 1006, n. 2109; Epistolae ad principes, I, Leo X - Pius IV (1513-1565), regesti a cura di L. Nanni, Città del Vaticano 1992, nn. 103, 600, 640, 799, 900; W. Gisi, Die Beziehungen zwischen der Schweiz und England in den Jahren 1515-1517, in Archiv fiir schweizerische Geschichte, XV (1866), pp. 260, 264; C. Wirz, Ennio Filonardi, der letzte Nuntius in Ziirich, Zurich 1884, pp. 43-50; R. Durrer, Die Schweizergarde in Rom und die Schweizer in piipstlichen Diensten, I, Luzem 1927, pp. 184-194; A. Buchi, Kardinal Matthiius Schiner als Staatsmann und Kirchenfiirst. Ein Beitrag zur allgemeinen und schweizerischen Geschichte von der Wende des XV-XVI, Jahrhunderts, II (1515-1522), Freiburg (Schweiz)-Leipzig 1937, ad ind.; G.L. Moncallero, Il cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena umanista e diplomatico 1470-1520, Firenze 1953, pp. 420 s.; L. von Pastor, Storia dei papi, IV, I, Roma 1926, pp. 74, 99; IV, 2, ibid. 1929, p. 689; Storia di Milano, VIII, [Milano] 1957, pp. 170, 179 s.; H. Tribolet, G. Jacomo, in Historisch-biographisches Lexikon der Schweiz, 111, Neuenburg 1926, p. 386; O. Vasella, G. G., in Lexikonfiir rheologie und Kirche, IV, Freiburg 1960, p. 510; Helvetia sacra, a cura di A. Bruckner, I, I, Bem 1972, p. 40; A. Prosperi, G. Jacopo, in Diet. d'histoire et de géogr. ecclésiastiques, XIX, Paris 1981, coll. 973 s.; R. Becker, Filonardi, Ennio, in Diz. biogr. degli Italiani, XLVII, Roma 1997, p. 822.