FRANCO, Giacomo
Figlio naturale del pittore e incisore Battista Franco e da tale Francesca da Urbino, nacque a Venezia, o più probabilmente a Urbino, nel 1550.
Esercitò, operando sempre a Venezia, il mestiere di incisore, calcografo, editore benché nel suo testamento, rogato il 16 giugno 1620 dal notaio Fausto Doglioni, egli si definisca "desegnador". Il suo nome non ricorre mai negli atti dell'arte dei "libreri, stampatori e ligadori", mentre si trova negli elenchi della corporazione dei pittori, alle date 1606 e 1619, termini che indicano probabilmente l'anno di iscrizione all'arte, e quello di cessazione dell'attività.
L'attività del F. si esplicò, in un primo tempo, nel campo dell'incisione di tavole, a bulino o acquaforte, seguendo forse le orme paterne: Battista Franco aveva infatti realizzato, soprattutto nel soggiorno giovanile a Roma, stampe di traduzione dagli affreschi della cappella Sistina e dalle stanze di Raffaello. Nel 1579 il F. pubblicò, a tergo del frontespizio delle Risposte di Tiberio Deciano, edite a Venezia per i tipi degli Zenari, il ritratto dell'autore. Due anni dopo vide la luce Il ballarino di F. Caroso da Sermoneta, presso F. Ziletti: le ventidue tavole incise dal F. su cuoio saranno spesso ripetute, così come avverrà nella riedizione del 1600 a Venezia presso il Muschio, dal titolo Nobiltà di dame.
Nello stesso anno D. Nicolini pubblicò Il secretario di M. Scalzini. L'autore presentava nel testo nuovi caratteri di scrittura cancelleresca, definiti "camerineschi" e riprodotti dalle tavole del F. le quali, secondo lo Scalzini, non raggiungevano la perfezione degli originali a penna. Tuttavia nella ristampa del 1608 saranno ancora le tavole del F. a essere pubblicate, insieme con alcune di G. Porro da Padova. All'inizio degli anni Ottanta risalgono anche alcune stampe di traduzione di Agostino Carracci delle quali il F. sarà poi editore: il bulino con Tobiolo e l'angelo (1581) tratto da un disegno di Raffaellino da Reggio, una Pietà (1582) e uno Sposalizio misticodi s. Caterina (1582) dal Veronese, le Tentazioni di s. Antonio (1582) dal Tintoretto. Il F. dovette acquistare le lastre da Luca e Orazio Bertelli, che avevano già pubblicato i primi stati delle stampe. Nel 1584 uscirono a Venezia le Metamorfosi di Ovidio presso B. Giunti: le "nuove figure intagliate in rame, da messer Iacopo Franco huomo d'aprovato valore in quest'arte", presentate nella dedica, sono quindici tavole a bulino a piena pagina, con cornici di festoni e maschere una diversa dall'altra, premesse all'inizio di ogni libro. Nello stesso anno il F. firmava il frontespizio delle Imprese illustri di G. Ruscelli, pubblicate a Venezia da F. De Franceschi. Lo stesso frontespizio venne riprodotto per le Osservationi del sig. Alberto Lavenzuola e per I cinque canti nell'edizione dell'Orlando furioso di L. Ariosto realizzata contemporaneamente dalla stessa tipografia.
Nel 1587 B. Giunti pubblicò a Venezia il Rosario della sac.ma Vergine Maria di Gaspare Ancarano con frontespizio e due delle ventuno tavole siglate dal monogramma del Franco. Il frontespizio, con il donatore del libro inginocchiato ai piedi di papa Sisto V, fu riprodotto lo stesso anno dal Giunti in apertura di Brevi, bolle et indulgenze concesse da diversi pontefici. Con il titolo Nuovo Rosario della gloriosissima Vergine Maria, l'opera venne ripubblicata, senza varianti e con privilegio, l'anno seguente, durante il quale uscì anche la Geografia distinta in XII libri di L. Sanuto, stampata a Venezia da D. Zenaro, con il frontespizio inciso ancora dal Franco.
Nel frattempo il F. si trovava, probabilmente, impegnato in un'opera di maggior prestigio artistico: la realizzazione della prima versione con figure della Gerusalemme liberata di T. Tasso stampata a Genova da G. Bartoli nel 1590.
B. Castello aveva disegnato, per quanto risulta dall'introduzione, le venti tavole e il frontespizio dell'opera, benché il suo nome venga riportato con l'indicazione "inventor" a margine di sole due tavole (canti IX e XIX). Bellori e Malvasia sono stati indotti, dalla sigla "A.C.F." (canto XIX), ad attribuire le restanti tavole e il frontespizio dell'opera ad Agostino Carracci, che poteva aver ricevuto la commissione fra il 1588 e il 1589 quando si trovava a Venezia. Fu probabilmente in questa occasione che il F. conobbe l'artista bolognese, delle cui stampe di traduzione si servì poi più volte.
Nel 1590 V. Galvano pubblicò a Venezia i Miracoli della Croce santissima della Scuola di S. Giovanni Evangelista con due tavole e frontespizio firmato dal F.: ripubblicata nel 1600, 1601 e 1604 da G.A. Rampazetto, l'opera presenta, nell'ultima edizione, una variante nella stampa del frontespizio. Intanto erano usciti nel 1591 a Venezia presso il Muschio i sei libri del Quinque martyres del gesuita Francesco Bucci di Acquapendente, con frontespizio del F., e si era ormai conclusa la poderosa impresa editoriale in tre volumi del Diversarum nationum habitus a opera di P. Bertelli, tipografo padovano.
Mentre la pubblicazione dell'opera del Bertelli era ancora in corso, il F. firmava i frontespizi di alcuni testi: il Tratado en l'onor de las mugeres di Cristobal da Costa (Venezia 1592), il Capitolare del Maggior Consiglio (ibid., Rampazzetto, 1595), Alphonsi Tortati Hisp. Opera (ibid. 1596). Nella Via del glorioso serafico padre s. Francesco di s. Bonaventura, pubblicata a Venezia dagli eredi di S. Galignani nel 1593, oltre al frontespizio il F. firmò una delle quattordici tavole, benché tutte siano da ricondurre alla stessa mano.
Il Franco, modo di scrivere cavalleresco moderno… intagliato e pubblicato da Giacomo Franco, segna il momento iniziale dell'attività di editore svolta "in Frezzaria, all'insegna del Sole" (Venezia 1595). Per quanto il F. si presentasse ora anche in veste di editore, non abbandonò per questo l'arte incisoria, come precisa il frontespizio delle Effigie naturali dei maggiori principi et più valorosi capitani di questa età con l'arme loro, "raccolte et con diligentia intagliate" pubblicate dal F. a Venezia nel 1596.
Oltre alle Effigie, il F. pubblicò nel 1596 una raccolta di disegni di merletti, Nuova inventione de diverse mostre così di punto in aere come di retticelli, dedicata alla moglie di Jacopo Palma il Giovane, Adriana, firmandosi "compadre et servitore affezionatissimo". Un'opera molto simile verrà pubblicata a Venezia nel 1600 "appresso Cesare Vecellio, in Frezaria": la Corona delle nobili et virtuose donne nel qual si dimostra in varij dissegni tutte le sorti di mostre di punti tagliati. Nel 1589 è la volta del Viaggio da Venetia, a Costantinopoli per mare edito dal F., la cui firma compare su di una tavola ad acquaforte e a margine della dedica, indirizzata a M. Veniero per ottenere "protettione contra le lingue de i detrattori". Non si sa a quale episodio volesse alludere questa frase, ma un esemplare dello stesso testo, privo di data, porta il nome di S. Scolari, che spesso appose la sua firma alle stampe del Franco.
All'inizio del secolo il F. ristampò tre opere di Enea Vico: le Vetustissimae tabulae aeneae hieroglyphicis Aegyptiorum literis caelatae (1600), le Reliquiae librorum Aeneae Vici Parmensis (1601?), con solo alcune delle tavole originali, e le Augustarum imagines. Nello stesso periodo intagliò una cornice molto elaborata per il frontespizio dei Consiliorum seu responsorum… tomi due di M.N. Azpilcueta (Venetiis 1601). Due anni dopo la ristampa dei Cinque ordini di architettura di I. Barozzi venne dedicata a Jacopo Palma il Giovane, definito da F. "compadre, et padrone": la collaborazione con il pittore veneziano, "inventor" di numerose acqueforti, si farà assidua alla fine del primo decennio. In questo periodo vennero stampati il Giardino spirituale di P. Morigi (1608), ricco di immagini a piena pagina, e l'opera forse più importante del F.: gli Habiti d'huomeni et donne venetiane con la processione della Ser.ma Signoria ed altri particolari… (1610).
Questa raccolta di oltre una ventina di incisioni si inserisce nel genere dei libri con immagini di costumi quali i Diversarum nationum habitus di P. Bertelli. Oltre alla raffigurazione di vari costumi, maschili e femminili, il F. dedica parecchie tavole all'illustrazione di feste e cerimonie pubbliche svolte nella città di Venezia. Alcune delle tavole si trovano di nuovo pubblicate all'interno di altre due raccolte del 1614, che costituiscono lo svolgimento dell'opera: La città di Venezia con l'origine e governo di quella e gli Habiti delle donne venetiane.
Nel 1611 uscì l'ultima opera stampata per i tipi del F., il De excellentia et nobilitate delineationis libri duo. Il trattato comprende studi anatomici ad acquaforte e a bulino incisi da Jacopo Palma il Giovane, o derivati da suoi disegni e, nel secondo libro, studi di cammei, rilievi, decorazione "all'antica", incisi dal padre del F. e probabilmente ritoccati dal figlio.
Già nel 1608 a Venezia era apparso un manuale di disegno che costituì il modello dell'opera pubblicata dal F.: Il vero metodo e ordine per disegnare tutte le parti del corpo umano di O. Fialetti, il quale a sua volta poteva essersi ispirato a certi studi di Agostino Carracci. L'opera fu ristampata nel 1636 da M. Sadeler con il titolo Regole per imparare a disegnare i corpi umani, e nel 1659 da S. Scolari. La prima parte della Summa totius theologiae di Tommaso d'Aquino, pubblicata a Venezia nel 1612 dal Giunti porta, a tergo del frontespizio un'incisione del F., datata però 1587. È probabile infatti che il F. avesse abbandonato da tempo l'attività incisoria: una stampa su disegno del Palma con S. Carlo Borromeo dedicata a I. Spini, abate di Candiana, ricorda il dono della vista, persa da "molti anni" e recuperata per intercessione del santo il 15 ag. 1614. Nello stesso anno il F. è nominato in un frammento di mariegola (matricola) dei confratelli della Scuola di S. Maria della Carità di Venezia, presso i quali egli aveva forse trovato assistenza durante la malattia. Sei anni più tardi sarà ancora infermo, ma sano di mente, come dichiara egli stesso nel citato testamento del 16 giugno 1620.
Annullando le precedenti volontà, il F. lasciava i suoi risparmi a F. Bertelli stampatore, e a Tiziano pittore, da identificarsi con Tizianello, figlio di Marco Vecellio. Egli inoltre dispose che Jacopo Palma ricevesse una moneta d'oro, e che un certo D. Bernardin pittore avesse quattro paesaggi dipinti da Ludovico Fiammingo. A un certo Innocenzo Spini, pittore di Modena, il F. lasciò un Cristo morto e un ritratto dipinto dal Palma, insieme con un altro di Tintoretto, mentre uno stampatore di nome Pietro avrebbe dovuto entrare in possesso di tutti gli altri suoi beni, comprese le stampe.
Il F. morì a Venezia il 28 giugno 1620.
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