FILIPPI, Giacomo
Non si conosce il luogo d'origine di questo quadraturista e scenografo, attivo in Ferrara; nacque nel 1688, come risulta dal Liber mortuorum della basilica ferrarese di S. Maria in Vado, in cui fu sepolto nel 1743, all'età di 55 anni (cfr. Thieme-Becker, dove e riportata la tradizionale data di nascita del 1692).
Nonostante l'apprendistato presso F. Ferrari, caposcuola del quadraturismo ferrarese, per età e per modi il F. appartenne alla cerchia del figlio di costui, Antonio Felice, dal quale apprese "la bellissima prerogativa di imitare così propriamente il naturale, che i suoi ornati rassembrano verità, non però le sue tinte furono tanto amene come quelle del maestro", usando "una maniera di dipingere... molto soda, e forte" (Cittadella, 1783, p. 192). La prima impresa nota del F. a Ferrara è la decorazione, nel 1714, di alcune cappelle della distrutta chiesa di S. Maria della Rosa: con la collaborazione di S. Figatelli il F. lavorò nella cappella dedicata al beato Pietro da Pisa e in quella dove si trovava la celebre Pietà di G. Mazzoni; assieme a G. Parolini, come pittore di figura, lavorò nella cappella dedicata a S. Barbara. Nel 1722 ebbe a decorare la chiesa di S. Lorenzo, anch'essa distrutta, dove, insieme con il quadraturista G. Facchinetti, adottò la soluzione scenografica di una serie di tele frapposte ai quadri esposti.
Molte altre sono le opere, sfortunatamente perdute, che il F. realizzò per diversi edifici religiosi di Ferrara: sappiamo (Brisigliella [sec. XVIII], 1991, p. 138) che nel 1725 fu impegnato nel restituire alla chiesa di S. Caterina martire la ricchezza di precedenti ornamentazioni di F. Ferrari; coadiuvato da G. Parolini per le figure, fu anche autore del fregio di questa chiesa, che oggi non esiste più; lavorò nello scomparso oratorio a pian terreno dei "signori delle missioni", dove decorò prospetticamente il soffitto affrescato da G. B. Cozza e realizzò la quadratura, "opera studiatissima" (Ibid., p. 413), sulla parete di ingresso, dove G. Parolini aveva dipinto due Profeti a chiaroscuro. Perduta è anche l'ornamentazione a false ante, con medaglioni e festoni, attorno al vecchio organo di S. Stefano.
La migliore prestazione del F. è legata ad una delle maggiori imprese pittoriche del secolo nella città di Ferrara, quella nella basilica di S. Maria in Vado, dove operarono, negli anni intorno al 1740, i protagonisti della grande decorazione ferrarese; alla coppia formata dal F. e dal Facchinetti erano affiancati figuristi come F. Parolini e G. Ghedini (alla sua prima esperienza in un genere che gli diverrà congeniale). Al F. spettano le quadrature delle pareti del transetto destro, ancor oggi visibili, dove il giovane Parolini dipinse un Padreterno tra gli angeli nel viluppo di ricchi tendaggi. Il F. qui adotta tipici elementi della decorazione illusiva parietale, come i finti poggioli teatrali, le mensole incombenti, le anfore, i medaglioni, i serti fioreali. Anche il fregio lungo la navata centrale ha un effetto spettacolare, favorito dalle dimensioni grandiose della basilica. Se per questi lavori è ancora possibile un'analisi pittorica dei modi del F., capace di rielaborare con fantasia i modelli di A. F. Ferrari, manca ogni traccia della "prospettiva" eseguita per il chiostro.
Il F. morì il 2 ag. 1743 a Ferrara e, per le attività svolte per gli agostiniani di S. Miria in Vado, meritò il diritto alla solenne cerimonia funebre e al sepolcro in quella stessa basilica.
Ripercorrendo l'itinerario operativo del F. attraverso le poche tracce che ne restituiscono la fisionomia artistica, pare interessante, per quel che ne rimane, il suo intervento nella cappella della Vergine del Rosario nella chiesa di S. Domenico, ancora una volta insieme a F. Parolini, dove egli esprime un gusto del tutto nuovo per la stilizzazione ornamentale: i riferimenti naturalistici si rarefanno nella cornice per concentrarsi nello smaccato trompe l'oeil scenografico (quasi quinta teatrale) di due trionfi floreali stagliati sul profilo di sottili membrane ritagliate in materiale edilizio, giungendo ad una mistificazione del segno architettonico. D'altra parte, era frequente e apprezzata l'attività del F. nei teatri, secondo le migliori tradizioni di ogni quadraturista, specialmente nel teatro pubblico Bonacossi di S. Stefano.
Il prestigio del F. nell'ambiente cittadino è anche testimoniato dal ruolo che assunse presso l'Accademia del Disegno, fondata nel 1736: dai lacunosi verbali risulta che nell'anno accademico 1736-37 fu docente di architettura e direttore della medesima disciplina, affiancato da A. Poggi; il suo nome ricompare tra quelli degli accademici di architettura nel 1737-38 e nel 1738-39.Il prestigio sociale di queste cariche è testimoniato dalle commissioni pubbliche e private affidate al F. che, sin dalla giovinezza, si era distinto in simili imprese, a cominciare dalle pitture, cancellate nel 1823, nella sala del'Orologio nella torre Marchesana del castello estense, che il cardinale G. Piazza aveva affidato all'abilità quadraturistica di A. F. Ferrari; con questo lavorò altresì nelle stanze del Maestrato, dipingendo alle pareti le "arme de' Savj" (Brisighella [sec. XVIII], 1991, pp. 512, 517).Sempre con il Ferrari avrebbe eseguito decorazioni nel palazzo di Ludovico il Moro per conto dell'allora proprietario marchese Calcagnini, secondo la diffusa moda di trasformare con fastosità barocche gli spazi rinascimentali delle abitazioni.
Se in palazzo Maffei il F. si era inipegnato, come prosecutore della fatica decorativa di F. Scala, molti altri incarichi di privati, oggi difficilmente documentabili, lo coinvolsero nel corso della sua industriosa carriera. Una delle sue commissioni più rilevanti fu l'incarico di dipingere, nella sala teatrale dell'Accademia degli Intrepidi, "tutta la quadratura, che ne forma il prospetto coi tre Busti a chiaroscuro dell'Ariosto, del Guarini, del Tasso" (Cittadella, 1783, p. 194). Significativo fu l'intervento del F. nelle sale di palazzo Paradiso, dove aveva sede lo Studio pubblico, con la Biblioteca ed il Museo civico, oltre alla stessa Accademia del Disegno di cui era esponente; ivi dipinse importanti quadrature sia all'ingresso della scala che conduceva al piano superiore, sia a quello della cosiddetta "Scuola delle Conclusioni"; nella prima sala della Biblioteca, con G. Facchinetti, decorò la volta ad arabeschi, fogliami e festoni lumeggiati in oro.
La fama del F. favorì l'attività dei suoi nipoti Giuseppe e Pietro, nonché di un certo Francesco, forse suo familiare, operanti in città anche negli anni successivi alla sua morte. La nomea dei Filippi come decoratori, si trattasse o meno di membri della stessa famiglia, giunse sino ai primi, anni dell'Ottocento: a Ferrara, nel 1775, si ha notizia (Cittadella, 1868) di tale Andrea, deceduto nel 1812 e sepolto anch'egli in S. Maria in Vado, ornatista di soffitti, ed artefice di contorni e dorature per pareti ed arredi in casa Pacchieni; nel 1795 vi è un secondo Pietro per cui si riscontrano pagamenti per lavori fatti al marchese S. Gavassini; infine, nel 1801,un Vincenzo, "capopittore", che eseguì lavori in occasione della traslazione delle ceneri dell'Ariosto in palazzo Paradiso.
Fonti e Bibl.: Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, ms. Antonelli 595: G. Faustini, Indice cronologico... fino all'anno presente 1770 (sec. XVIII), cc. n.n.; C. Brisighella, Descrizione delle pitture e sculture della città di Ferrara (sec. XVIII), a cura di M. A. Novelli, Ferrara 1991, ad Indicem;G. Baruffaldi, Vite de' pittori e scultori ferraresi (1697-1722),con annotazioni di G. Boschini, II, Ferrara 1846, pp. 286, 392, 592; C. Barotti, Pitture e scolture... della città di Ferrara, Ferrara 1770, pp. 31, 67 s., 70,116, 144, 154, 188, 190, 193 ss.; G. A. Scalabrini, Mem. stor. delle chiese di Ferrara e de' suoi borghi, Ferrara 1773, pp. 41, 46,70, 320; C. Cittadella, Catal. istor. de' pittori e scultori ferraresi e delle opere loro, Ferrara 1783, IV, pp. 191-195; A. Frizzi, Memoria per la storia di Ferrara, Ferrara 1848, V, p. 476; L. N. Cittadella, Notizie... relative a Ferrara, Ferrara 1868, I, p. 364;E. Riccomini, Il Settecentoferrarese, Ferrara 1970, pp. 54, 60;E. Mattaliano-A. Mezzetti, Indice ragionato delle "Vite de' pittori e scultori ferraresi" di G. Baruffaldi, III, Ferrara 1983, p. 21; F. Fiocchi, L'Accademia del Disegno di Ferrara, in Musei ferraresi, XIII-XIV (1983-1984), pp. 233, 236, 240 s.; C. Toschi Cavaliere, in Ferrara. I luoghi del tempo. Chiese e conventi, Ferrara 1989, p. 35; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI,p. 560; Dizionario enciclopedico Bolaffi..., IV,p. 451.