DI LORENZO, Giacomo
Nacque a Napoli il 12 apr. 1836 da Agostino e da Maria Antonia Tommasuolo.
Compiuti gli studi di belle lettere e filosofia presso Nstituto "F. Piccinini", passò successivamente allo studio della filosofia e, sotto la guida di G. M. Paci, direttore del gabinetto di fisica del re Ferdinando II, a quello della chimica-fisica e della mineralogia: il padre, infatti, contrastandone il desiderio di intraprendere gli studi legali, lo aveva avviato in questo campo, probabilmente per facilitargli l'accesso e il futuro lavoro in una farmacia di proprietà di un parente. Apprese le prime nozioni di anatomia e di fisiologia, il D. senti attrazione per gli studi di medicina; intant o, per le non buone condizioni finanziarie, doveva adattarsi a esercitare vari e saltuari mestieri. A 16 anni, usufruendo di una borsa di studio, poté iscriversi all'università: laureatosi in medicina nel 1857, si presentò a un concorso per medico militare che vinse, venendo assegnato all'ospedale di Pescara.
Inizialmente semplice soldato per insorte difficoltà burocratiche, fu ben presto nominato ufficiale per concessione regia. Trasferito successivamente a Caserta, nel settembre 1860 abbandonò l'esercito e si spostò a Napoli, occupata dalle truppe garibaldine. Aderì allora al governo dittatoriale e venne destinato all'ospedale napoletano di S. Sebastiano, in cui venivano ricoverati i garibaldini e ove fu nominato capo reparto. Con il grado di luogotenente medico di prima classe passò poi nell'esercito italiano e fu assegnato ai granatieri di Lombardia; ma riuscì a rimanere a Napoli presso l'ospedale della Trinità con la qualifica di direttore della prima sala.
Nel 1860 il D. vinse il concorso per ufficiale sanitario di Napoli e prestò servizio come medico interno al sifilocomio da poco fondato in città da C. Sperini; quindi, dopo essere stato esaminato da M. Bufalini e da F. Puccinotti, clinici a Firenze, ottenne il posto di medico nell'ospedale degli Incurabili. Nel 1862 tenne per il Collegio medico un corso privato di epidemiologia e sifiliatria; nominato, su segnalazione di E. De Renzi, medico vaccinatore, fu anche medico della certosa di S. Martino e membro di varie commissioni igieniche.
Nel 1864 fu assegnato quale insegnante alla scuola militare di medicina di Bologna; nello stesso anno, però, non potendo far fronte ai numerosi impegni assunti e desiderando pubblicare i risultati dei suoi studi, lasciò il corpo sanitario militare. Tornato a Napoli, aprì presso la propria abitazione un dispensario gratuito e ottenne dall'università l'abilitazione all'insegnamento e l'incarico di quello pareggiato della sifiliatria, specialità alla quale si era dedicato in modo particolare. Sempre molto attivo, superato il relativo concorso, il D. divenne medico dell'ospedale di S. Eligio e chirurgo in quello dei Pellegrini. Lasciati però quasi subito questi incarichi, si recò a perfezionarsi a Parigi, a Londra e a Zurigo. Al ritorno a Napoli si prodigò nella cura dei malati di colera, che infieriva in città in forma epidemica.
Nel 1867, dopo essersi sposato, il D. divenne medico al manicomio della Madonna dell'Arco e fu nominato preside del collegio provinciale. Nel '69 si recò a Firenze per partecipare al congresso di medicina ed ebbe così modo di instaurare rapporti con A. Cardarelli, G. Baccelli e M. Schiff. Successivamente vinse il pubblico concorso di medico del convitto "D. Cirillo" e del sifilocomio, fu nominato membro dell'Accademia medico-chirurgica e direttore del reparto idroterapico dello stabilimento Belladonna di Chiaia. Nel 1875 ottenne la docenza in sifilografa e dermatologia presso l'università di Napoli. Fondatore della prima sezione di bagni russi e turchi a Napoli, fu incaricato di installare una sala dermosifilopatica presso il brefotrofio dell'Annunziata e, su designazione dei Baccelli, allora ministro della Istruzione pubblica, di insegnare in tale sede clinica speciale: questo insegnamento faceva parte di un piccolo gruppo di corsi universitari che costituì a Napoli il primo nucleo di una cattedra di pediatria, allora ancora inesistente.
Nel 1884 il D., aiutato dalla moglie, prestò la propria opera per l'assistenza ai terremotati di Casamicciola e, quale incaricato delle funzioni di direttore del dispensario della Croce bianca all'Arenella, ai colerosi: in tale occasione gli fu conferito un diploma di benemerenza della salute pubblica. Fu anche medico dei teatri Fondo, S. Carlo e Bellini. Vinse il concorso per direttore celtico del dispensario romano di Tor di Quinto e fu dichiarato eleggibile nei concorsi a cattedra a Pisa e a Modena; tuttavia non volle lasciare la sua città. Fece parte di commissioni per numerosi concorsi scientifici, fra i quali uno a Roma per la pediatria e l'igiene. Intanto, dopo un breve periodo di sospensione dovuto a motivi di salute, proseguiva il suo corso regolare di dermosifilopatia.
L'attività scientifica del D. fu varia come varia era stata la sua vita professionale, ma dedicata in prevalenza allo studio della sifilide e delle malattie veneree in genere, nonché a quello delle affezioni cutanee.
La sua prima monografia in campo sifilografico, Le granulazioni del collo dell'utero studiate in rapporto alla sifilide ed alla pubblica igiene (Napoli 1863), fu presentata come tesi al concorso per il sifilocomio di Napoli. Si può dire che pressoché tutta la sua successiva produzione avrebbe riguardato prevalentemente questo settore di studi, con descrizioni di casi clinici, osservazioni di interesse anatomo-patologico, indagini igienico-epidemiologiche e clinico-statistiche. Un cenno particolare merita uno studio del D. sull'impiego della tintura delle radici di Tayuya, una pianta originaria del Brasile, nella cura della sifilide, pubblicato nel '79 negli Annali clinici dell'ospedale degli Incurabili e poi in Clinica delle malattie cutanee sifilitiche e veneree, Napoli 1888, pp. 128-145: occorre infatti ricordare che la terapia antisifilitica era ancora basata sui preparati mercuriali, con i quali tuttavia non si riusciva a prevenire né le recidive del periodo secondario né le lesioni tardive. Verosimilmente l'impiego clinico del nuovo rimedio rifletteva l'ansia del D. di giungere a risultati più consistenti e duraturi nella cura di una malattia della quale da non molto tempo era stato messo in luce il pericoloso neurotropismo, responsabile dei gravi casi di paralisi progressiva e di tabe dorsale che la letteratura medica andava tragicamente raccogliendo. Tuttavia si dovrà giungere al '900 per scoprire l'agente etiologico della sifilide e ottenere i primi successi terapeutici grazie all'introduzione in terapia degli arsenobenzoli (rispettivamente nel 1905 e nel 1910).
Il D. fu autore complessivamente di centocinquanta pubblicazioni scientifiche, in gran parte dedicate alla venereologia, alla dermatologia e all'igiene, le più importanti delle quali furono raccolte nelle due opere Clinica delle malattie cutanee ... cit., e Memorie ed osservazioni di clinica medica, idrologia ed igiene, Napoli 1889. Ormai avanti negli anni, pubblicava ancora Aumento della eredo-sifilide negli esposti e necessità di sale speciali, in La Pediatria, XII (1904), pp. 153-158, e Se i sentimenti estetici siano dapprima interessati secondo Qyaan, in Manicomio, XXV (1909), pp. 45-91 Pubblicò anche un'opera autobiografica, Vita ed azioni, saggio di autobiografia in due parti, Napoli 1907.
Il D. appartenne a numerose accademie scientifiche e ricevette varie onorificenze italiane e straniere. Morì a Napoli il 20 ott. 1918.
Fonti e Bibl.: A. Hirsch, Biograph. Lex. der hervorragenden Ärzte, II, p. 271. Per i brevi cenni alle scoperte riguardanti la clinica e la terapia della sifilide, si veda Enc. medica ital., XIV, coll. 223 s., 267, sub voce Sifilide.