DE NICOLA, Giacomo
Figlio di Luigi e di Maria Pratalata, nacque a Frascati (Roma) il 13 febbr. 1879. Compì gli studi presso il convitto dei gesuiti a Strada nel Casentino e si iscrisse alla facoltà di lettere dell'università di Roma, laureandosi intorno al 1902. Non risultano notizie precise circa l'argomento della tesi; si presume che abbia conseguito la laurea in storia dell'arte sotto la guida di Adolfo Venturi, del quale fu allievo nel corso di perfezionamento dal 1903 al 1905.
Collaboratore della rivista L'Arte dal 1905 al 1916, vi pubblicò numerosi articoli e recensioni: fondamentali gli scritti su Simone Martini e la sua attività ad Avignone (IX [1906], pp.336-344), gli studi su Arnolfo di Cambio e i monumenti funerari (X [1907], pp. 97-104, 305 ss.), le ricerche sull'arte abruzzese medioevale (IX [1908], pp. 348-356). Come assistente del curatore R. L. Douglas, collaborò alla edizione del 1911 (London) del IV volume (Florentine masters of the Fifteenth Century) di Ahistory of painting in Italy di J. A. Crowe e G. B. Cavalcaselle.
Fu nominato per concorso ispettore alla soprintendenza di Siena, dove rimase dal 1909 al 1913, unendo alle ricognizioni sul territorio l'attività di storico dell'arte. A Siena approfondì i suoi studi su Duccio, Simone Martini, Sassetta, Pietro e Ambrogio Lorenzetti, Lippo Vanni e Vecchietta, collaborando a periodici come il Bullettino senese di storia patria (1911), La Rassegna d'arte senese (1906-1922) e Vita d'arte (1912).
Dal 1907 al 1913 inoltre lavorò alla stesura di numerose voci biografiche per il Künstlerlexikon ... di U. Thieme-F. Becker, tra le quali (VIII, Leipzig 1913, pp. 37 ss.) quella di Giacomo Cozzarelli. Si deve al D. l'organizzazione e il catalogo per la Mostra di opere di Duccio di Buoninsegna e della sua scuola (Siena 1912), nel sesto centenario del compimento della Maestà.
Il D. operò una rivalutazione critica della pittura senese dei Trecento studiando Guido da Siena, i suoi legami con l'arte bizantina, l'influsso di Duccio sui seguaci. Il problema della Madonna Rucellai, i rapportiCimabue-Duccio, la preminenza dell'arte senese su quella fiorentina, furono trattati in confronto con le opinioni degli studiosi locali e dei critici d'arte stranieri, come R. Langton Dougias, F.M. Perkins, R. van Marle e B. Berenson. Lo stesso D. scrisse sul Burlington Magazine (XXII [1912], pp. 138-147) una recensione della mostra che ebbe vasta risonanza nell'ambiente degli studiosi anglosassoni.
Nel 1913 pubblicò un saggio fondamentale sul Sassetta per il Burlington Magazine (Sassetta between 1423 and 1433, pp. 207-215, 276-283, 332-336) e due volumetti: Il Palazzo pubblico di Siena e I Rr. Spedali di S. Maria della Scala, apparsi, anonimi, a Milano.
A Firenze, dal 1913 al 1924 assunse la direzione dei Museo nazionale del Bargello, dedicandosi allo studio della scultura fiorentina del Quattrocento con articoli brevi ma fondamentali su Donatello (Boll. d'arte, VII [1913], p. 277; The Burlington Magazine, XXX [1917], pp.87-95), Desiderio da Settignano (Rassegna d'arte ant. e mod., IV [1917], pp. 153-160), Luca Della Robbia (The Burlington Magazine, XXXV[1919], pp. 49-55).
Nel ruolo di direttore riordinò l'istituto fiorentino, curando i nuovi acquisti e riportando alla luce oggetti inediti conservati nel museo; esiste una documentazione (presso l'archivio del Bargello, gli archivi della soprintendenza per i beni artistici e storici di Siena e Firenze e presso l'Arch. centr. di Stato di Roma) circa gli acquisti fatti per il Bargello, che testimonia non soltanto l'interesse del funzionario statale, ma anche la sua conoscenza del mercato antiquario (cfr. G. De Nicola, Recenti acquisti del Museo naz. di Firenze, in Boll. d'arte, X[1916], 1-2, pp. 1-4).
Fin dagli studi universitari il D. aveva sviluppato la ricerca storiografica attraverso l'uso di discipline come l'epigrafia, la topografia e la archeologia. L'esperienza del filologo si affiancava a quella del conoscitore, e suoi giudizi venivano richiesti dai più noti antiquari e collezionisti; risulta una collaborazione assidua ed un carteggio, per gli anni 1918-1925, con Bernard Berenson (Fiesole, Villa 1 Tatti; Roma, Arch. M. L. De Nicola), che nel 1930 dedicò alla memoria del D., di A. Phillips e di E. Bertaux, Studies in Medieval painting (New Haven); sempre il Berenson, nella, trad. ital. del suo volume sul Sassetta: un pittore senese della leggenda francescana (Firenze 1946), aggiunse una dedica al D. "appassionato cultore dell'arte senese".
La passione per i bronzetti, le placchette e le medaglie fece del D. un raffinato collezionista; una parte importante della sua raccolta di placchette venne acquistata dal Bargello nel 1928. Nel 1917 si Occupò del riordinamento dei musei Horne e Stibbert di Firenze e nel 1919 condusse una campagna di catalogazione di opere d'arte in Dalmazia, di cui esiste una relazione conservata in copia dattiloscritta presso il Kunsthistorisches Institut di Firenze. Nel 1917 iniziò una collaborazione continuativa alla Rassegna d'arte di Milano e dal 1918 vi assunse l'incarico di redattore, coadiuvando Guido Cagnola nella direzione. Promosso soprintendente ad Aquileia per il Friuli Venezia Giulia nel 1924, lasciò presto l'incarico per poter ritornare a Firenze e dedicarsi totalmente agli studi.
Morì a Firenze il 26 ag. 1926.
Fonti e Bibl.: Necr. in L'Arte, XXIX (1926), p.288; A. Venturi, La Tribuna, 3 sett. 1926; Il Piccolo della sera, 3 sett. 1926. Sull'attività critica del D. e per brevi note biografiche, si vedano i contributi di A. Venturi, Memorie autobiografiche, Milano 1911, pp. 150 ss.; A. Chiappelli, Arte del Rinascimento, Roma 1925, pp. 25 ss.;M. Pittaluga, Arte e studi in Italia nel '900. Gli storici dell'arte, in La Nuova Italia, I (1930), p. 417;S. Lodovici [S. Samek Ludovici], Storici teorici e critici, Roma 1942, pp. 135 s. (comprende l'elenco degli scritti del De Nicola). Per una bibl. completa e analitica cfr. F. Paolini, G. D., tesi di laurea, Università di Siena, fac. di lettere, a. a. 1985/86.