DE ASARTA, Giacomo
Nacque a Genova-Sampierdarena il 26 ott. 1780 da Emanuele Dionisio, di origine spagnola, ed Annamaria Chiappara.
Il D. trascorse la fanciullezza a Genova e, secondo quello che era il costume di molti giovani dell'epoca, intraprese non ancora diciottenne la carriera militare; il 30 genn. 1798 entrò nell'esercito piemontese, e precisamente nelle guardie del corpo del re, col grado di sottotenente. Era allora sovrano del Regno di Sardegna Carlo Emanuele IV, ma il paese era ormai sotto il netto predominio francese e nel dicembre di quello stesso anno il re dovette abbandonare il Piemonte per rifugiarsi in Sardegna sotto la protezione della flotta inglese.
Il D. passò, il 17 luglio 1799., con il grado di sottotenente, nel 1°reggimento dragoni piemontesi al servizio della Francia. In questo reggimento, che il 27 ott. 1802 fu posto al servizio della Repubblica Italiana creata da Napoleone nel gennaio del medesimo anno, il D. prese parte a numerose campagne napoleoniche. Non si hanno molte notizie su di lui in questi primi anni del XIX secolo, poiché si trovava ancora nei gradi minori dell'esercito, ma si sa che prese parte alla campagna napoleonica del 1805 nell'armata d'Italia; nel 1806 partecipò alla conquista del Regno di Napoli.
L'anno seguente prese parte, con le truppe italiane, alla campagna di Prussia, senza., tuttavia, compiere azioni di particolare rilievo. Fu con la campagna di Spagna (1808-11) che il D. iniziò la sua ascesa nell'esercito; infatti, il 26 giugno 1808 venne promosso tenente nel 1°reggimento dragoni piemontesi e si distinse particolarmente nell'assedio di Gerona, iniziato il 1°maggio 1809 e conclusosi con la resa della fortezza soltanto nel dicembre dello stesso anno.
Il 3 dicembre del i 809 il D. fu decorato con la croce della Corona di ferro di terza classe ed il 30 apr. 1811 venne promosso capitano aggregato allo Stato Maggiore generale. Nel maggio di quell'anno si distinse nell'azione mirante all'espugnazione del forte Olivo, principale difesa di Tarragona, ed a riconoscimento dei suo valore venne decorato, il 6 agosto del 1811, della Legion d'onore. Nel 1812 partecipò alla campagna di Russia; nel marzo 1813, agli ordini del gen. P. Sant'Andrea, iniziò la campagna di Germania col grado di capitano nella II brigata fanteria e si distinse particolarmente nella presa di un fortino presso lo stretto di Juhndorf e nella ritirata a Torgau. Dal 16 al 19 ott. 1813 partecipò alla battaglia di Lipsia nella divisione Fontanelli.
Con la Restaurazione il D., il 1°maggio 1815, passò col grado di maggiore nel reggimento austriaco "Colloredo". Non vi rimase a lungo; infatti già il 12 giugno furono accolte le sue dimissioni precedentemente presentate.
Il 1° apr. 1816 venne riammesso nell'esercito sardo col grado di capitano di fanteria d'ordinanza e tenuto in aspettativa a mezza paga. Il 4 ott. 1816 venne assegnato allo Stato Maggiore della divisione di Novara. Il D. rimase per molti anni in questa divisione, dove il 31 maggio 1817 venne nominato sottoaiutante generale nello Stato Maggiore.
Durante i moti del 1821 il D. rimase fedele al re; a riconoscimento dei suoi servizi il 13 apr. 1822 fu decorato con la croce dell'Ordine militare dei SS. Maurizio e Lazzaro. Il 16 luglio 1822 fu promosso luogotenente colonnello nello Stato Maggiore sempre della divisione di Novara ed il 24 sett. 1823 ne divenne capo di Stato Maggiore. Il 27 genn. 1826 fu promosso colonnello ed il 19 ott. 1830 venne trasferito a capo dello Stato Maggiore della divisione di Alessandria. Un anno dopo, l'8 ott. 1831, passò nel corpo dello Stato Maggiore generale, ma vi rimase poco tempo., poiché il 21 novembre dello stesso anno fu nominato maggiore generale comandante la brigata Savoia. Il 9 dic. 1834 gli vennero conferiti il titolo e la dignità di conte.
Dopo essere stato nominato comandante della città e provincia di Casale (29 dic. 1836) e, successivamente, comandante delle truppe in Sardegna con l'incarico di governatore della città di Cagliari (1° ott. 1839). il 13 giugno 1840 fu promosso luogotenente generale e venne incaricato delle funzioni di viceré di Sardegna, in luogo di Giuseppe Montiglio, messo a riposo per motivi di salute.
Furono molteplici i problemi che il D. dovette affrontare in qualità di viceré. Una delle prime questioni che gli si presentò fu quella degli incendi che ogni anno, in Sardegna, distruggevano intere distese di terreni. Egli credette perciò opportuno richiamare ad osservanza le leggi relative agli incendi, invitando, nello stesso tempo, le autorità ad una più severa sorveglianza e pubblicò, quindi, nel 1840un pregone in cui ricordava i danni che ogni anno il fuoco causava all'isola per la trascuratezza, da parte degli agricoltori, delle prescritte cautele. Tra le molteplici incombenze che gli spettavano, il D. si interessò particolarmente delle tariffe del paese, di promuovere le colture del granone e dei legumi, di migliorare il regime alimentare dei malati negli ospedali; inoltrè, non trascurò la legislazione penale stabilendo, gravi pene contro i responsabili di peculato e di concussione.
Piuttosto decisa fu la sua politica per il mantenimento dell'Ordine pubblico e per tentare di arginare la violenza ed i delitti che dilagavano nell'isola; fra i provvedimenti da lui presi ricordiamo la creazione del corpo delle guardie campestri destinate alla custodia delle proprietà rurali.
Il D. mantenne la carica di viceré di Sardegna fino alla primavera del 1843, allorché venne nominato comandante della città d'Aosta (8 apr. 1843), carica che ricoprì fino al 4 dic. 1848. quando assunse il comando generale della città di Alessandria. Infine, il 14 genn. 1849, fu nominato comandante della città di Genova, dove nel marzo di quell'anno si trovò a dover affrontare la violenta rivolta popolare della città.
La rivolta, fomentata dalla fazione dei repubblicani e dei democratici, scoppiò nel marzo 1849in seguito alla notizia della sconfitta di Novara e dell'armistizio, allorché si sparse la voce che la città doveva essere consegnata al nemico. Il D., privo di forze sufficienti ad arginare il furore popolare, inviò allora una lettera ad A. La Mannora per chicdere rinforzi, ma la missiva non giunse mai a destinazione, poizhé fu intercettata dai dimostranti. Questo fatto aggravò maggiormente la situazione e rese ancor più precaria la posizione del D., il quale il 28marzo, dietro richiesta del Consiglio municipale e disponendo egli di una guardia poco numerosa e poco fidata, fu costretto a consegnare i forti dello Sperone e del Begato alla guardia nazionale. Nei giorni successivi la famiglia dello stesso D. venne presa in ostaggio dai rivoltosi e così il 1° aprile il comandante della divisione genovese, viste cadere nel vuoto le numerose richieste di rinforzi inviate al governo, fu costretto alla capitolazione. Il giorno successivo uscì dalla città con le sue truppe consegnando i forti alla guardia nazionale, giudicando che fosse l'unico modo di salvare la città da una lotta sanguinosa.
L'operato del D. a Genova venne aspramente criticato dagli ambienti governativi; lo stesso generale La Marmora giudicò debole ed imprevidente la sua condotta. In risposta a queste accuse il D. scrisse una Relazione degli ultimifatti di Genova (Torino 1849), in cui, a suo discarico, dimostrava che ogni decisione da lui presa in quelle circostanze aveva ottenuto l'approvazione del governo. Per questo stesso motivo venne pienamente prosciolto da ogni accusa dalla Commissione d'inchiesta, istituita nell'aprile 1849 per indagare sul suo operato. Nonostante la sentenza della Commissione inquirente, le polemiche continuarono, ma il D. da quel momento si ritirò da ogni discussione.
Il 9 ag. 1849 venne collocato a riposo e si ritirò a yita privata fino alla morte, sopraggiunta a Milano il 1° agosto del 1857. Nel 1824 aveva sposato Maria Antonia Carolina Della Croce, di origine milanese, dalla quale ebbe sette figli.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Sez. I, Sardegna. Editti pregoni e manifesti, 1837-1852; Sardegna, Miscellanea, m. 1, fasc. Corrispondenza De Launay (1844-1845) e stampati vari; Gabinetto ministero Interni, m. 2; Sez. riunite, Ruolo matricolare degli ufficiali generali, p. 20. Notizie biografiche e notizie su episodi specifici della sua vita in: A. Zanoli, Sulla milizia cisalpino-ital. (Cenni storico-statistici dal 1796 al 1814), Milano 1845, II pp. 70 ss.; G. Siotto Pintor. Storia civile de' popolisardi.... Torino 1877, pp. 325-96; G. Lorigiola, Cronistoria docum. illustrata dei fatti di Genova marzo-aprile 1849, Sampierdarena 1898, pp. 66-94, 156-174; Genova nel 1848-49, Genova 1950, ad Ind.; Il Regno di Sardegna nel 1848-1849 nei carteggi di Domenico Buffa, a cura di E. Costa, II-III, Roma1968-1970, ad Ind.; G. Candeloro, Storia dell'Italia moderna, III, La rivoluzione nazionale, 1846-1848, Milano 1979, pp. 406 s.; Il patriziato subalpino, II,1, Firenze 1906, pp. 90 s.; Diz. del Risorg. naz., II, pp. 848 s.; Enc. militare, III, p. 394.