GIACOMO da Caltanissetta
da Nacque a Caltanissetta, presumibilmente verso la metà del XVII secolo. Entrato nell'Ordine francescano dei frati minori osservanti, nel convento di S. Maria degli Angeli della sua città, vi maturò una vocazione missionaria che, dopo il regolare compimento degli studi dell'ordine, lo indusse a chiedere di partire per l'Oriente.
Sebbene egli descriva il Medio Oriente, la Russia, i paesi baltici e mediterranei, è più probabile che la sua destinazione sia stata solo la missione francescana di Costantinopoli, nel convento di S. Maria Draperis. Un accenno allo stato di guerra della Polonia contro l'Impero ottomano permette di datare questa permanenza e la sua Relatione di Costantinopoli agli anni 1683-99, al tempo della Santa Alleanza contro la Turchia. Lo stato di guerra può anche spiegare la mancanza di memorie sulla sua attività apostolica, alla quale accenna assai di rado, per esempio scrivendo di avere confessato un prigioniero cristiano detenuto nel carcere della Torre del Mar Nero.
Rimpatriato, dall'atto di morte si apprende che fu padre guardiano nel suo convento di Caltanissetta.
Gli ultimi anni li trascorse invece a Palermo dove, secondo i registri della provincia francescana della Val di Mazara, si spense il 1° maggio 1714, nel convento di S. Antonino.
Ricordato unicamente in un'opera giuridica di F. Pecheneda, G. potrebbe essere facilmente confuso con un omonimo missionario francescano, mandato in Macedonia, dal 1726 al 1738, in compagnia del frate Giacomo da Castellaneta. La sua opera fu portata all'attenzione degli studiosi solo nel 1904 da S. Crinò nel Congresso geografico italiano di Napoli, e permane tuttora poco conosciuta.
La Vera et nuova relatione della gran città di Costantinopoli è un manoscritto assai corposo, scritto a caratteri minuti, ora custodito nella Biblioteca nazionale di Palermo (Mss., VIII.E.11) e proveniente dalla biblioteca del convento palermitano di S. Antonino, ultimo domicilio di Giacomo. Ha per oggetto la capitale dell'Impero ottomano ma tratta anche, seppure in modo sintetico, della Grecia, della Bitinia, dell'Egeo, del Ponto, della Propontide, di Trebisonda, dell'Africa dalla Barberia all'Egitto, della Persia, della Moscovia con la Tartaria, la Lituania e la Prussia, e infine dell'Italia, con Venezia e il Regno di Napoli. Comprende inoltre una parte sulla Sicilia, pubblicata da M. Natale nel 1906.
Sebbene sia da considerare eccessivo il giudizio del Crinò, che attribuiva a G. una capacità di comprensione degli aspetti fisici e culturali dei popoli visitati superiore a quella di tutti i missionari suoi contemporanei, è pur vero che il suo lavoro denota una vivace curiosità intellettuale. G. dà di Costantinopoli, che considera la più potente e famosa città del mondo, una descrizione fisica, architettonica e sociale. Notevoli sono le pagine sulle correnti, ostacolo per la navigazione sul Bosforo e causa delle migrazioni dei pesci tra il Mar Nero e il Mediterraneo; altrettanto rilevante la parte sui commerci, il traffico degli schiavi, sulla frequenza degli incendi, e sulle ripetute epidemie di peste. Importante anche un glossario alfabetico di termini greci posto alla fine del manoscritto. Tra le annotazioni di G. vi è il biasimo per l'assenza, in Turchia, dei gradi di nobiltà conosciuti in Occidente, per il potere di vita e di morte sui sudditi attribuito al sultano, per l'abitudine delle donne di recarsi ai bagni pubblici e lavarsi nude insieme.
Meno precisa e realistica l'osservazione su paesi più lontani, che si direbbe egli avesse visitato solo in parte o conosciuto da fonti di seconda mano. Non così per la Sicilia, per la quale torna a essere minuzioso e risale alle origini mitologiche e storiche, soffermandosi sulle usanze e sul carattere degli abitanti. Descrive poi le istituzioni ecclesiastiche e civili dell'isola, le gerarchie e i tribunali, fino alle autorità municipali di Palermo e Messina. Dell'isola, inoltre, mostra di conoscere l'entità e le fonti del gettito fiscale annuo incamerato dalla Corona di Spagna e l'esatta dimensione delle forze militari che la presidiano, sia locali sia spagnole, astenendosi, però, da qualsiasi giudizio di merito.
Fonti e Bibl.: I. Carini, La Sicilia al Congresso geografico di Venezia, in Arch. stor. siciliano, n.s., VI (1881), p. 173; S. Crinò, Il V Congresso geografico italiano e la Sicilia, ibid., XXIX (1904), pp. 341 s.; Id., Intorno ad una descrizione inedita della città di Costantinopoli e di altre località dell'Oriente, dovuta a fra G. da C. (sec. XVII)…, in Atti del V Congresso geografico italiano, II, Napoli 1905, pp. 705-728; M. Natale, Descrizione inedita della Sicilia scritta da fra G. da C. nella fine del secolo XVII, in Arch. stor. siciliano, n.s., XXXI (1906), pp. 273-283; A. Kleinhans, Historia studii linguae Arabicae et collegii missionum S. Petri in Urbe, in Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa e dell'Oriente francescano, n.s., XIII (1930), pp. 305 s.