COTTA, Giacomo
Figlio di Nicolò e di Anna Berlendi, nacque a Gorlago, località dell'immediato contado bergamasco, il 15 dic. 1627 (Gorlago, Archivio della parr. di S. Pancrazio, Liber baptizatorum, ad annum). Poche date riassumono la sua esistenza e la sua attività di pittore e incisore (prima fonte ne resta il Tassi). Nel 1649 sottoscrive incisioni per pubblicazioni edite a Milano, dove, interrotti gli studi letterari nel patrio seminario, si era recato per dedicarsi al disegno. Lì sposa Margherita, la figlia dello stampatore milanese Federico Agnelli. Altre incisioni seguono negli anni 1665, 1668, 1669 e 1677. Nel 1657 collabora con lo svizzero Cristoforo Storer per quattro grandi tele del palazzo Terzi in Bergamo.
Mortagli di parto la moglie nel 1670, riprende la carriera ecclesiastica. Nel 1673 vengono esposte, nelle chiese di Gorlago e di S. Alessandro della Croce in città, le pubblicazioni per gli ordini sacri, e nel 1674 è sacerdote. Nel 1678 compare come arbitro in una vertenza tra il parroco di Averara (Bergamo) e il pittore Marziale Carpinoni. Nel 1685 la figlia quindicenne Margherita entra nel convento di S. Giuseppe in Bergamo, dove assume il nome di suor Anna. Nel 1687 firma un contratto per una tela da collocarsi nella chiesa di S. Siro in Rota Fuori (Bergamo). Il 13dic. 1689 muore in Bergamo, a due giorni dal compiersi del suo sessantaduesimo compleanno, e viene onorevolmente sepolto nella chiesa parrocchiale di S. Alessandro della Croce.
L'unica opera pittorica del C. suffragata da documenti è la pala di S. Giovanni Battista e i ss. Bernardo da Mentone, Fermo, Carlo Borromeo, Gennaro e Caterina d'Alessandria per la chiesa parrocchiale di S. Siro in Rota Fuori commissionata nel 1687 da Gennaro Quarenghi (Bergamo, Bibl. civica Angelo Maj, Carte Quarenghi, ms., ff. 156, 157). Questa tela, sostituita nel 1815 da altra con lo stesso soggetto, ora ricuperata e ricollocata in situ, permette di fare una più tranquilla selezione delle non molte opere pittoriche attribuite al C. per tradizione.
Si ricordano tra le più significative: la Madonna del Rosario, incorniciata dalle storiette dei quindici Misteri, per la chiesa parrocchiale di S. Martino in Torre Boldone (Bergamo); la pala della Madonna col Bambino in trono e i ss. Bernardino e Diego, ora nell'arcipresbiterale di Nembro (Bergamo); le grandi tele del Sacrificio di Isacco e dei Serpente di bronzo innalzato da Mosè nel deserto, tutt'e due nella chiesa dell'ex convento delle cappuccine, ora S. Croce in Rocchetta di Borgo Palazzo a Bergamo; la pala centrale dell'Apparizione di s. Alessandro e le tele dell'Angelocustode e del Martirio di s. Stefano nella chiesa parrocchiale di S. Alessandro in Grassobbio (Bergamo); le tele gemelle di S. Michelearcangelo e dell'Angelo custode, già nella chiesa di S. Michele all'Arco in città ed ora nella sagrestia della cattedrale di Bergamo; altro Angelo custode nella cappella del Patronato S. Vincenzo, Bergamo; il Transito di s. Giuseppe nell'ancona centrale e le tele della Presentazione di Maria al tempio, dell'Annunciazione e della Visitazione, del Sogno di s. Giuseppe e dei santi Francesco d'Assisi ed Elisabetta del Portogallo nella chiesa di S. Giuseppe in Bergamo; la Vergine col Bambino in gloria e Antonio Pagano per la chiesa delle dimesse, ora nel Museo diocesano di Bergamo; e, tra le piccole tele devozionali che gli avevano procacciato particolare fama, l'Annunciazione nella sagrestia di S. Alessandro della Croce in Borgo Pignolo a Bergamo, la Madonna in gloria e i ss. Lorenzo e Giovanni evangelista in deposito presso le Gallerie dell'Accademia Carrara di Bergamo; la tavoletta con Madonna e Bambino della Raccolta Sant'Andrea nel pal. comunale di Clusone (Bergamo); e altra deliziosa Madonna col Bambino e un Angelo custode di collezione privata.
Da segnalare tra le più note incisioni sono le dodici tavole per la Pompa della solenne entrata nella città di Milano della serenissima Maria Anna austriaca (Milano, Malatesta, 1649) da disegni di C. Storer e di S. Montalto; l'antiporta del Prometeo legato di O. Brembati (Bergamo 1649); il ritratto di Bartolomeo Colleoni per l'Institutio del Luogo pio Colleoni, da un dipinto di G. B. Moroni; l'antiporta de La Tirannide schernita di G. B. Rossi (Bergamo, Marc'Antonio Rossi, 1668); l'antiporta della Laureaiurisprudentiae di A. Bernardi (Milano 1669) da una invenzione dello Storer; l'antiporta della raccolta delle Rime del conte G. Albani (Bergamo 1677); e altre incisioni sparse tratte da un dipinto di Francesco del Cairo (Il Sacrificio di Ifigenia) e da invenzioni dello Storer, del Montalto e di E. Procaccini.
Ciò che sorprende nelle opere del C. è la sua estraneità alla tradizione pittorica locale, per due secoli debitrice alla cultura veneta. Al principio del sec. XVII lo ambiente artistico cittadino era dominato dalla produzione feconda e un poco soffocante di Enea Salmeggia, dell'onnipresente Gian Paolo Cavagna, di Francesco Zucco e, un gradino più giù, di Pietro Ronzelli, morti tutt'e quattro tra il 1626 e il 1630. Fino al 1658 opererà il pur fecondo Domenico Carpinoni di Clusone, e, fino al 1679, terrà il campo, specie nella arte sacra, Carlo Ceresa di San Giovanni Bianco, nato diciott'anni prima del Cotta. Dello stesso periodo le celebri Nature morte di Evaristo Baschenis (1617-1677).
La produzione artistica del C. evidenzia, fin dall'inizio, altre componenti culturali. Il giovanile entusiasmo per le tele di Francesco da Ponte detto il Bassano presenti in città, in particolare per i tondi della volta del presbiterio di S. Maria Maggiore, dopo la sua andata a Milano come incisore cedette al clima novatore del secondo manierismo lombardo, i cui protagonisti (i Procaccini, i Crespi, il Morazzone e Tanzio da Varallo, appena scomparsi) rivivevano nelle opere di alcuni epigoni come Francesco del Cairo e, soprattutto, lo svizzero Storer, al quale il C. fu legato da lunga consuetudine di lavoro, prima a Milano e poi nella sua stessa città di Bergamo.
Volendo rintracciare in più ampio raggio di influenza le possibili ascendenze dell'arte del C., accantonata la sbrigativa ipotesi del Marenzi sull'improbabile suo alunnato presso il romano Ciro Ferri, di sette anni più giovane di lui e operante in Bergamo tra il 1665 e il 1667, è convinzione che non si possa prescindere dall'opera di quell'influente caposcuola che fu Pietro Berrettini da Cortona, della cui maniera latinamente rubensiana è così largamente debitore anche lo Storer.
A sua volta lo stesso C. tenne scuola, e tra i suoi discepoli si ricordano Giovan Battista Azzanelli e fra' Galgario.
In sintesi, l'esperienza artistica del C. fu nella sua patria un episodio isolato di pittura barocca, caratterizzata dalla squisitezza del colore e dalla incisività del segno.
Fonti e Bibl.: D. Calvi, Effemeride sagro profana, II, Bergamo 1676, p. 375; A. Pasta, Le pitture notabili di Bergamo, Bergamo 1775, pp. 75, 100, 106, 113, 136, 154; F. M. Tassi, Vite de' pittori scultori e architetti bergamaschi, Bergamo 1793, I, pp. 237-239; Idem, a cura di F. Mazzini, I-II, Milano 1969-70, ad Indicem; G. Maironi da Ponte, Diz. odeporico della prov. di Bergamo, I, Bergamo 1819, pp. 89, 97, 100; Bergamo, Bibl. civica Angelo Maj: C. Marenzi, Il servitore di piazza (ms., 1825), pp. N. n.; P. Locatelli, Ill. bergamaschi, II, Bergamo 1867, pp. 417-426; G. Scotti, Bergamo nel Seicento, Bergamo 1897, p. 165; Bergamo, Bibl. civica A. Maj: G. Moratti, Raccolta dei pittori che hanno dipinto in Bergamo (ms., 1900), pp. n. n.; Bergamo, Bibl. d. Curia vescovile: E. Fornoni, Pittori bergamaschi (ms., circa 1920), III, pp. 79 s.; Ibid., Id., Incisori bergamaschi (ms., IX, p. 59); C. Caversazzi, in Emporium, 1923, pp. 3-15; Inv. degli oggetti d'arte d'Italia, A. Pinetti, Prov. di Bergamo, Roma 1931, pp. 24, 74, 98, 303, 442; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, V, Bergamo 1959, pp. 146, 148, 149; L. Pagnoni, Le chiese parrocchiali della diocesi di Bergamo, Bergamo 1974, I-II, ad Indices; Id., Museo diocesano di Bergamo, Bergamo 1978, pp. 18 s., 233; Id., Chiese parrocchiali bergamasche, Bergamo 1979, ad Indicem;F. Rossi, Accademia Carrara di Bergamo, Catalogo dei dipinti, Bergamo 1979, p. 260; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 558.