CORDELLA, Giacomo
Nacque a Napoli il 25 luglio 1786 da Mariano, musicista. Allievo di Fedele Fenaroli per il contrappunto e di Giovanni Paisiello per la composizione, a diciotto anni compose la sua prima cantata religiosa, Lavittoria dell'Arca contro Gerico (1804). Nello stesso anno il Paisiello, che per il C. aveva una vera predilezione, non potendo recarsi a Venezia dove era stato invitato perché legato da altri impegni, propose il giovane allievo che esordì sulle scene del teatro S. Moisè con la sua prima opera Il ciarlatano o I finti Savoiardi (libretto di L. G. Buonavoglia, carnevale 1804; 1805 secondo il Manferrari); l'opera nscosse un brillante successo e lo stesso anno fu rappresentata al teatro Carignano di Torino, quindi a Padova, Torino e Napoli, poi nella stagione di carnevale 1805-06 al teatro Carcano di Milano e nel 1820 con il titolo I finti Savoiardi ancora a Venezia, dove ebbe ugual esito.
Ritornato a Napoli e ripresi gli studi musicali con Paisiello, il C. nella primavera del 1807 presentò al teatro S. Carlo l'opera seria L'albergatrice scaltra su libretto di C. Goldoni per la beneficiata di L. Correa, ma il lavoro ebbe esito sfavorevole; ad essa fece seguito L'isola incantata (libretto di anonimo, teatro Nuovo sopra Toledo, autunno 1809). Il 21 ott. 1811 ancora al teatro S. Carlo il C. rappresentò l'opera seria Annibale in Capua (libretto di A. S. Sografi), che riportò un clamoroso insuccesso, e lo indusse a dedicarsi all'opera semiseria e buffa: in tale direzione proseguì la sua attività che, distribuita negli anni futuri, diede proficui risultati.
Alla morte di Luigi Mosca, nel novembre 1824, fu nominato secondo maestro della Cappella palatina di Napoli e per questo mcarico gli venne assegnato uno stipendio annuo di 360 ducati. In questo periodo iniziò a comporre musica sacra e nel 1827, sempre a Napoli, fu insegnante di solfeggio nel collegio di musica succedendo a G. Salini. Fino al i 840 fu direttore musicale degli spettacoli al teatro S. Carlo e in questo teatro fece eseguire le cantate Manfredi, trovatore (1836) e Il dono a Partenope (1840). Nel 1814 compose la commedia in due atti L'avaro (libretto di G. Palomba, Napoli, teatro del Fondo, autunno 1814). seguita da L'azzardofortunato (libretto di A. L. Tottola, teatro de' Fiorentini, estate 1815), opere buffe che ebbero un buon successo di pubblico e confermarono le sue doti di autore comico. Fece poi rappresentare al teatro Valle di Roma La rappresaglia ovvero Amore alla prova (libretto di G. Sterbini, 26 dic. 1818) e Il contraccambio (libretto di G. Sterbini, carnevale 1818-19).
Tentò poi ancora la prova con l'opera sena mettendo in scena l'Alcibiade (libretto di L. Prividali, azione eroica in due atti, Venezia, teatro La Fenice, 26 dic. 1924) ma l'insuccesso fu completo e confermò così in maniera definitiva la scarsa attitudine dei C. per l'opera seria. L'anno seguente presentò a Milano l'opera buffa in due atti Gli avventurieri (libretto di F. Romani, teatro alla Canobbiana, 6 sett. 1825), che ebbe buona accoglienza, ma fu poi aspramente criticata nella rappresentazione scaligera del 1840. Concluse la sua esperienza di compositore teatrale con il melodramma storico in due atti Matilde di Lanchefort (libretto di A. Passaro, Napoli, teatro del Fondo, primavera 1838).
Tra le sue opere teatrali, oltre a quelle già citate, si ricordano: Una follia (libretto di A. L. Tottola, opera buffa in due atti, Napoli, teatro de' Fiorentini, autunno 1813); Lo scaltro millantatore (libretto di G. Palomba, opera buffa in due atti, ibid., teatro Nuovo sopra Toledo, estate 1819), Lo sposo di provincia (libretto di C. Schmidt, commedia in due atti, Roma, teatro Argentina, carnevale 182-122); Il castello degli invalidi (libretto di anonimo, farsa in un atto, Napoli, teatro dei Fondo, estate 1824); Il frenetico per amore (libretto di anonimo, melodramma in due atti, ibid., teatro Nuovo sopra Toledo, autunno 1824); La bella prigioniera (libretto di anonimo, opera buffa in due atti, ìbid., teatro del Fondo, estate 1826); Il marito disperato (libretto di A. Passaro, commedia giocosa in due atti, ibid., teatro dei Fondo, 1826); Idue furbi (libretto di A. Passaro, commedia in due atti, ibid., teatro Nuovo sopra Toledo, estate 1835); inoltre, le arie Come lieto in ciel s'accende per soprano, cori e orchestra e Alfin di tanti guai per soprano, cori e orchestra.
Autore di varia musica religiosa, tra cui messe, Magnificat e Tantum ergo, conservati in archivi di vari monasteri napoletani, fu ispettore di armonia e di canto nelle scuole esterne del collegio musicale napoletano e, pur non emergendo per particolari doti tra i compositori partenopei del primo Ottocento, rivelò tuttavia nelle sue composizioni una singolare spontaneità di fraseggio e una notevole vis comica unite ad una melodia scorrevole e lineare.
Godette a suo tempo di molta rinomanza, soprattutto per i lavori teatrali semiseri e buffi; tuttavia Gaetano Donizetti, pur stimando il C., non poté esimersi dal criticarlo aspramente per l'opera I due furbi: in una lettera da Napoli del 24 luglio 1835, indirizzata a Pietro Salatino, il compositore bergamasco scriveva "... Cordella diede col Passero i due furbi, libro ante-diluvio composto dal Palomba... ma fra tutti questi volatili legati con la cordella, che dovevano portare per aria lo spartito... non so per quale vento sciroccoso lo lasciarono cadere in terra... e sì il pubblico tutto voleva che volasse, e dava vento ma era vento "scioccoso" che tira più in giù che in su" (Zavadini, p. 381). Fra le sue opere fu particolarmente apprezzata Una follia per la vivacità dell'intreccio e il gradevole fluire della melodia, Stimato dai contemporanei, soprattutto dal Florimo e dal Villarosa, fu ottimo insegnante di canto e buon organista, ma eccelse soprattutto come accompagnatore di cantanti. Stimato anche per la sua attività di autore di musica religiosa, le sue due cantate sacre, scritte l'una per la festa dei Corpus Domini e l'altra per la solennità che si festeggiava ogni anno a Lanciano per la ricorrenza della festa della Madonna dei tre ponti, sono forse le migliori composizioni fra la tanta produzione del genere del Cordella.
Morì a Napoli l'8 maggio 1946.
Mariano, padre del C., nacque a Napoli alla metà circa del XVIII sec. ma non si hanno notizie precise sulla data. Organista e compositore, fu maestro di cappella dell'Arciconfraternita di S. Anna di Palazzo a Napoli, negli anni 1783-1784. Nel 1783 dal priore della stessa arciconfraternita, avvocato Leonardo Garofalo, gli venne affidato l'incarico di comporre la musica per il coro dei confratelli che avrebbero cantato le Lamentazioni. Egli scrisse la musica richiesta ma in conseguenza, sembra, di un mancato pagamento, o meglio di un pagamento non proporzionato all'opera prestata, ci fu una citazione in giudizio da parte del musicista e la questione sì complicò al punto che il S. Consiglio dovette decidere in merito. In seguito a questa esperienza scrisse Sulla questione se gli maestri di cappella son compresi fra gli artigiani (Napoli-Palermo 1785), dando origine a una polemica che si protrasse per diversi anni, alimentata da S. Mattei, L. Serio, l'abate Galiani ed altri. A Mariano Cordella va senza dubbio il merito di essere stato il primo a sollevare e a far discutere ìl problema, già esistente e piuttosto scabroso, della posizione del musista nella società dell'epoca. Forse più che per le doti di compositore e di esecutore è giusto ricordarlo appunto per la tenacia e la costanza con cui lottò in difesa dei propri diritti e di quelli di tutti i musicisti.
Fra le sue opere ricordiamo: La Faustina (libretto di A. Palomba, commedia in tre atti, Napoli, teatro de' Fiorentini, carnevale 1747); La maestra (libretto di A. Palomba, da C. Goldonì, commedia in tre atti, ibid., teatro de' Fiorentini, carnevale 1750, in collaborazione con G. Cicchi e G. Latilla); poi rappresentata al teatro Capranica di Roma nel carnevale 1760 come semplice intermezzo; Il cicicisbeo impertinente (dramma giocoso in tre atti, Pisa, teatro Pubblico, primavera 1754); La madamigella (dramma giocoso in tre atti, Livomo, teatro S. Sebastiano, estate 1756); Le virtuose ridicole (libretto di C. Goldoni, dramma giocoso in due atti, Livorno, teatro S. Sebastiano, primavera 1756); La domo capricciosa (libretto di anonimo, dramma giocoso in due atti, ibid., primavera 1756); La mercantessa di mode (commedia in due atti, Torino, teatro Carignano, carnevale 1762). Compose inoltre l'oratorio Gesù crocefisso 1776.
Bibl.: C. Rosa marchese di Viliarosa, Mem. dei compositori di musica, Napoli 1840, p. 55;F. Florimo, La scuola musicale di Napoli, II, Napoli 1882, p. 457; G. Zavadini, Donizetti..., Bergamo 1948, pp. 372, 381, 564, 572; H. Weinstock, Donizetti, London 1963, p. 63; W. Ashbrook, Donizetti, London 1965, p. 465; R. Eitner, Quellen-Lex., II, p. 49; C. Schmidl, Diz. univ. dei Musicisti, I, p. 369; F.-J. Fétis, Biogr. univ. dei musiciens, II, p. 358. A. Della Corte-G. M. Gatti, Diz. dimusica, Torino 1952, p. 151; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodramm., I, Firenze 1954, p. 273 (anche per Mariano); Diccionario dela musica Labor, Barcellona 1954, p. 584; Enc. dello Spett., III, col. 1430 (anche per Mariano); Larousse de la musique, Dict. encyclopédique, I, p. 228; Diz. della musica e dei musicisti Ricordi, I, p. 336; Enc. della musica Rizzoli-Ricordi, II, p. 150; La Musica. Diz., I, p. 437.