COLONNA, Giacomo
Nacque intorno al 1250 da Oddone di Giordano, del ramo di Palestrina, e da Margherita Orsini. Poco si conosce dei suoi primi anni: indirizzato alla carriera ecclesiastica, ottenne un beneficio a Pisa, presumibilmente durante il periodo degli studi, che fece a Bologna. Salimbene fa un vivace resoconto di un suo incontro con il C. in questo periodo, quando il C., di maggio, venne a Ravenna per lucrare le indulgenze accordate alle chiese della città. Il 12 marzo 1278 fu innalzato al cardinalato, col titolo di S. Maria in via Lata..
L'affermazione di Bonifacio VIII, secondo cui il C. fu promosso "iuvenem satis et inscium" non può essere accettata come imparziale, tuttavia il primo aggettivo è probabilmente attendibile. Niccolò III Orsini, cugino del C., avrebbe visto in lui soltanto il membro di una potente famiglia romana, di note tradizioni filoimperiali e pertanto antiangioine, che necessariamente doveva essere rappresentata nel Collegio. Che il C. ascendesse al cardinalato come rappresentante di una delle più importanti dinastie baronali romane è testimoniato dalla sua nomina, nel febbraio 1279, tra gli esecutori del testamento del cardinal Giacomo Savelli (futuro Onorio IV) la cui sorella Mabilia era sposata con Agapito, nipote del Colonna. Interessante, nella prima decade del cardinalato del C., è la sua connessione con la propaganda imperiale. Alessandro di Roes, un canonico di Colonia che era entrato come chierico nella "famiglia" del C., fu autore di un'opera De praerogativa Romani imperii che combatteva l'idea di una "translatio imperii" alla Francia: questo trattato fu dedicato al C., come anche l'opera filoimperiale di Giordano di Osnabrück, il De translatione imperii (che difende la tesi della collaborazione tra Impero e Chiesa). Il più tardo Notitia saeculi, altro lavoro propagandistico di autore tedesco dedicato alla critica dell'eleffiento francese nella Curia papale, chiaramente deriva dallo stesso ambiente dei Colonna. Il C. in Curia svolse le normali attività di un cardinale, fungendo da giudice in numerosi casi riguardanti elezioni episcopali contrastate. Si può supporre che egli si sia opposto alla elezione a papa dei francese Martino IV nel 1281 e che abbia sostenuto fortemente quella del suo successore Onorio IV nel 1285.Il pontificato di Niccolò IV, successore di Onorio, fu una breve età dell'oro per i Colonna: mancandogli un potente appoggio familiare il pontefice preferì appoggiarsi ai Colonna per il mantenimento della sua posizione nell'Italia centrale. Nel 1288 il C. fu raggiunto nel Collegio dal nipote Pietro, figlio di suo fratello Giovanni. Questi anni videro l'intensificarsi sia degli impegni curiali del C., sia delle sue cariche: ad esempio, ottenne il protettorato di importanti istituzioni (fra le quali i Vallombrosani) che dovette essere una notevole fonte di reddito. Questi furono gli anni anche delle prime importanti commissioni artistiche del C. a S. Maria Maggiore, dove egli e Niccolò IV iniziarono intorno al 1290 un importante lavoro di restauro, con mosaici di Giacomo Torriti. La parte avuta dal C. nella pace fra le città di Roma e di Viterbo nel 1290-91 è un'altra testimonianza della sua importanza in questi anni: l'accordo fu accompagnato dal notevolissimo prestito di 17.000 fiorini fatto ai Viterbesi dal C. e dal cardinale Benedetto Caetani.
Agli anni del pontificato di Niccolò IV, segui un periodo di ansietà. Durante i lunghi negoziati della sede vacante (1292-94) i Colonna temettero per le loro terre, a causa delle turbate condizioni politiche, della minacciosa potenza degli Orsini e delle ambizioni dei Caetani.
Essi inoltre si. sentivano poco sicuri, in genere, della stabilità dei loro potere familiare qualora Aragonesi ed Imperiali si fossero contrapposti agli Angioini; ma era per loro temibile anche la possibilità di un'intesa tra gli Aragonesi e gli Angioini nel Regno. Un atto del 28 apr. 1292, con cui i quattro fratelli del C. gli cedettero Palestrina, Zagarolo, Colonna e altre terre (con "gubernationem. curam, regimen, administrationem, tenutam, et possessionem" e i vassalli di questi luoghi) è sicuramente prova di una prudente politica che preferiva la signoria ecclesiastica a quella secolare nel pericoloso interregno che seguì la morte di papa Niccolò. D'altra parte l'acquisto di Nepi nell'agosto 1293 da parte dei due cardinali Colonna, con pieni diritti su quella città e le sue terre, rappresentò una significativa vittoria, a spese di rivali quali i Prefetti di Vico e gli Anguillara. Intanto, i Colonna traevano beneficio dal desiderio degli Angioini di assicurarsi il loro sostegno nell'elezione di un papa favorevole alla casa degli Angiò: le considerevoli proprietà in Abruzzo (Manopello, Tocco, Casale del Conte, Campello) concesse da Carlo II al C. nel marzo 1294furono senza dubbio frutto di questa politica. Oltre a ciò l'elezione di Celestino V, con l'approvazione angioina (e alla fine quella dei Colonna) fu seguita dalla concessione di un vitalizio papale di 500 marchi all'anno.
Sembra che il C. abbia acconsentito all'abdicazione di Celestino (dicembre 1294) e che alla fine abbia votato pet la successione di Benedetto Caetani, papa Bonifacio VIII. Per, un certo tempopoco cambiò, almeno apparentemente: il C. continuò a interessarsi della Curia e della sua opera di patronato artistico a S. Maria Maggiore. Tuttavia le relazioni di entrambi i cardinali Colonna con il papa si vennero progressivamente raffreddando. 1 fatti del 3 maggio 1297, quando un nipote del C., Stefano Colonna, si impadronì di un convoglio che trasportava un considerevole tesoro papale, causarono una crisi improvvisa. Dopo un incontro col papa, avvenuto il 6, dello stesso mese, in cui non accettarono le condizioni di Bonifacio, i due cardinali si rifugiarono nel loro castello di Lunghezza, da dove il 10 pubblicarono un manifesto nel quale negavano la legittimità dell'elezione del pontefice, appellandosi al giudizio di un concilio generale della Chiesa. Lo stesso giorno il papa privò il C. e suo nipote dei loro cardinalati; il 23 maggio essi furono dichiarati scismatici; seguì persino una formale dichiarazione di crociata contro i Colonna e i loro sostenitori (14 dic. 1297).
Non sembra che il C. abbia avuto parte nella lotta armata che seguì, ma probabilmente fu impegnato nello stimolare la libellistica che la accompagnò. Il C. fu tra i Colonna sottomessisi con condizioni umilianti al papa a Rieti (15 ott. 1298), ma questa sottomissione, che fu seguita dalla promulgazione di ulteriori decreti di condanna, non fu definitiva. là difficile seguire i movimenti del C. in questo periodo di disgrazia: allora si disse che egli si fosse rifugiatoi in una zona montuosa dell'Umbria, e non c'è alcuna prova della sua partecipazione all'aggressione contro Bonifacio ad Anagni (settembre 1303).
I cardinali Colonna avevano perduto il diritto di partecipare ai conclavi e il processo della loro riabilitazione fu lento, anche dopo la morte di Bonifacio, dato che gli Orsini come i Caetani avevano beneficiato della loro disgrazia. Il 23 dic. 1303 Benedetto XI revocò alcune delle pene e delle condanne, ma i cardinalati e i benefici, come pure le proprietà e i diritti, non furono restituiti. Il C. e Pietro si appellarono con indignazione a Filippo IV di Francia, vecchio oppositore di Bonifacio, ma niente era stato ancora deciso quando Benedetto morì. il 7 luglio 1304. Il suo successore Clemente V procedette a restituire il cardinalato al C. e a suo nipote (14-15 dic. 1305), senza tuttavia conferir loro specifiche chiese titolari; il 2 febbr. 1306seguì una revoca generale delle sentenze contro i Colonna. Il 2 genn. 1306il C. ricevette da Clemente gli introiti della casa dei benedettini di S. Pietro a Perugia; il suo arcipresbiteriato di S. Maria Maggiore, provvisoriamente restituitogli il 4 apr. 1306, gli fu confermato il 5 genn. 1312.Numerose altre concessioni seguirono nel 1307, comprese le rendite dei benefici vacanti nelle province di Ravenna e Benevento (fino a un massimo di 1.000 fiorini), le entrate della sede vacante di Nicosia, ed altre. Durante questi anni il C. restò a Roma, dove uno dei suoi più importanti compiti sembra sia stato l'organizzazione dell'opera di restauro della basilica lateranense dopo un grave incendio (maggio 1308). Né fino al settembre 1310 lasua presenza è registrata nella Curia papale di Avignone. Per quanto gli fossero affidate alcune delle normali attività curiali, è chiaro che il C. non fu ristabilito da Clemente in una posizione di preminenza. Né il C. ebbe un ruolo di rilievo nel prolungato seguito giudiziario della disputa tra Bonifacio VIII e i Colonna, come per esempio le udienze di Vienne nel 1312; si sa tuttavia che egli sostenne la proposta di canonizzare Celestino V.
È improbabile che il C. favorisse l'elezione di Giovanni XXII (1316), e il fatto che egli ricevesse continui favori da quel papa può soltanto testimoniare il desiderio di Giovanni di ingraziarsi l'ormai anziano cardinale. Queste concessioni continuarono fino al momento della morte del C., avvenuta ad Avignone il 14 ag. 1318.
Lo spirituale Angelo Ciareno riferì in una lettera (cfr. Acta Aragonensia, III, Aalen 1966, a cura di H. Finke, p. 365) l'edificante morte del C., avvenuta lodando Dio dopo una settimana di costanti preghiere. Un testamento fatto molto prima dal cardinale sembra aia stato perduto. Il 12 ag. 1318 egli compilò una breve dichiarazione degli ultimi desideri, nella sua abitazione di Avignone, nominando esecutori testamentari, con considerevoli poteri discrezionali, i nipoti Stefano Colonna e Riccardo De Montenigro, canonico di S. Giovanni in Laterano e il francescano Deodato da Palestrina. Il testamento nominava tre nipoti (Giordano di Oddone, Stefano e Giacomo Sciarra di Giovanni) e un pronipote (Pietro di Agapito) eredi in parti eguali dell'eredità paterna dei C.; figurava tra i beneficiari anche la chiesa di S. Maria Maggiore, nella quale il C. sperava di ricevere semplice sepoltura. Nell'esaminare la personalità del C., è bene ricordare che egli fu fratello della beata Margherita Colonna, di cui fu confidente e consigliere durante la sua breve, ma esaltata, esperienza spirituale. Quell'esperienza e la prematura fine di lei (1280) dovettero avere influenza sul C.; fu certo per suo volere che venne scritta una delle prime biografie della sorella, quella della monaca Stefania, di S. Silvestro in Capite. Il C. formulò anche la regola della casa romana di S. Silvestro in Capite fondata da Margherita, e la basò sulla regola della beata Isabella di Francia. Salimbene disse del C. "totaliter est arnicus Ordinis fratrum Minorum", e lo ritenne un intimo amico di Giovanni da Parma, il ministro generale dei francescani, noto per le sue simpatie verso gli spirituali e i gioachimiti. Tali legami sono confermati da Angelo Clareno e dalla difesa che fece il C. nel 1316 degli spirituali di Provenza. Tra le chiese che ricevettero reliquie in dono dal C. furono S. Francesco d'Assisi, La Verna e S. Chiara a Montefalco. Il C. deve essere ricordato anche come patrono di opere d'arte, particolarmente architettoniche: fu l'artefice del restauro intrapreso a S. Maria Maggiore nell'ultimo decennio del sec. XIII, ed è raffigurato con Niccolò IV nel mosaico dell'abside. Altri mosaici sulla facciata della chiesa raffiguravano il C. e suo nipote, il cardinale Pietro; inoltre, le sante raffigurate in questi mosaici esterni sono quelle che il C. aveva visto in una visione avuta dopo la morte della sorella Margherita. Alla stessa chiesa il C. donò un elaborato reliquiario con scene della vita della Vergine; promosse, inoltre, la costruzione di altari commemorativi a S. Giovanni in Laterano e a S. Maria in Aquiro: Non rinunciò tuttavia all'orgoglio ed ai gusti della sua famiglia: il suo sigillo portava l'iscrizione "Ego confirinavi coluninas ei" (Salmi, LXXIV), e il cardinale Guglielmo De Longis ritenne un lascito adatto a lui "concam nostram, pulcram ad refrigerendum vinum". Più uomo di preghiera e di penna che di spada, il C. fu un cardinale con interessi religiosi, malgrado le rissosità del suo tempo e la mondanità del suo ambiente: preferì quindi lasciare la direzione nella strenua lotta contro Bonifacio e i Caetani a suo nipote, il cardinale Pietro.
La sorella Magherita nacque a Palestrina nel 1254 0 1255. Rimasta orfana in giovane età, passò sotto la tutela del fratello maggiore Giovanni. Sin dagli anni dell'adolescenza maturò una profonda religiosità; nel 1273, dopo aver superato alcuni contrasti con il fratello Giovanni, decise di dedicarsi completamente ad una vita di ascesi e di povertà e si ritirò con due compagne sul monte Prenestino. Poco dopo prese l'abito delle clarisse e successivamente ottenne il permesso di trasferirsi nel monastero di S. Chiara di Assisi. Le precarie condizioni di salute la costrinsero, però, a lasciare il monastero. Si trasferì, allora, con alcune sue compagne nel santuario della Mentorella, sul monte Guadagnolo, dove non riuscì, però, a fondare una stabile sede per il suo gruppo a causa dell'ostilità di Giovanni Conti, signore della zona. Dopo un soggiorno a Roma, ritornò sul monte Prenestino, dove fondò un monastero e si dedicò alla preghiera e alle opere di carità. E lì morì il 30 dic. 1280. Nel 1285 Onorio IV consentì il trasferimento del monastero a Roma in S. Silvestro in Capite. Il culto della beata fu confermato da Pio IX nel 1847 per l'Ordine francescano e nel 1883 fu esteso da Leone XIII alla diocesi di Palestrina. Sono giunte a noi due Vitae della beata, compilate subito dopo la sua morte e scritte una dal fratello Giovanni, l'altra da Stefania, monaca di S. Silvestro in Capite, dietro commissione del C. (entrambi i testi sono stati editi da L. Oliger, Beata Margherita Colonna..., Roma 1935).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Colonna, perg. ILIV, 10 (testamento del C. ora edito in A. Paravicini Bagliani, Itestamenti dei cardinali del Duecento, Roma 1980, pp. 86-90, 423-26); Les registres de Martin IV, a cura di F. Olivier-Martin, I-III, Paris 1901-35, nn. 149, 207, 397. 407, 550: Les registres d'Honorius IV, a c. di M. Prou, Paris 1888, nn. 34, 96, 344, 351, 363, 371, 573, 582, 626, 700, 877; Les registres de Nicolas IV, a c. di E. Langlois, Paris 1886-93, nn. 12, 37, 135, 243, 258, 265, 477, 479, 541, 649, 695, 724, 1483, 1550, 1633, 1727, 1997 s., 2271 s., 2399, 2414 s., 2702, 2716, 2744, 2760, 2831, 3110, 3795 s., 3833, 4055, 4098, 4208, 4224, 4497, 5010, 5067, 5175, 5791, 6094, 6198, 6437-42, 6504, 6542, 6848, 6862, 6908, 6938, 7091 s., 7365; Les registres de Boniface VIII, a c. di A. Thomas-M. Faucon-G. Digard, Paris 1884-1935, nn. 95, 184, 318, 320, 408, 1163, 1526, 1984, 2376, 2525, 2856, 3410, 5471, 5484, 5490; Regestum Clementis Papae V, Romae 1884-1947, nn. 911 s., 916, 2098, 2572, 2610, 3535, 3591, 3594, 3598, 3601, 3603, 6469, 6707, 7394, 7424, 7684 s., 8052, 8622, 8771, 9067, 9246, 9325, 10033, 10345: Jean XXII, Lettres comm., a c. di G. Mollat, Paris 1904-47, nn. 2333, 3240, 4131, 4174 s., 5585, 6057, 6123, 7653, 7657, 7660, 7842, 7922, 7949, 8016, 8032; V. Forcella, Iscriz. delle chiese e d'altri edifici di Roma, II, Roma 1873, p. 434; VIII, ibid. 1876, p. 13; XI, ibid. 1877, p. 11; L. Oliger, Documenta originis Clarissarum, in Archivum franciscanum historicum, XV (1922), pp. 71-102; Id., Fr. Bertrandi de Turre processus contra Spirituales Aquitanie (1315) et card. Iacobi de Columna litterae defensoriae Spiritualium Provinciae (1316), ibid., XVI (1923), pp. 320-355; Salimbene da Parma, Cronica, I, a cura di G. Scalia, Bari 1966, pp. 245 s.; P. A. Petrini, Memorie prenestine, Roma 1795, p. 418; A. Coppi, Memorie colonnesi, Roma 1855, p. 75; C. Pinzi, Storia di Viterbo, II, Roma 1889, pp. 469 s.; A. Eitel, Der Kirchenstaat unter Klemens V., Berlin 1907, pp. 209-212; L. Mohler, Die Kardinäle Jakob und Peter Colonna, Paderborn 1914, passim; R. Neumann, Die Colonna und ihre Politik., Langensalza 1916, ad Indicem; T. S. R. Boase, Boniface VIII, London 1933, ad Indicem; E. Dupré-Theseider, Roma dal Comune di popolo alla signoria pontificia, Bologna 1952, ad Indicem; L. Oliger, Beata Margherita Colonna, Roma 1935, ad Indicem (anche per le relaz. tra il C. e la sorella Margherita, sulla quale v. ora G. Barone, Margherita Colonna e la fondazione di S. Silvestro in Capite, in Roma anno 1300, Atti del Colloquio... Ist. di storia dell'arte, Facoltà di lettere, Roma 19-24 maggio 1980, Roma 1982, ad Ind.); J. Gardner, Pope Nicholas IV and the decoration of S. Maria Maggiore. in Zeitschrift für Kunstgeschichte, XXXVI(1973), pp. 1-50; R. Brentano, Rome before Avignon, London 1974, pp. 174-79; Dict. d'Hist. et de Géogr. Eccles., XIII, coll. 330.