CAVALIERI, Giacomo
Figlio di Bernardo e di Diana Santori, nacque a Roma nel 1566. Studiò lettere umane e poi giurisprudenza. Ancor giovane, acquistò il posto di referendario nel tribunale della Segnatura negli ultimi mesi del pontificato di Sisto V, morto nell'agosto 1590. Sembrava avviato a una rapida ascesa nel mondo curiale, quando Ippolito Aldobrandini fu creato papa con il nome di Clemente VIII (1592) e le fortune del C. precipitarono.
Suo fratello, Federico, aveva sposato Paolina Maffei, che si trovò coinvolta in quegli anni in uno scandalo per una relazione con Pietro Aldobrandini. Questo nipote del papa, divenuto nel giro di pochi anni la persona più potente non solo in Curia ma in tutta la città (nonostante ciò che di lui scrive il Pastor che lo definisce insignificante, piccolo di statura, segnato dal vaiolo, affetto d'asma e da tosse cronica), seppe trarre tutti i vantaggi che la sua posizione privilegiata gli offriva, non solo arricchendosi in mamera forse non più ripetuta da altri nipoti di pontefici,ma anche intessendo relazioni amorose. Quella con Paolina Maffei trovò però la famiglia Cavalieri unita nella protesta e il clamore per la città fu grande. Le conseguenze per la carriera del C. furono immediate.
Nominato governatore di Città di Castello (1593-1594), che in quegli anni aveva ottenuto l'indipendenza dalla legazione di Perugia e il cui governo era perciò divenuto un incarico di rilievo, fu in seguito relegato all'ufficio di referendario per tutto il pontificato di papa Aldobrandini. Con Paolo V, che fu pontefice dal 1605 al 1621, il C. ebbe maggior fortuna perché l'Aldobrandini attraversò un lungo periodo di disgrazia e, ancor più, perché la famiglia Cavalieri, attraverso il ramo di Gaspare che aveva sposato Diana Vittoria, nipote del Borghese, poteva ora considerarsi imparentata con il papa. Nell'ottobre 1606 gli fu assegnato l'ufficio di auditore della Sacra Rota e testimonianza della sua attività in quel tribunale rimangono le Decisiones Sacrae Rotae Romanae coram Iacobo Cavalerio..., pubblicate a Roma nel 1629. Fu descritto come un curiale solerte, probo e gentile; qualità che si univano ad un gusto non comune per le lettere. In un momento in cui questo tribunale aumentava la propria importanza nella Curia sottraendo competenze che erano state prerogativa delle congregazioni, egli ebbe modo di rinverdire, sul colle Vaticano, quella buona fama di amministratore che i suoi antenati avevano già dimostrato in Campidoglio.
La dedica delle Decisiones ad Urbano VIII, pontefice nell'anno in cui videro la luce, postume, non fu solo atto di reverente omaggio quanto testimonianza della amicizia che aveva legato i due personaggi. Nella dedica il C. riconosce di dovere all'amicizia e alla generosità del papa tutto ciò che ha ottenuto per sé e per i suoi, ricorda la cordialità dei suoi rapporti anche con Francesco Barberini e con gli altri componenti la famiglia, sottolinea come il rapporto che li unisce risalga agli anni della sua giovinezza, quando si era affidato all'umanità e alla liberalità del futuro pontefice.
Di questo rapporto privilegiato tra il C. e i Barberini restano alcune lettere che egli indirizzò a Francesco e a Taddeo, oltre che allo stesso papa, tra il 1626 e il 1628. Ma la migliore testimonianza del favore di cui poté finalmente godere è proprio la sua carriera ecclesiastica dopo l'ascesa al pontificato del Barberini, nell'agosto del 1623: fu infatti datario nel settembre del 1623 e cardinale con il titolo di S. Eusebio nel gennaio del 1626. Il suo fu un cardinalato senza splendore, notò ripetutamente l'Ameyden, perché non illustrato dal denaro di un patrimonio familiare né da particolari doti del personaggio, il quale anzi, afflitto da obesità e da una precoce vecchiaia, si ritrasse da ogni funzione pubblica e spese buona parte degli ultimi anni a curarsi gli acciacchi a Tivoli. Qui infatti la morte lo colse il 28 genn. 1629. Fu sepolto nella basilica dell'Ara Coeli, nella cappella di famiglia.
Fonti e Bibl.: La dispers. degli archivi dei Cavalieri pone limiti per ora insuperabili ad una biografia più articolata. I documenti inediti, che confermano i dati per larga parte già conosciuti attraverso le consuete vite dei cardinali, sono contenute nel ms. di T. Ameyden, Elogia Summorum Pontif. et Sanctae Romanae Ecclesiae cardinalium, suo aevo defunctorum ad Urbanum filium, conservato nella Biblioteca Casanatense, 1336; un controllo è stato effettuato sui Ruoli di famiglia dell'Arch. Segr. Vaticano a partire dal vol. 90 (settembre 1589); di qualche interesse le sue lettere scritte tra il 1626 e il 1628 ad alcuni Barberini, contenute, sempre nell'Arch. Segr. Vaticano, ms. Barb. lat. 8703. Tra le fonti edite cfr.: A. Ciaconio, Vitae et res gestae Pontificum Roman. et S. R. E. Cardinalium, Romae 1677, IV, col. 554; G. G. Eggs, Purpura docta seu vitae, legationes, res gestae, obitus, aliaque scitu, ac memoratu digna, Monaco 1714, III, pp. 320 s.; G. Muzi, Mem. eccles. e civili di Città di Castello, Città di Castello 1844, II, p. 224; B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae...,Città del Vaticano 1931, ad vocem; L. von Pastor, Storia dei Papi, XIII, Roma 1931, ad Indicem.