CARRARA, Giacomo
Nato a Soresina (Cremona) il 26 nov. 1864 da Alessandro e da Giulia Coffetti, conseguì la laurea in chimica pura e quella in chimica e farmacia presso l'università di Padova. Ivi iniziò la sua attività scientifica nell'ambito dell'istituto di chimica farmaceutica sotto la guida di P. Spica, direttore dell'istituto stesso. Le sue prime ricerche furono rivolte ad argomenti di chimica organica: condurangine, glucosidi amari della corteccia del condurango (Gonolobus e Mataperro)e tiourea.
Nel 1888 fu incaricato dell'insegnamento di chimica nell'istituto tecnico di Bergamo e divenne poi reggente di chimica nello stesso istituto fino al 1891 quando, spinto dal desiderio di dedicarsi alla ricerca scientifica, abbandonò l'insegnamento medio per ritornare a Padova quale assistente dapprima, libero docente dal 1894 e infine professore incaricato presso l'istituto di chimica generale di quella università, sotto la guida di Raffaele Nasini.
Presso la stessa sede tenne, dal 1900 al 1901 su incarico, l'insegnamento di elettrochimica, istituito allora per la prima volta in Italia. Il C. ottenne nell'ottobre del 1904, per concorso, la nomina a professore di elettrochimica presso la scuola degli ingegneri di Milano, inseguito denominata Politecnico.
A Padova il C. si dedicò prevalentemente a ricerche di chimica-fisica sul tema riguardante la fenomenologia e la teoria delle soluzioni diluite, allora di attualità perché in pieno sviluppo sperimentale e teorico.
Studiò inoltre il potere rifrangente di vari composti, in special modo l'influenza sul valore ottico dei doppi legami da parte degli alogeni e l'influenza sul potere rifrangente degli elementi ossigeno, zolfo ed azoto inseriti in nuclei eterociclici. Questi ultimi lavori furono condotti insieme col Nasini e diedero inizio a numerose altre ricerche. Con essi per la prima volta fa trattato il fenomeno della depressione ottica.
Il C. per primo stabilì con esperienze crioscopiche il peso molecolare dell'acqua ossigenata, osservò la velocità di formazione delle solfine e l'influenza esercitata da solventi neutri su di essa. In un settore soprattutto il C. emerse come iniziatore di ricerche originali: lo studio di quel particolare capitolo della chimica-fisica, che è la dissociazione elettrolitica in solventi diversi dall'acqua; le sue esperienze, descritte in numerose pubblicazioni, e le deduzioni derivate costituiscono la base fondamentale della teoria sull'argomento. L'insieme di questi lavori, raccolto in monografia, fu tradotto in tedesco da K. Arndt per la collezione di F. B. Abrens; ciò fece conoscere il C. anche nel mondo scientifico straniero del settore.
Al Politecnico di Milano, come direttore dell'istituto di elettrochimica "Principessa Iolanda Margherita di Savoia", il C. contribuì decisamente al sorgere dell'istituto stesso, dopo aver effettuato un viaggio in Gemania per visitare i principali istituti di elettrochimica tedeschi, allora all'avanguardia scientifico-tecnica. Egli diresse tale istituto sino alla morte, pur avendo vinto il concorso di titolare della cattedra di chimica industriale della università di Palermo, cui rinunciò per rimanere a Milano.
Presso il Politecnico di questa città, inserito nell'ambiente industriale in pieno sviluppo, l'attività del C. da scientifico-teorica si trasformò in applicativo-scientifica ed industriale. Anche in tale attività egli ebbe molto successo: ottimi contributi diede all'utilizzazione del cloro, allora in sovrapproduzione, per ottenere cloruro di zinco, da attacco di calamine con cloro elementare, e zinco metallico per elettrofisi delle soluzioni acquose del cloruro di zinco ottenuto. Tale processo fu preso in seria considerazione anche all'estero e diede inizio in Italia agli sviluppi della tecnologia dello zinco elettrolitico, opera poi continuata dall'allievo del C., L. Cambi. Il C. s'interessò inoltre ad un processo per l'estrazione via umida del mercurio da minerali cinabriferi poveri mediante attacco con ipoclorito ottenuto per elettrolisi del cloruro di sodio (1914).
Anche nel settore delle resine sintetiche organiche, allora nelle prime fasi di sviluppo, il C. dette un valido contributo ideando un nuovo prodotto, la "xilite", resina dalle buone caratteristiche isolanti, di cui curò la produzione industriale con un impianto eretto a Mestre.
Nel momento in cui i più importanti tecnologi del mondo s'interessavano, con successo, della produzione di ammoniaca sintetica, cioè negli anni seguenti la prima guerra mondiale, anche il C. conseguì alcuni successi proponendo nuove soluzioni tecnologiche, sia per la produzione di idrogeno (1919), sia per il catalizzatore (1923-1925).
Autore di quasi ottanta pubblicazioni, nel pieno fervore di vita e di attività scientifico-tecnica il C. morì tragicamente a Melzo il 14 ott. 1925 in un incidente automobilistico. Pochi mesi prima era stato nominato membro effettivo dell'Istituto lombardo di scienze e lettere.
Tra le principali opere si ricordano: Sulladissociazione elettrolitica in solventi diversi dall'acqua, in Gazzetta chimica ital., XXVII (1897), 1, p. 207;XXXIII (1903), 1, pp. 241-311; Ioni dell'acqua ossigenata (con A. Brighenti), ibid., pp. 362-368; Forza elettromotrice tra alcuni metalli e soluzioni dei loro sali in acqua e metanolo (con L. d'Agostini), ibid., XXXV (1905), 1, pp. 132-144; Sul peso molecolare di alcuni composti organici allo stato liquido (conG. Ferrari), ibid., XXXVI (1900) 1, pp. 419-428; Elettrochimica delle soluz. non acquose, ibid., XXXVII (1907), 1, pp. 525-561 (trad. tedesca: Elektrochemie der nichtwässrigen Lösungen, Stuttgart 1907); Processo per la preparazione di zinco cloruro, in Chemisches Zentralblatt, LXXIX(1908), 2, B. pp. 1657 s.; Ilsistema Zorzi per la produz. elettrolitica di idrogeno ed ossigeno, in Elettrotecnica, V (1918), pp. 86-90; Catalizzatori per la sintesi dell'ammoniaca, in Chem. Zentr., XCVII (1926), 1, A, p. 202.
Bibl.: I. Guareschi, Nuova Encicl. di chimica, Milano 1902, VII, p. 161; X, p. 494;R. Nasini, necrol. in Giorn. di chimica industr. ed appl., VII (1925), 10, pp. 608s.; G. Belluzzo, Comm., in Rend. dell'Ist. lomb. di scienze e lettere, s. 2, LXIII(1930), pp. 1105 s.; F. Lori, Storia delPolitecnico di Milano, Milano 1941, pp. 175, 296; A. Coppadoro, I chimiciital. e le loro istituzioni, Milano 1961, pp. 222 s.