CAPUTO, Giacomo
Archeologo, nato a Palma di Montechiaro (Agrigento) il 18 settembre 1901; studiò a Palermo sotto la guida di Biagio Pace. Fu in Grecia per diversi anni, dal 1928, presso la Scuola archeologica italiana, con Alessandro Della Seta e scoprì il villaggio dell'età del Bronzo di Poliochni (Lemno). I suoi interessi si volsero ben presto all'Africa settentrionale, dove dal 1935 diresse gli scavi in Cirenaica, assumendo in seguito la giurisdizione sugli scavi di tutta la Libia. La sua attività si esplicò in opere di scavo e soprattutto di restauro nei maggiori centri della Libia (Tolemaide, Leptis Magna, Tripoli, Sabratha, Cirene), sui quali ha pubblicato via via relazioni e commenti in numerosi articoli su varie riviste italiane e straniere. Soprintendente alle Antichità dell'Etruria dal 1951 al 1966, diresse i suoi interessi sull'"orientalizzante" nell'Etruria settentrionale; diede inoltre impulso agli scavi di Roselle e riaprì gli scavi nella necropoli di Crocifisso del Tufo, a Orvieto. È presidente della Fondazione-Museo "C. Faina" di Orvieto ed è responsabile del Gruppo di Ricerca per le antichità dell'Africa settentrionale, finanziato dal CNR. Ha fondato le riviste Quaderni di archeologia della Libia e Monografie di archeologia libica.
Tra i suoi principali studi monografici sono: Tre xoana e il culto di una sorgente in territorio geloo-agrigentino, in Mon. Ant. Lincei, XXXVII (1938) coll. 586-683; Lo scultore del grande bassorilievo con la danza delle Menadi, Roma 1948; Scavi sahariani (cori B. Pace e S. Sergi), in Mon. Ant. Lincei, XLI (1951) coll. 149-552; Trent'anni di scavi greco-romani in Libia, in Rend. Acc. Napoli, n. s., XXVII (1952), pp. 33-7; Il teatro di Sabratha e l'architettura teatrale africana, Roma 1959; Le tholoi di Quinto Fiorentino e S. Angelo Muxaro, in La Parola del passato, XVIII (1963), pp. 401-18; Leptis Magna (con R. Bianchi Bandinelli e E. Vergara Caffarelli), Roma 1964.