CAMBRUZZI, Giacomo
Nacque nel 1744 a Castel di Soligo (Treviso), luogo d'origine della famiglia, dove era nato anche il suo bisnonno Antonio Bellucci. Come questo, il C. fu pittore rinomato ai suoi tempi e lavorò presso molte corti principesche. Notizie su questa famiglia di pittori sono state raccolte alla fine del secolo XVIII (Federici).
Le numerosissime opere del C., come quelle di molti ritrattisti italiani che al loro tempo godettero di fama internazionale, vennero ben presto dimenticate. Le notizie sulla sua attività, fornite per lo più dal suo contemporaneo e conterraneo Federici, vanno accolte con cautela, perché è provato che la cronologia, nonché vari altri particolari, sono inesatti. Vi sono tuttavia alcuni punti fermi che riguardano, oltre alle tappe della sua attività, le tecniche da lui praticate (più che altro pastello, ma anche olio, disegno in miniatura) e attestano il suo successo; mentre lo Zani conferma l'alta qualità dei suoi ritratti. Il C. era insomma un artista ricercato, sia per il suo delicato disegno e per la vivacità degli incarnati sia per la naturalezza dei suoi ritratti di personaggi dell'aristocrazia.
Ai suoi primi anni di attività è databile un gruppo numeroso di ritratti di nobili trevisani, tra i quali spiccava quello del giovane Giuseppe Ferro (al tempo del Federici ancora in possesso della famiglia). Pare che il C. abbia poi dimorato a Innsbruck e a Vienna (fino al 1768), inframezzando di tanto in tanto soggiorni a Monaco dove ritrasse la principessa di Sassonia Maria Antonia che si era temporaneamente rifugiata in quella città, assieme alla corte del principe elettore durante la guerra dei Sette anni.
Seguì forse, allora, il viaggio a Mannheim, residenza del principe elettore del Palatinato Carlo Teodoro. Grande dovette essere il successo riscosso dal C. a Colonia, se lavorò alla corte dell'illuminato principe elettore Massimiliano Federico, che lo elevò al rango di cavaliere. Sembra che immediatamente dopo un soggiorno di un anno in Olanda si sia recato in Inghilterra. Espose alla Royal Academy di Londra, con il nome di "De Cambruzzi", nel 1775 (catal., n. 93: "five portraits; in Crayons") e nel 1777 (catal., n. 38: "portrait of a gentleman; in Crayons"). Sempre secondo gli atti della Royal Academy, (A Graves, The Royal Academy of Arts, I, London 1905), il C. abitò prima in Charing Cross, poi in Long Acre. Il cambiamento di domicilio e la sua assenza dall'esposizione dell'Accademia nel 1776 inducono a ritenere che in quel periodo egli avesse intrapreso un viaggio attraverso l'Inghilterra verso la Scozia di cui si ha sicura notizia: a Edimburgo poté eseguire molte altre commissioni. Va precisato che il C. non era membro della Royal Academy, contrariamente a quanto afferma il Federici, che è in errore anche quando fa iniziare con Londra i suoi soggiorni all'estero.
Durante un soggiorno in Francia il C. avrebbe ritratto a Versailles alcuni membri della famiglia reale, e a Parigi alcuni ministri del re e diplomatici stranieri. L'artista dové soggiornare a lungo anche in Spagna, dove, a Madrid, dipinse i ritratti dell'infante don Gabriele, della famiglia del duca d'Alba e di molti grandi (Federici); fu attivo a Barcellona e a Saragozza (ritratto del duca di Lancaster).
Non è accertata la data del suo ritorno in Italia, dove comunque pare abbia ancora lavorato per diversi anni. Il Federici registra soste a Genova, Milano, Venezia e nelle città venete di qualche importanza, oltre a un soggiorno di qualche anno a Firenze, dove, sotto il granduca Ferdinando III, sarebbe stato ammesso all'Accademia: firmato e datato 1774 è un ritratto dello stesso granduca che insieme con quello di M. Luisa di Borbone, sua moglie, è stato venduto da Sotheby a Londra l'11 luglio 1973 (cfr. catal., n. 65). Nel "corridoio vasariano" degli Uffizi si conserva l'Autoritratto. Quando comparve il libro del Federici (1803), il C. faceva vita ritirata a Castel di Soligo.
Fonti e Bibl.: D. M. Federici, Memorie trevigiane sulle opere del disegno, Venezia 1803, II, pp. 183 s.;P. Zani, Encicl. ... delle Belle Arti, I, 5, Parma 1820, p. 239; G. Bénézit, Dictionn. des peintres, II, 1949, p. 274; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 433.