CAGNACCINI (Cagnacino), Giacomo
Non si conosce la data della sua nascita, che dové avvenire comunque a Ferrara negli ultimi anni del sec. XV, o - al più tardi - nei primissimi del XVI.
Non è possibile precisare neppure l'eventuale rapporto di parentela con quel Nicola, che fu promotore del Diplovataccio assieme a Gian Maria Riminaldi nell'agosto del 1190 (Pardi, Titoli dottorali, pp. 86-87), 0 con l'Antonio, "magister" e "doctore legente" nel 1509-1510 (Franceschini, p. 10), ricordato anche come promotore nella facoltà medica nel 1529 (Pardi, cit., p. 119).
Il C. compì i suoi studi quasi certamente a Ferrara, ottenendo il dottorato in diritto prima del 1527, durante il lungo periodo di crisi che attraversò lo Studio, a causa degli eventi bellici e delle pestilenze. Il Pardi (Lo Studio, p. 113) lo vuole maestro di diritto canonico fin da quel medesimo anno, mentre il Borsetti sembra indicare il 1528. Nel 1528 comunque egli era già consultore del Giudice dei dodici savi del Comune, e per tale suo ufficio riceveva l'incarico dall'università di presentare al "magnifico judice" una sua relazione ed una supplica di Francesco Sarasino, dottore leggente di istituzioni, che reclamava un supplemento al proprio stipendio, dacché aveva "lecto, quanto hano facto li altri suoi concurrenti" (Franceschini, p. 22). A partire dal 1530 il C. risulta con certezza "doctore lezente" di diritto canonico, con lo stipendio di 42 lire di marchesini, via via aumentato negli anni seguenti a 150 (1538), poi a 200 (1541-42), a 250 (1544-45), ed infine a 400 nel 1548-49. Nel 1543-44 aveva ricoperto anche, temporaneamente, insieme con la lettura ordinaria di diritto canonico, quella mattutina di diritto civile, per supplire all'infermità di Ludovico Catti.
Nell'insegnamento dové porre fin dall'inizio una notevole vivacità, se anche a lui si riferisce la lettera indirizzata nel 1529 ad Alfonso d'Este da un maestro di diritto canonico, il quale si lamentava perché i suoi giovani concorrenti gli rendevano impossibile svolgere la professione (Solerti, pp. 20 s.). Dal 1542 il C. ebbe come collega allo Studio Andrea Alciato, e la vicinanza d'un tale giurista non fu senza effetto sulla sua cultura. Invece non visse forse abbastanza per incontrare il Corasio, che ottenne a Ferrara una cattedra di diritto civile a partire dal 1550-51. Le notizie che abbiamo di lui, comunque, ce lo presentano in una cerchia di amicizie "umanistiche", che vanno da Ercole Sadoleto, il fratello del cardinale, a Daniele Fino, a Lilio Gregorio Giraldi, il letterato amico e cofiaboratore di Pico negli ultimi anni. Appunto il Giraldi poté lodarne le qualità di scrittore di eleganti versi latini, considerandolo tra quei poeti ferraresi del suo tempo, che avevano dimostrato notevoli doti, pur dedicandosi soprattutto a discipline diverse. Fu ancora il Giraldi a dettare per lui un'epigrafe, quando la morte lo colse improvvisamente nel 1550, mentre si accingeva ad accettare una cattedra nell'università di Pavia.
Perdute ormai tutte le lecturae universitarie del C., mai pubblicate a stampa, della sua attività di giurista rimangono solo 13 consilia, accolti fra quelli di Gian Maria e Iacopino Riminaldi, che peraltro non sembrano segnalarsi nella letteratura consiliare del sec. XVI.
Due brevi composizioni poetiche del C., databili fra il 1529 ed il 1530, sono raccolte nel codice di Daniele Fino della Bibl. comunale Ariostea di Ferrara, ms. I, 437, c. 137rv. Da esso trascrive il ms. Parm.1487, cc. 223 s. (Parma, Bibl. Palatina), come pure in seguito il Borsetti. I consilia sono editi in Io. Mariae et Iacopini a Riminaldis Consiliorum Volumen IV, Venetiis 1579, ff. 119vb-126rb, 163rb-164rb, 169ra-183ra, 185rb-187va.
Fonti e Bibl.: Il giudizio del Giraldi compare nei suoi Dialogi duo de Poetis nostrorum temporum, nell'ed. degli Opera omnia, Basileae 1580, II, p. 421. Un rapido cenno si legge in L. Ughi, Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi, Ferrara 1804, p. 103. Non v'è traccia della sua laurea in G. Pardi, Titolidottorali conferiti dallo Studio di Ferrara nei secoli XV e XVI, Lucca 1901, mentre la lettera del canonista, cui si accerma nel testo, è riassunta in A. Solerti, Documenti riguardanti lo Studio di Ferrara nei secc. XV e XVI, in Atti della Dep. ferrarese di st. patria, IV(1892), 2, pp. 20 s. Alcune notizie sono raccolte dagli storici dello Studio: F. Borsetti, Historia almi Ferrariae Gymnasii, Ferranae 1735, II, pp. 135 s.; G. Guarini, Ad Ferrariensis Gymnasii historiam: per F. Borsettum conscriptam, Supplementum et animadversiones, II, Bononiae 1741, pp. 41 s.; G. Pardi, Lo Studio di Ferrara nei secc. XV e XVI, Ferrara 1903, pp. 113 s., 227. Il C. risulta menzionato in numerosi ordini di pagamento, pubblicati da A. Franceschini, Nuovidocum. relativi ai docenti dello Studio di Ferrara, Ferrara 1970, ad Indicem.