CAETANI, Giacomo (Iacobello, Bello)
Secondo di questo nome, nacque intorno al 1338 da Nicola conte di Fondi e da Giacoma Orsini.
Morto Nicola (nel 1348 c.) è probabile che la vedova continuasse la politica di ampliamento del patrimonio territoriale, innanzitutto per quanto concerneva Sezze: se è vero che Giacoma, quale tutrice del C. e del primogenito Onorato, ricorse in appello, il 16 luglio 1350, contro la sentenza di scomunica del legato Annibaldo da Ceccano, dichiarando falsa l'accusa di tenere occupata Sezze e di averle assegnato il podestà, è anche vero che in un documento del 2 dic. 1352, col quale i nobili di Trevi in Marittima si impegnavano a non molestare Giacoma e i suoi figli nel territorio di Trevi e a non dare protezione ai nemici di Trevi e Sezze, quest'ultima è detta "sub protectione comitisse, Honorati et Jacobelli".
Le mire di Onorato e del C. andavano comunque ben oltre Sezze: speravano, infatti, di assoggettarsi Anagni che, dipendente direttamente dalla Chiesa fin dalla morte di Benedetto Caetani, subiva tuttavia frequenti incursioni da parte dei nemici di Onorato e specialmente dei Ceccanesi. Allora i due fratelli, consapevoli di costituire la sola forza in grado di proteggere Anagni da continui soprusi, vi entrarono e il 21 sett. 1358 ricevevano dai rappresentanti della popolazione il dominio della città, con l'obbligo di osservare gli statuti e di provvedere alle spese per il podestà e gli ufficiali del Comune. Forti della posizione raggiunta, Onorato e il C. poterono affrontare la controversia nata con gli zii Giovanni e Giacomo, i quali avanzavano infondate pretese sulla contea di Fondi. Le trattative cominciarono il 2 ott. 1358 e da quella data decorsero gli accordi stipulati tra i procuratori delle due parti il 17 genn. 1360: in quella occasione si stabiliva un incontro risolutivo per il 15 agosto successivo, durante il quale Giovanni e Giacomo avrebbero definitivamente rinunciato alle pretese sulla contea di Fondi e Onorato e il C. avrebbero acquistato da Giovanni il territorio di Falvaterra. Tuttavia l'uccisione di Giacomo da parte dei banderesi romani e la fuga del fratello Giovanni resero impossibile l'incontro.
Il 25 giugno 1369 Giovanni Caetani palatino vendeva al procuratore di Onorato e del C. la metà dei suoi diritti sulla metà di Ninfa. L'altra metà era già stata concessa in feudo dalla Chiesa al C. e a Onorato, i quali furono autorizzati da Urbano V, il 6 maggio 1370, a prestargli giuramento di fedeltà, per quella parte di Ninfa, in persona dei loro procuratori.
Nel 1371 la Camera apostolica, in base alle disposizioni testamentarie di Francesco Caetani, tesoriere di York, avanzava diritti su Sermoneta, Bassiano e San Felice, ma Gregorio XI, accogliendo una supplica di Onorato e del C., il 19 marzo ordinò al cardinale legato Pietro d'Estaing di provvedere che i due fratelli non fossero molestati a tal proposito e poi, il 2 settembre successivo e l'11 luglio 1372, prorogò di un anno l'inizio del processo relativo all'esecuzione delle ultime volontà di Francesco.
Mentre nel 1378, all'apertura del grande scisma d'Occidente, il C. e altri della sua famiglia rimasero fedeli ad Urbano VI, suo fratello Onorato passò subito dalla parte di Clemente VII. Quest'ultimo, appigliandosi al testamento di Francesco Caetani, con varie lettere del 22 nov. 1378, spogliò il C. e gli eredi di Giovanni Caetani palatino dei diritti su Ninfa e ne investi Onorato, suo potente fautore; incaricò, inoltre, Giacomo d'Itri patriarca di Costantinopoli ed altri vescovi suoi seguaci di privare il C., in favore di Onorato, dei suoi diritti su Sermoneta e Bassiano. Clemente VII, poi, il 23 marzo 1379, convocò davanti al concistoro di Fondi i suoi nemici, e tra questi il C., perché rinnegassero Urbano VI e gli prestassero giuramento di fedeltà, ma non ottenne alcun risultato. In conseguenza il C. dovette perdere effettivamente le sue terre: infatti, dopo il 1380, lo troviamo per lo più nel Regno, impegnato a difendere la causa dei Durazzesi.
Il 15 luglio 1381 il C. prese parte alla battaglia svoltasi alle porte di Napoli contro Ottone di Brunswick, accorso per proteggere Giovanna I anch'essa passata dalla parte di Clemente VII. Pochi mesi dopo la sua entrata in Napoli, il 20 ott. 1381, Carlo III di Durazzo donava al C., suo "miles, cambellanus et fidelis" alcuni diritti sulla terra di Spigno Saturnia e, il 4 dicembre successivo, i castelli di Roccarainola, Ailano, Santo Padre e Pulcherini; il 15 ott. 1382, inoltre, concedeva al C., le cui finanze dovevano essere dissestate, una dilazione di tre mesi per il pagamento dei debiti, ed infine, l'8 sett. 1383, gli dava in feudo Piedimonte d'Alife e i diritti sulla quarta parte di Spigno Saturnia. Il 4 apr. 1384 il C., con i figli Giacomo e Cristoforo, era ancora accanto a Carlo III, nella battaglia contro il duca Luigi d'Angiò.
La situazione cambiò quando nel 1385 Urbano VI scagliò la scomunica contro Carlo di Durazzo. I Caetani si dichiararono allora fautori del pontefice e può darsi che il C. e sua moglie Sveva di Sanseverino, seguendo l'esempio del figlio Giacomo (III), prestassero giuramento di fedeltà a Luigi II d'Angiò. Carlo di Durazzo dichiarò il C. decaduto da tutti i feudi e benefici che gli aveva concesso in passato ma poi, partito il sovrano per l'Ungheria, la consorte Margherita, il 31 genn. 1386, reintegrava il C., tornato di nuovo all'obbedienza, nei precedenti diritti. Da allora, anche dopo l'assassinio di Carlo in Ungheria, i Caetani rimasero per molti anni fedeli a Margherita e a suo figlio Ladislao, il quale confermava il C. nel godimento dei feudi nel Regno il 22 maggio 1391.
Nel 1400 il C. partecipò alla guerra contro il conte di Fondi suo fratello e i suoi seguaci e riuscì a rioccupare, i castelli di Sermoneta, Ninfa, Bassiano e Norma, dei quali Bonifacio IX il 13 febbr. 1401 gli concesse l'investitura. Fedele alla Chiesa, il 18 dic. 1411 otteneva da Giovanni XXIII il feudo di Acquapuzza. Lo stesso pontefice il 31 genn. 1412 gli concesse anche i castelli di Trevi, San Felice, Zanneto e la metà di Sonnino. è probabile che, quando il 7 giugno 1413 Ladislao di Durazzo entrò in Roma, il C. si sia schierato con il figlio Cristoforo in difesa del pontefice. Infatti il 14 luglio 1413 Ladislao reintegrò il C. e suo figlio Cristoforo nei loro diritti, liberandoli dalle pene comminate loro per la passata infedeltà.
Oramai molto avanti negli anni, nel 1418 il C. pensò a dividere le sue terre tra i figli in modo tale da assicurare loro un solido potere: morto il primogenito Giacomo, il C. credette opportuno lasciare la contea di Fondi, passata a lui dopo la morte senza eredi, nel 1400, di Onorato al secondogenito Cristoforo e le terre della Campagna e Marittima al nipote Giacomo (IV), figlio di Giacomo (III). Il 4 e 5 nov. 1418 Giovanna II, ricordando i meriti del C. verso Carlo suo padre e Ladislao suo fratello, autorizzava Cristoforo a succedere al padre nella contea di Fondi.
Le ultime notizie di un qualche interesse relative al C. sono: un documento del 7 luglio 1420 dal quale egli risulta avere la giurisdizione su Sezze; due lettere di Ludovico d'Allemand, scritte per ordine di Martino V, una, il 3 genn. 1421 ai collettori della Camera Urbis perché non esigessero il focatico e l'imposta sul sale e Sermoneta, l'altra, il 10 aprile, agli ufficiali della Chiesa perché provvedessero a proteggere il C. e le sue terre; infine, l'atto di acquisto da parte del C., il 7 genn. 1423, di metà delle peschiere dello stagno di Fogliano.
Morì poco dopo questa data, lasciando la moglie Sveva di Sanseverino, dalla quale aveva avuto sei figli: Giacomo, morto nel 1408, Cristoforo, Antonio, Giovanna, Agnesella e Nicola.
Fonti e Bibl.: Il diario romano di Antonio di Pietro dello Schiavo, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXIV, 5, a cura di F. Isoldi, p. 107; I diurnali del duca di Monteleone, ibid., XX, a cura di M. Manfredi, pp. 26, 37; Regesta chartarum, a cura di G. Caetani, II-IV, San Casciano Val di Pesa 1927-1929, ad Indices;M.Camera, Elucubrazioni storico-diplomatiche su Giovanna I regina di Napoli e Carlo III di Durazzo, Salerno 1889, p. 318; G. Falco, Il Comune di Velletri nel Medio Evo, in Arch. della R. Soc. romana di storia patria, XXXIX(1916), p. 121; G. Caetani, Caietanorum genealogia, Perugia 1920, pp. 58 s., tav. A-XXXVIII; G. Falco, I Comuni della Campagna e della Marittima nel Medio Evo, in Arch. della R. Soc. rom. di storia patria, XLIX(1926), pp. 209 s., 227, 261; G. Caetani, DomusCaietana, I, 1, San Casciano Val di Pesa 1927, pp. 225, 281-283, 286 s., 294, 300-303; I, 2, ibid. 1927, pp. 3-31, 55, 66, 148; E. G. Léonard, Histoire de Jeanne Ire reine de Naples, III, Monaco-Paris 1936, p. 407 n. 2; A. Esch, Bonifaz IX. und der Kirchenstaat, Tübingen 1969, pp. 334 s., 346 s.