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BRUNAZZI, Giacomo

di Sergio Cella - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972)
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BRUNAZZI, Giacomo

Sergio Cella

Nacque a Lissa intorno al 1770. Emigrò a Vienna in seguito all'occupazione francese della Dalmazia, e vi condusse vita grama. Qui, per la mediazione del conte Vincenzo Ziffra, che conosceva i suoi sentimenti antinapoleonici e le sue molte relazioni fra i Dalmati, si mise nel 1810 al servizio dell'arciduca Francesco d'Austria-Este, esule da Modena. Questi, sostenuto dal governo inglese e da lord Bentinck, progettava allora di capeggiare un piano per l'indipendenza italiana, anche senza l'approvazione austriaca. A questo scopo mandò il B. nella Dalmazia meridionale e nel Montenegro per saggiare le possibilità di rivolta, mentre lasciò il conte Janus de La Tour a mantenere i contatti col Bentinck. Il B. ritornò alla fine del 1811 con buone notizie: il vescovo di Cettigne e il pascià di Scutari erano pronti a mettersi al servizio dell'arciduca dietro modesto compenso. Così, mentre l'arciduca partiva da Malta per la Sardegna dove, sposata Maria Beatrice di Savoia, raccolse un corpo di mercenari, il B. ritornò in Dalmazia accompagnato da un agente inglese, con qualche centinaio di sterline. Della sua intensa attività in questo periodo restano le numerose e dettagliate relazioni che lui inviò all'arciduca.

Intanto, dopo le sconfitte napoleoniche in Russia e un periodo di sospensione delle ostilità, l'Austria aderì alla sesta coalizione e vennero a cadere i piani inglesi per una rivoluzione italiana. L'arciduca Francesco si trasferì nel luglio 1813 a Zante, tentando di continuare la sua ambiziosa politica nell'orbita inglese. Suscitò comprensibili diffidenze e lanciò quindi proclami in nome dell'imperatore, incitando alla rivolta Dalmati e Croati. Nei proclami diffusi per suo conto dal B. si esortavano le popolazioni italiane a sollevarsi in difesa della religione e della patria; analogamente, in quelli lanciati dal generale austriaco Nugent da Ravenna, intitolati al "Regno indipendente d'Italia", si prometteva ai Dalmati l'abolizione della coscrizione obbligatoria e delle tasse di registro, bollo e successione.

Ai primi d'ottobre il B. si imbarcò sul brick "Cimone" insieme con un capitano e 50 soldati inglesi forniti dal colonnello Robertson, e mosse verso Ragusa e l'Isola di Mezzo. Qui si unirono a lui forze montenegrine e disertori croati. Col brick inglese "Saracen" egli puntò poi sulle Bocche di Cattaro e vi compì alcuni sbarchi. Le truppe locali agli ordini dei Francesi si ribellarono ed egli poté impadronirsi del forte di Perasto; successivamente operò a Castelnuovo, Dobrota, Pizzagno e Cattaro e catturò alcuni vascelli francesi. Quando incontrò le forze regolari austriache, comandate dal generale Milutinovich, fu costretto a sciogliere il suo piccolo esercito. Ancora a Fiume, dove era giunto il 15 ottobre, l'arciduca intendeva procedere all'arruolamento di armati, ma il Metternich diffidava delle sue mire. Perciò il B. fu messo in disparte e l'arciduca, in ossequio alle direttive austriache, raggiunse Vienna. Le ultime resistenze dei Francesi in Dalmazia cessarono e con esse l'attività antifrancese dal Brunazzi. Da Fiume nel febbraio del 1814 egli raggiunse nuovamente l'arciduca e ne ebbe poi onorifici incarichi di rappresentanza a Roma. Nel 1818 ebbe da Vienna una medaglia d'oro in riconoscimento dei "servizi resi allo Stato". Se ne perdono le tracce successivamente.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Modena, Archivio Austro-Estense, filza III (Affari di Dalmazia); Min. Affari Esteri, Atti non riservati, tit. 4-2-2 (1818); C. Galvani, Memorie storiche intorno la vita dell'arciduca Francesco IV d'Austria d'Este, Modena 1846, I, passim; T.Erber, Storia della Dalmazia dal 1797 al 1814, Zara 1889, parte V (ripubbl. in Archivio storico della Dalmazia, XII[1932], pp. 428 s., 433); P. Pisani, La Dalmatie de 1797 à 1815, Paris 1893, p. 465; M. H. Weil, Le prince Eugène et Murat (1813-14), Paris 1902, II, pp. 287 s., 496; G. Gallavresi, Le maréchal Sallier de la Tour, Torino 1917, p. 208; E. Bianchi, La resist. contro Napoleone e l'arciduca Francesco d'Austria d'Este (1811-1813), in Nuova riv. stor., XVII (1933), pp. 100-133; A. Capograssi, Gl'Inglesi in Italia durante le campagne napoleoniche (lord W. Bentinck), Bari 1949, pp. 180, 194; A. Volta, L'Inghilterra e un piano d'unificazione italiana, in Atti e memorie della Dep. di st. patria per le ant. prov. modenesi, s. 8, V (1953), pp. 77-90; Diz. d. Risorg. naz., II, p. 425.

Vedi anche
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Vocabolario
giàcomo
giacomo giàcomo s. m. [voce fonosimbolica, raccostata al nome pr. Giacomo]. – Nella locuz. pop. fare giacomo giacomo, detto delle gambe che tremano, si piegano per paura, per debolezza, ecc.: ho le gambe che mi fanno giacomo giacomo.
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