BREGANZE (Braganza, Braganze, Breganza), Giacomo
Nato a Vicenza nel 1773 da Bartolomeo, notaio, e da Teresa Maranzani, compi gli studi legali e conseguì la laurea presso l'università di Padova.
Nel 1796 il B. aderì con entusiasmo agli ideali rivoluzionari e cominciò a distinguersi nella vita pubblica della sua città per la vivacità delle sue opinioni democratiche, tanto da essere nominato, nell'aprile 1797, membro della municipalità di Vicenza. In questa carica ebbe frequenti e amichevoli contatti col generale Joubert, che lo protesse negli anni successivi.
Dopo Campoformio, il B. scelse l'esilio nella Cisalpina e si stabili a Milano, dove il 24 genn. 1798 gli fu concessa la cittadinanza attiva. Strinse allora amicizia col Foscolo e con Melchiorre Gioia, con i quali costituì quella società che, a partire dal 20 gennaio 1798, pubblicò il Monitore italiano.
Il B. assunse la direzione del famoso organo democratico e curò la rubrica Cenni politici con le notizie dall'estero. Nel numero 14del 15 febbraio pubblicò, anonimo, un articolo vivacemente antifrancese: in esso deplorava i mali della Cisalpina, attribuendone la colpa alla Francia che la sfruttava a proprio esclusivo vantaggio; accusava quindi apertamente il Bonaparte di aver tradito a Campoformio i paesi veneti, di averli depredati e di non avervi saputo stabilire un regime di libertà; denunciava infine, alludendo all'eventualità della formazione di una Repubblica romana, un preciso piano dei Francesi per tener divisa l'Italia, per impedirle "l'acquisto di un'influenza attiva nel sistema politico, il ritorno di quella dignità che contiam da secoli perduta, il termine di quelle estorsioni che soffocarono ne' petti nostri la voce della gratitudine verso chi a troppo caro prezzo ci trasse la catena dal collo". Le autorità presero allora a perseguitare l'autore dell'articolo, nonostante una vivace protesta del Gioia. Avvertito di una perquisizione, il B. riuscì a mettersi in salvo a Roma; la fiera difesa del Foscolo apparsa sul numero del 27febbraio non poté impedire che avvenisse il suo allo dalla direzione del Monitore.
L'incidente non pregiudicò a lungo la carriera del B. che il 25 apr. 1798 venne nominato giudice dipartimentale del Benaco, senza però assumerne mai le funzioni. Successivamente, il 30 ottobre, il generale Brune, da lui già conosciuto a Padova, lo designò fra i rappresentanti supplementari al Consiglio de' iuniori, ma ne fu allontanato dalla successiva riforma del Rivaud. Quando la Cisalpina era ormai minacciata, dopo la fuga del Pioltini, fu nominato interinalmente, dal 13 al 15 apr. 1799, ministro di polizia.
Caduta la Repubblica, il B. seguì l'esercito francese, e a Genova durante l'assedio conobbe Maria Drago, madre del Mazzini, con cui strinse un'amicizia rimasta salda per oltre un ventennio. Dopo Marengo ritornò a Milano ed ebbe altri incarichi di polizia col grado di visitatore e di commissario straordinario. Riprese le ostilità, fu nominato membro di una deputazione permanente presso il generale Brune. Nel dicembre del 1801 si recò a Lione dove seguì i lavori dei Comizi. Ritornato a Milano, dopo un breve periodo presso la polizia, passò a funzioni amministrative come viceprefetto di Castelnuovo di Garfagnana. Venne quindi trasferito nuovamente a compiti politici con la nomina a commissario straordinario di polizia generale al Basso Po, quindi al Panaro e infine al Mella.
La proclamazione del Regno non compromise la sua carriera, nonostante i sospetti che permanevano sul suo conto come antico repubblicano "riscaldato". Anche il generale Massena prese infatti ad apprezzare i suoi uffici e ottenne che venisse nominato commissario straordinario di polizia generale nei dipartimenti d'Adige e Mincio. Dopo soli tre mesi, tuttavia, nel maggio del 1806, il B. rinunciò al suo incarico e ritornò a Milano, dove riprese la libera professione d'avvocato. Ritornò ai pubblici uffici nel 1808, quando venne nominato giudice di Corte d'appello, prima ad Ancona, fino alla fine del 1811, e quindi a Brescia, dal 24 febbr. 1812alla caduta del Regno.
Alla fine del 1813 il viceré Eugenio, venuto a conoscenza di alcune osservazioni del B. sulla difesa dell'alto Bresciano, lo chiamò al proprio quartier generale a Verona e poco dopo, nel gennaio del '14, lo inviò come commissario a Bologna a indagarvi sulla diffusione della carboneria e sui suoi rapporti col Murat. Qui il B. venne a conoscenza del trattato concluso tra il re di Napoli e l'Austria, di cui poté inviare il testo ad Eugenio. Questi non diede peso alle sue informazioni e lo inviò a Ferrara, dove il 16 gennaio cadde prigioniero del generale napoletano Filangieri, che aveva preso possesso della città con gli Austriaci.
Caduto il Regno, il B. si ritirò a vita privata stabilendosi a Venezia. Qui alla fine del 1814riaprì lo studio di avvocato ed esercitò con successo la professione fino, al 1824, quando la sua salute cominciò a declinare. In questo periodo, dal 1815 al 1820, lo confortò la corrispondenza con Maria Drago, fitta di amichevoli consigli sull'educazione del giovane Mazzini, preziosa testimonianza sulle prime tendenze e sulla formazione del fanciullo. I moti del 1820-21lo colsero ormai appartato dalla politica attiva e il loro fallimento lo fece sprofondare in un amaro scetticismo.
Dopo brevi soggiorni a Padova e a Milano, sulla fine del 1828 tornò a stabilirsi a Vicenza dove si dedicò prevalentemente alla ricerca storica. Il B. aveva sempre coltivato l'attività letteraria pubblicando diverse operette, fra cui spiccano un Rilievo critico... al discorso del cittadino Zenobio sul diritto di suffragio, Milano 1802, in cui dimostra l'opportunità di non limitare il diritto di voto alla sola categoria dei possidenti; e il saggio Sulla libertà dei mari, Milano 1808 (riedito a cura di U. Breganze, Milano 1857). Dopo il 1825 si dedicò prevalentemente a tradurre la Storia di Napoleone del Norvins e a comporre Supplementi (Canzio), rimasti inediti, fondati sulla sua diretta esperienza degli avvenimenti politici trascorsi e fonte importante soprattutto per la conoscenza delle origini delle società segrete.
Morì a Vicenza il 9 sett. 1835.
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