BRAGADIN, Giacomo
Figlio di Ambroso di Gerolamo e di Isabetta di Iacopo Barozzi, nacque l'11 nov. 1566. Apparteneva al ramo di S. Trovaso della nobile famiglia veneziana. Sua madre, rimasta vedova nel 1573, passò in seconde nozze con Francesco Benetti e assunse la tutela dei figli minori, con un'amministrazione alquanto disordinata sulla quale si contendeva ancora nel 1618. Il B. si sposò con Franceschina di Gerolamo Surian il 26 nov. 1592, a S. Polo.
Fu savio al Cottimo e il 13 febbr. 1594 fu eletto capitano a Vicenza, succedendo ad Antonio Capello. Durò in carica dal 4 ott. 1594 al 1º marzo 1596, essendo podestà con lui nei primi cinque mesi Gerolamo Corner, successivamente Stefano Trevisan.
Al ritorno a Venezia, il 18 ag. 1596, lesse in Collegio una relazione sulla sua missione, costruita secondo lo schema tradizionale. Omettendo deliberatamente tutte le informazioni di carattere generale, già ben note alla Signoria, su questa zona abbondante di viveri, d'animali e di legname, fedelissima e quieta (nonostante le croniche questioni confinarie con i territori arciducali), essa fornisce una stima della popolazione (30.000 abitanti nella città, 160.000 nel territorio) e si diffonde sulle entrate fiscali, sottolineando, col compiacimento tipico dell'ottica del governatore, che il loro gettito era aumentato in modo considerevole.
La risorsa maggiore della provincia era la produzione serica, che alimentava una fortissima esportazione di materia filata e torta ("orsogli") verso Francoforte, Colonia, Anversa e Lione; era invece diminuito, come in tutta la Terraferma veneta, il numero dei telai, ridottisi a una settantina per la difficoltà di collocare all'estero, come si faceva in passato, i tessuti di scarso pregio che lavoravano. Il B. auspicava che l'attività produttiva si volgesse più decisamente alla tessitura piuttosto che ai filati da ordito, e questo mediante la costituzione di una corporazione. In declino era l'arte della lana, che era passata da 3.000 pezze annue a 200. Anche queste situazioni vengono inquadrate in una prospettiva fiscale, con scarsa considerazione per le gravi difficoltà che determinavano in una cerchia tanto vasta di sudditi.
Molta attenzione viene riservata alle milizie, alla disponibilità di galeotti per il servizio dell'armata navale e alla pesante imposizione di "guastatori" destinati alla costruzione della piazzaforte di Palmanova; nelle loro file s'erano registrate numerosissime diserzioni, che avevano costituito il problema più importante del reggimento, anche per la benignità con la quale il B. aveva voluto affrontarlo, trattandosi per la maggior parte di miseri contadini. Ampiamente descritta nella relazione è, infine, la visita d'obbligo al territorio dei Sette Comuni.
Di qualità, a quanto sembrerebbe, non eccezionali, il B. non ricoprì altre cariche pubbliche, benché si protestasse pronto a servire ancora la Repubblica "come buono cittadino", con la stessa fedeltà dei suoi antenati. Morì nell'agosto del 1610.
Fonti: Archivio di Stato di Venezia, Avogaria de Comun. Nascite,Libro d'oro, reg. 54/IV, cc. 20v-21; Ibid., Avogaria de Comun. Matrimoni,Libro d'oro, reg. 90/III, c. 50; Ibid., Avogaria de Comun,Misc. Civ., b. 133, fasc. 117; Ibid., Senato. Relazioni, b. 22; Ibid., Segretario alle Voci,Elezioni Magg. Cons., reg. 7, cc. 179v-180; Ibid, M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, II, p. 151; Relation del n.h. G.B.,capitano di Vicenza,18 maggio1596, Vicenza 1877 (edizione parziale, che riporta soltanto le notizie sulle lavorazioni della seta e della lana e la descrizione della visita al "covolo" sulla riva del Brenta, vicino al ponte di Ancarano).