BOSSO, Giacomo
Nato a Chivasso il 9 luglio 1854 da una famiglia di condizioni modeste, entrò come garzone di bottega a tredici anni in un negozio di carta di Torino, poi divenne apprendista, e quindi, sulla ventina, viaggiatore commerciale. Dopo avere accumulato una larga esperienza del mercato cartario in Italia, assumeva nel 1885 associandosi ai Vigo, la gestione, in affitto, dell'antica cartiera di Parella, le cui origini risalivano al 1471. Si trattava di un modesto opificio, che nel 1890 contava una cinquantina di operai e disponeva di due motori idraulici per 60 CV, di una "macchina continua" e di cinque tini. Il B. seppe tuttavia rialzarne le sorti in pochi anni, rifacendo la maggior parte dello stabile, trasformando il vecchio mulino per cereali, che vi era annesso, in reparto per la lavorazione degli stracci, completando gli impianti con nuove turbine e macchine per la preparazione della pasta e introducendo, fra i primi in Italia, la cellulosa negli impasti destinati alla produzione della carta da pacchi. L'estensione delle lavorazioni pure alle carte calandrate, alle qualità fini e finissime, nonché a vari preparati per la cartotecnica consentì al B. di espandere progressivamente la sua azienda. Nel 1894 acquistava la cartiera di Torre Mondovì, una piccola fabbrica (già dei fratelli Ugone), allora in difficoltà, e ne rammodernava la produzione, già indirizzata verso la carta da parati e da imballaggio, affacciandosi, per la prima volta, sul mercato internazionale con esportazioni di alta qualità, che gli varranno nel 1900 il conferimento di una medaglia d'oro all'Esposizione universale di Parigi. In quegli stessi anni di inizio del secolo, anche la cartiera di Mathi Inferiore nel Canavese veniva aggregata agli stabilimenti di Parella e di Torre Mondovì, onde nel 1906 il B. consolidava il suo patrimonio aziendale costituendo la "Società anonima Cartiere Giacomo Bosso", della quale assumeva le cariche di presidente e di amministratore delegato.
Era iniziata nel frattempo l'ascesa del B. negli ambienti economici torinesi: sindaco nel 1892-1894 di Colleretto Parella nel Canavese, presidente della Commissione mandamentale delle imposte, consigliere dal 1902 della Camera di commercio di Torino, egli collaborava tra il 1905 e il 1906, con Agnelli, L. Bonnefon-Craponne, Emilio De Benedetti e altri esponenti industriali alla trasformazione della vecchia Società promotrice dell'industria nazionale di Torino in un centro di base per la organizzazione e la qualificazione di nuovi orientamenti e istituzioni imprenditoriali a carattere politico-sociale.
Dalla rinnovata dirigenza della Promotrice prendeva avvio infatti, nel luglio 1906, la Lega industriale di Torino, quale organismo di classe inteso a imprimere un indirizzo comune alla politica sindacale del ceto imprenditoriale piemontese e a svolgere, insieme, un'adeguata attività di protezione e di espansione degli interessi industriali a livello amministrativo e legislativo. E il B. ne assumeva la vicepresidenza, entrando nel contempo a far parte della Commissione permanente degli industriali creata nel 1905 al fine di avanzare all'amministrazione civica programmi e piani di esecuzione per il rammodernamento e lo sviluppo industriale torinese.
Seguirà otto anni dopo, nel giugno 1914, la sua elezione, nelle file dei liberali, a consigliere comunale di Torino.
Dopo la fine della guerra, nel novembre 1919, il B. poteva incorporare ancora la cartiera di Mathi Superiore (già dei salesiani, quindi, dal 1907, della Società anonima agricola industriale di Torino) e proseguire l'opera di rinnovamento degli impianti aziendali, con l'organizzazione della fabbrica di pasta di legno di Balangero (Torino) e la costruzione della centrale idroelettrica di Cafasse; era stata abbandonata per contro, fin dal 1912, la gestione della cartiera di Parella, che tuttavia verrà da lui acquistata definitivamente vent'anni dopo (1933), anche per conto del figlio Valentino con il quale aveva realizzato un originale tipo di prodotto, il "buxus", risultato dalla conversione della carta in un nuovo materiale tenace e malleabile, da plasmare e lavorare a piacimento. Dimessosi nel novembre 1919 dalla vicepresidenza della Lega industriale di Torino, il B. conserverà peraltro, in ragione dell'importanza ormai assunta dal suo nucleo industriale, una posizione di rilievo nell'organizzazione politico-economica degli imprenditori torinesi. Capolista e sempre rieletto nel consiglio direttivo della Camera di commercio, consigliere liberale al municipio di Torino, egli assumeva nell'agosto del 1922 la presidenza del Comitato di agitazione economica nazionale sorto l'anno prima a Torino; e da quel momento si poneva in luce fra gli industriali e le correnti dell'associazione liberale locale favorevoli a un'opera di attivo fiancheggiamento, del fascismo, i cui principî egli aveva difeso del resto tra il 1920 e il 1921, subito dopo l'occupazione delle fabbriche, e ancora più tardi nei confronti del secondo ministero Facta (sua la lettera del 21 ag. 1922 in cui invitava il presidente del Consiglio a risolvere gli "impellenti" problemi economici nazionali, "coadiuvato nel difficile compito dalla vera provvidenza fascista che farà epoca nei destini e salvezza d'Italia"). Nemmeno i contrasti insorti successivamente all'interno della Lega industriale torinese nei confronti dell'opera dei sindacati fascisti (che egli riteneva dovesse esser "misurata e non contrastante con gli interessi dell'industria") varranno a intiepidire la fiducia e l'appoggio del B. all'azione fascista nel capoluogo piemontese. Presidente nel 1924 del circolo "Campidoglio e Borgo San Donato", egli si adoperò per determinare il passaggio al fascismo e in questo senso agì ancora nel maggio-giugno 1925 in seno alla sezione torinese del partito liberale, portando alla vittoria la lista collaborazionista nelle elezioni del consiglio direttivo. In questi anni fu ancora commissario aggiunto al comune di Torino, consultore municipale della città, assumendo quindi, dopo il 1930, la carica di rettore della provincia di Torino, oltre a vari incarichi direttivi in organismi nazionali di categoria, in associazioni locali economiche e assistenziali e in opere sociali.
Il B. morì a Torino il 29 genn. 1934.
Fonti eBibl.: Torino, Archivio della famiglia Bosso, Relazioni diverse sull'attività di G. B.;Ministero di Agricoltura Industria e Commercio, Statistica industriale. Piemonte, Roma 1892, pp. 117, 277; La Stampa, 31 maggio, 17, 19-22 giugno 1925; Gazzetta del Popolo, 31 maggio e 19-22 giugno 1925 (alle note relative alle elezioni della Associazione liberale di Torino); L. Pironti, G. B., in Augusta Taurinorum 1929-1933, Torino 1933, pp. 161 ss.; G. B. nel fascismo, in L'Informazione industriale, 2 febbr. 1934; A. Fossati, Lavoro e produzione in Italia dalla metà del secolo XVIII alla seconda guerra mondiale, Torino 1950, ad Indicem;D. Garbarino, Storia moderna dell'industria torinese, Torino 1964, pp. 39-141; M. Abrate, La lotta sindacale nell'industrializzazione in Italia, Torino 1967, pp. 39, 235, 238, 279, 384, 405, 441; V. Castronovo, Economia e società in Piemonte dall'Unità al 1914, Milano 1969, pp. 179 s., 186, 332, 340.