BONI, Giacomo
Archeologo, nato a Venezia il 25 aprile 1859, morto a Roma il 10 luglio 1925. Autodidatta, fin da giovinetto si esercitò nell'arte della costruzione e nelle discipline esatte e filologiche. A diciannove anni iniziò modestamente la sua vita artistica nei lavori di restauro a Palazzo Ducale. Fra l'80 e l'84 studiò architettura all'Accademia di belle arti, e da solo apprese le lettere greche e latine. Nel 1885 condusse il primo scavo alle fondazioni del campanile di S. Marco, precedendo il Dörpfeld nel metodo delle ricerche stratigrafiche.
Chiamato nel 1888 alla Direzione generale delle belle arti, compì come ispettore importanti esplorazioni artistiche e restauri, e abbozzò le norme legislative per la tutela delle opere d'arte e delle bellezze naturali. Studiava in pari tempo le rovine antiche, anelando a ritrovare nel Foro le testimonianze delle origini di Roma. I massimi problemi della topografia forense erano ormai risolti; ma gli scavatori del sec. XIX non erano scesi oltre i livelli dell'impero, sotto i quali il Boni intuiva l'esistenza di più antichi ruderi, avanzi della vita primitiva dell'Urbe. Nel '98 ebbe finalmente dal Baccelli il sospirato consenso, ed entro l'anno scoperse l'ara di Cesare e la favissa dell'Aedes Vestae. Nel gennaio del 1899 la scoperta del Lapis Niger richiamò sui nuovi scavi l'attenzione del mondo. Sotto la platea marmorea apparve nel maggio successivo la famosa iscrizione bustrofedica, oggetto d'interpretazioni variatissime ancor oggi discusse. Nell'estate dello stesso anno il B. ripose in luce l'iscrizione di Lucio Cesare e il sacello di Venere Cloacina; il muro settentrionale e i sacrarî della Regia; il pavimento del Clivus Capitolinus; l'area del tempio dei Dioscuri con preziosi frammenti decorativi. Dal gennaio 1900 al giugno 1902 gli scavi furono estesi a tutta l'area del Foro e della Velia.
Nell'aprile del 1902 il B. trovò la prima tomba a cremazione, presso il tempio di Antonino e Faustina: nel luglio un intero sepolcreto tornò in luce, con tombe a inumazione e a cremazione. Ripresi gli scavi dopo un soggiorno a Venezia per lo sgombero delle macerie del campanile e il restauro di varî monumenti veneziani, l'esplorazione fu continuata fra il 1903 e il 1907 per tutta l'estensione del Foro.
Fra la messe epigrafica di questa campagna di scavi, oltre all'iscrizione arcaica sotto il Lapis Niger, ricordiamo: l'iscrizione di Nevio nella platea forense; frammenti degli Acta Arvalica, degli Acta Triumphorum, dei Fasti Consolari e degli Auguri; molti frammenti della Forma Urbis. Fra i materiali di scavo: i bassorilievi greci arcaizzanti, rinvenuti nello sterro della Basilica Emilia; frammenti di statue arcaiche dei Dioscuri, con una testa di cavallo e un torso d'Apollo; un tesoretto di 397 monete d'oro dei secoli IV e V dopo Cristo.
La campagna di scavi nel Foro dal 1898 al 1907 rimase memorabile negli annali archeologici per la molteplicità e l'importanza dei suoi risultati: scoperti e identificati monumenti noti solo di nome, o non menzionati affatto dagli antichi; accertata la rete stradale e sgomberata la parte centrale e settentrionale del Foro; stabiliti di questo i livelli e tracciato il piano altimetrico. Le ricerche condotte in profondità col metodo stratigrafico stabilirono punti fissi per la carta geologica del Foro. Il sepolcreto con i suoi avanzi di riti attestò la convivenza di due civiltà, e forse di due razze, alle origini di Roma. Altri dati antropologici ed etnografici fornirono gli scheletri scoperti sotto il Lacus Curtius e i reperti nella fossetta dell'Equus Domitiani.
Nel 1906 il B. fu incaricato di rinsaldare la Colonna Traiana, di cui riesaminò la cella funeraria, murata nel sec. XVIII, e l'area circostante, dove rinvenne tracce di costruzioni pretraianee.
Avuto nel 1907 l'incarico d'esplorare il Palatino, portò le indagini nell'area del palazzo di Domiziano, dove rinvenne le case sotto la Basilica e il Larario, già viste dagli scavatori dei Farnese nel 1720-27, insieme con altre stanze e piscine e una fitta rete di cunicoli a piani sovrapposti, intersecanti il colle. Nell'atrio imperiale tornò in luce una costruzione ritenuta un labirinto idraulico; e, sotto il triclinio, l'appartamento con stanze da bagno, già intravisto al tempo dei Farnese. Sempre ricercando le tracce della primitiva Roma, nell'agosto del 1913, il B. rinvenne, presso la sommità del colle, in corrispondenza dell'atrium imperiale, una tholos con sottostanti cunicoli e pozzi sfiatatoi, e pensò all'Auguratorium di Marte ed al Cereris Mundus. Interrotti gli scavi per lo scoppio della guerra, accorse fra i combattenti, ed in loro difesa ideò la veste bianco-azzurra, invisibile sulla neve, e la controscarpa impermeabile, imitata dalla caliga romana. Caduto infermo, riprese l'attività archeologica nel 1916.
Come archeologo, il B. eccelse nell'arte dello scavo, sostenendo a un tempo il paragone con lo Schliemann, il grande scavatore d'istinto, e con il Dörpfeld, che fece dello scavo una scienza. Nel suo articolo Il metodo nelle esplorazioni archeologiche (in Boll. d'Arte Min. P. Istr., 1893 p. 13 segg.) dettò norme classiche per l'esplorazione e la conservazione dei monumenti. Cercò nella geologia, nell'etnografia e nella linguistica un sussidio alle ricerche archeologiche; si occupò d'arte, di politica, di botanica, di agricoltura, di studi danteschi e d'educazione popolare, promovendo la rinascita civile d'Italia nel nome di Roma. Le università di Oxford, di Cambridge e di Yale lo elessero dottore ad honorem; fu eletto senatore nel 1923. È sepolto sul Palatino.
Scritti: Fra i numerosissimi scritti si citano solo quelli che riguardano direttamente il suo lavoro scientifico: Il muro di fondazione del campanile di S. Marco, in Archivio veneto, s. 2ª, XXIX (1885), parte 2ª; S. Maria dei Miracoli in Venezia, in Archivio Veneto, s. 2ª, XXXIII (1887), parte 1ª ; Il sepolcro del beato Simeone profeta, in Archivio Veneto, s. 2ª, XXXVI (1888), parte 1ª; Il duomo di Parenzo ed i suoi mosaici, in Archivio Storico dell'Arte, anno VII (1894), p. 107 segg.; 359 segg.; Un monumento romano ricomposto sulla via Nomentana, in Archivio Storico dell'Arte, s. 2ª, anno III (1897), p. 54 segg.; Le relazioni sugli scavi del Foro Romano sono in Not. degli scavi 1899 pp. 151, 320; 1900 pp. 150, 291, 295, 627: 1901 p. 41; 1902 p. 96; 1903 pp. 123, 375; 1904 p. 8; 1905 p. 145; 1906 pp. 5, 253; 1911 p. 157; v. anche Atti del Congresso storico 1903; Esplorazioni nel Forum Ulpium, in Not. d. Scavi, 1907, p. 361 segg.; Mura urbane tra la Porta Collina e la Viminale, in Not. d. Scavi, 1910, p. 495 segg.; La torre di San Marco in Venezia, in Nuova Antologia, 1° maggio 1912; Colonna Trajana, in Nuova Antologia, 1° gennaio 1912.
Bibl.: C. Hülsen, Die Ausgrabungen auf dem Forum Romanum, in Röm. Mitth., 1902, p. 1 segg.; e 1905, p. 1 segg.; D. Vaglieri, Gli scavi recenti nel Foro Romano, in Bull. Arch. Com., 1903, pp. 3 segg.; 252 segg.