BONELLO, Giacomo
Riformatore protestante nato a Dronero nel marchesato di Saluzzo. Due episodi di dubbia autenticità sono stati attribuiti agli anni della sua prima giovinezza. In primo luogo alcuni autori moderni (Jalla, Pascal, Caponetto) lo identificano con quel "Iacobus Cornellus" indicato da J. N. Stupanus (De Caelii SecundiCurionis vitaatque obitu oratio, Basel 1570, p. 6) come uno degli studenti che accompagnarono Curione nel 1523 durante il viaggio nel Nord protestante. Inoltre, secondo D. Calvi, (Monumenti istorici... dell'ordine di S.Agostino, Milano 1679, p. 332) un Giacomo Bonello era stato indotto a ripudiare la fede riformata a Fossano dal predicatore agostiniano Girolamo Negri. Se si tratta della stessa persona, il B. dovette in seguito riscattare la sua abiura col martirio.
Come altri protestanti italiani anche il B. si recò a Ginevra. Qui è indicato per la prima volta nel 1555 quale membro della locale Chiesa italiana in esilio e l'anno seguente fu accolto come habitant. Fu durante questo breve soggiorno ginevrino che il B. completò la preparazione per il ministero. Alla fine del 1557 o all'inizio del 1558 fu inviato nelle antiche comunità valdesi di Calabria, seguaci di una interpretazione nicodemita della dottrina riformata. Il B. fissò il suo centro di azione nel villaggio di San Sisto. Alla fine del 1558 ritornò a Ginevra sia per cercare collaboratori per la sua opera di evangelizzazione, sia per sollecitare un intervento diplomatico in favore dei suoi calabresi oppressi. Il suo ritorno viene così descritto nei Registres duConsistoire: "En Decembre 1558 Jaques Bonello que l'église avait envoyé pour pasteur aux églises de Calabre, S. Systo et la Guardia fut renvoyé icy avec pleine approbation de ces fidèles pour demander conseil sur leur conduite et pour procurer quelque intercession envers le Roy d'Espagne pour la liberté de conscience, ou pour leur indiquer commodité de Retraitte".
Il B. riuscì a reclutare un secondo pastore, Giovanni Luigi Pascale di Cuneo, da poco uscito dall'accademia teologica di Losanna, nonché catechisti e insegnanti, scelti tra gli studenti calabresi di Ginevra. Tutti partirono alla fine del 1559. Il Pascale si fermò a La Guardia, e il B. proseguì, non si sa perché, verso la Sicilia. Entrambi furono catturati dopo aver predicato per vari mesi. Da Napoli furono inviate truppe per distruggere gli indifesi villaggi valdesi. Le lettere inviate dal Pascale a Ginevra e scritte durante la sua prigionia a Fuscaldo, Cosenza, Napoli e Roma costituiscono una fonte utile per la conoscenza della missione dei due ministri piemontesi. Il Pascale fu arso vivo a Roma nel settembre 1560. Il B. fu catturato a Messina l'11 genn. 1560 e condotto a Palermo via mare. Egli viene descritto come "un heresiarca muy grande" in un memoriale del 15 febbraio e come un "eresiarca pertinace venuto da Ginevra a predicare la setta luterana" nella Serie dei Rilasciati. Tre giorni più tardi, il 18 febbraio, la sentenza di condanna del B. veniva letta in piazza della Bocceria Vecchia ed egli fu arso vivo, quale eretico incorreggibile, all'Ucciardone.
In una cronaca contemporanea il calvinista italiano Scipione Lentolo indicava il significato dell'attività dei due riformatori tra i valdesi di Calabria con queste parole: "Questi (il Pascale e il B.) adunque furono i primi li quali cominciarono a mettere l'evangelio in pubblico tra costoro (i valdesi) e a mostrar loro ch'era necessario più tosto morire che offender Dio idolatrando".
Fonti e Bibl.: Dublino, Trinity College Library, ms. L. 4. 29: Memoires concernantl'église italienne deGenève tirées desRegistres du Consistoire, p. 18; Archivio di Stato di Ginevra, ms. P. H. 1477 bis. Libro di memorie diverse dellachiesa italiana raccolti dame Vincenzo Burlamacchiin Geneva,1650,ad ann. 1555; S. Lentolo, Historia delle grandi e crudelipersecutioni fatte ai tempinostri, a cura di T. Gay, Torre Pellice 1906, pp. 227, 269, 270; Lettere d'un carcerato(1559-1560)... Giovanni Luigi Pascale, a cura di A. Muston, Torre Pellice 1926; J. Foxe, The acts andmonuments of theChurch,containing the history and sufferings ofthe martyrs, a cura di M. H. Seymour, New York s. d., p. 477; P.-F. Geisendorf, Livre des habitants deGenève, I, Genève 1957, p. 69; J.-G. Galiffe, Le refuge italien deGenève auxXVIme et XVIImesiècles, Genève 1881, p. 122; A. Lombard, Jean Louis Paschale etles martyrs de Calabre, Genève 1881; V. La Mantia, Origini evicende dell'Inquisizione in Sicilia, in Riv. stor. ital., III (1886), p. 546; Id. Serie dei Rilasciati al braccio secolare(1487-1732), Palermo 1904, n. 274; A. Vinay, Lettre de Busca, in Bullettin dela Société d'histoire vaudoise, VII (1890), p. 43; L. Amabile, Il Santo Officio della Inquisizione in Napoli, Città di Castello 1892, I, pp. 239, 242; G. Jalla, Storia della Riforma in Piemonte, I, Firenze 1914, pp. 23, 69, 101, 375; C. A. Garufi, Contributo allastoria dell'Inquisizione in Sicilianei secc. XVI e XVII, in Arch.stor. sicil., n. s., XXXVIII (1913-14), pp. 293, 302; XI, (1915-16), pp. 339 s.; D. Jahier, I Calabro-Valdesi, Torre Pellice 1929, p. 6; T. R. Castiglione, Il rifugio calabresea Ginevra nel XVIsecolo, in Archivio storico per la Calabriae la Lucania, VI (1936), p. 175; M. Scaduto, Tra inquisitori e riformati. Le missioni deiGesuiti tra Valdesidella Calabriae delle Puglie, in Archivum Historicum Societatis Iesu, XV (1946), pp. 1-76; S. Caponetto, Origini e caratteridella Riforma in Sicilia, in Rinascimento, VII (1956), pp. 219-341; R. De Simone, Tre anni decisivi di storiavaldese, Roma 1958, pp. 39 s.; A. Pascal, La colonia piemontese aGinevra nel secolo XVI, in Ginevra e l'Italia, Firenze 1959, pp. 76, 82, 83; A. Armand-Hugon, IValdesi di Calabria, in Atti delIII Congresso storico calabrese, Napoli 1963, pp. 213-223.