BONAVIA, Giacomo (Santiago Bonavit)
Tradizionalmente detto originario di Piacenza, pittore e architetto attivo in Spagna, potrebbe essere il Giacomo Bonavia figlio di Gaetano, ebreo convertito, e di Maria Caterina Mussi vedova Ravetta, nato a Piacenza il 25 luglio 1705 e ivi battezzato nella parrocchia di S. Alessandro (Fiori). Nulla si sa della sua formazione né dell'attività di pittore.
Secondo il Kubler, che tuttavia non fornisce la fonte di questa affermazione, visse in Spagna dal 1731; dal 1733 aiutava L. Brachilieu al palazzo reale di Aranjuez, dove un decennio più tardi (1744) concentrerà la sua attività. Dopo l'incendio del 1734 lavorò al palazzo e al teatro del Buen Retiro (Schubert). Nel 1739 progettò a Madrid la chiesa dei SS. Giusto e Pastore (ora S. Michele) della quale diresse i lavori sino al 1743: questa chiesa con la sua facciata stretta e mossa può essere considerata il prirno esempio in Spagna di quel compromesso tra lo stile gesuitico barocco, tanto caro agli Spagnoli, e gli influssi franco-italiani, in questo caso chiaramente guarineschi. Il B. abbandonò questa costruzione probabilmente per dedicarsi completamente ai lavori di Aranjuez: nel 1744 rifece lo scalone del palazzo reale e completò la chiesa parrocchiale di Alpajez coadiuvato da A. González Velázquez elevando sulla crociera un'alta cupola. Sempre ad Aranjuez, dopo l'incendio del 1748, lavorò alla cappella di S. Antonio e alla facciata occidentale del palazzo. Nella piccola chiesa sono fatti nuovi il movimento ondulato della facciata, movimento che continua nei portici, e, all'interno, il vano intermedio ellittico, con l'altare, che unisce la chiesa, a pianta circolare, con il retrocoro, a pianta rettangolare: due ambienti per laici e clero. Ad Aranjuez il B., che pare svolgesse anche attività di scenografo, apportò cambiamenti ai piani originali del Herrera introducendo il palazzo in un ambiente urbanistico: in rapporto coi giardini e con l'abitato.
Il 13 luglio 1744 il B., qualificato pittore di corte, era stato nominato membro del consiglio che doveva preparare gli statuti per l'accademia di Belle Arti che, istituita nel 1752, lo ebbe poi come professore di architettura. Fu anche capomastro delle cattedrali di Siviglia e di Toledo, ma non sappiamo che cosa vi fece. Morì ad Aranjuez il 18 sett. 1759, ma dagli atti dell'Accademia risulterebbe (Cean Bermúdez) che morì a Madrid nel 1760.
Bibl.: J. A. Gaya Nuño, Historia del arte español, Madrid s.d., p. 301; J. A. Cean Bermúdez, Diccionario históricode los másilustresprofesores delas bellas artes en España, Madrid 1800, pp. 157 s.; E. Llaguno y Amirola, Noticias de los arquitectosy de laarquitectura enEspaña, IV, Madrid 1829, pp. 123, 232, 233, 350; P. Zani Enciclopedia metodica... delle Belle Arti, I, 4: Parma 1820, p. 168; O. Schubert, Historia del barroco en España, Madrid 1924, pp. 352-361; D. Elias Tormó, Las iglesias del antiguo Madrid, Madrid 1927, pp. 15, 105, 106, 205; A. Calzada, Historia de la arquitecturaespañola, Barcelona 1933, p. 403; A. Tamayo, Las iglesiasbarrocasmadrileñas, Madrid 1946, pp. 75, 268; C. de Miguel, La vida y las obrasdel arquitectoJuan deVillanueva, Madrid 1949, pp. 17, 47; J. de Contreras, Marqués de Lozoya, Historia del arte hispánico, IV, Madrid 1949, pp. 424-45; F. Chueca Goitia, Madrid y sitios reales, Barcelona s.d., pp. 39, 41, 57, 58, 130, 133, 141; Ars Hispaniae, G. Kubler, Arquitectura de los siglosXVII y XVIII, Madrid 1957, ad Indicem; G. Fiori, Pittori e architetti piacentini alla corte spagnola nel 1700, in Libertà (Piacenza), 27 dic. 1968; Enciclopedia Universal ilustradaeuropeo-americana, VIII, p. 1538; Encicl.Ital., VII, p. 393; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, p. 276.