BOLDÙ, Giacomo
Nacque a Venezia il 6 nov. 1689, terzogenito di Angiolo e Pierina Pesenti. Della sua giovinezza c'è rimasta solo la Oratio in funereIoannis Baptistae S.R.E.cardinalis Zeni, Venetiis 1703. La sua carriera politica si svolse pressocché esclusivamente in Dalmazia e nell'Adriatico, fedele in questo ad una lunga consuetudine familiare. Nel 1710 fu sopracomito di galea al servizio del provveditore generale Carlo Pisani e dal maggio 1721 al dicembre 1723 governatore dei condannati; durante questi due anni sollecitò ripetutamente il Senato a prendere provvedimenti per alleviare le penose condizioni di vita dei galeotti. Dopo un'esperienza come capitano in Golfo dal 1724 al 1727, ebbe finalmente nell'agosto del 1738 un incarico di maggior rilievo: provveditore alla Sanità in Istria. Dedicò la sua opera sino al maggio del 1740 ad isolare i focolai di peste che minacciavano le isole del Quarnaro e fu costretto anche ad occuparsi di ripetuti incidenti di frontiera col governo austriaco, a causa di frequenti diserzioni di soldati tedeschi dal presidio di Trieste. Già membro del Minor Consiglio, nell'ottobre 1744 venne eletto provveditore generale in Dalmazia.
Era un posto di prestigio, cui ambivano i più quotati patrizi, ma il B. non ebbe fortuna: insidiata dai forti possessi asburgici e turchi, dissestata da decenni di cattiva amministrazione, dilaniata da contrasti etnici e soprattutto resa insicura all'interno da una miseria avvilente, quella provincia era la meno adatta in quel momento per un uomo politico alla ricerca di brillanti affermazioni. Le epidemie che aprivano ogni tanto vuoti nella popolazione, la penuria di denaro, aggravata dalle generali evasioni fiscali, l'assoluto abbandono delle principali piazzeforti e la continua riduzione degli effettivi militari, malgrado le sue proteste, resero sempre più precario il suo governo. I suoi dispacci definiscono impossibile l'obbedienza agli ordini, "squallido" l'assetto delle fortezze, completamente rovinata l'economia e, nel complesso, del tutto impreparato il paese di fronte ad eventuali attacchi. Questa insostenibile situazione e le voci, levatesi sempre più forti negli ultimi anni, di gravi abusi da parte dei magistrati, indussero il Senato a richiamare in vigore l'uso di far visitare il territorio da tre sindaci inquisitori, che vennero scelti il 17 genn. 1748 nelle persone di Giambattista Loredan, Vincenzo Erizzo e Pietro Barbarigo (poi sostituito da Sebastiano Molin). Su loro richiesta il B. preparò una lunghissima informazione, articolata in più punti, che, assieme alla consueta relazione spedita il 30 ag. 1748 al termine del mandato, costituisce un quadro veramente illuminante della struttura economico-sociale di quella regione, che può trovare poi un utile completamento nella vasta documentazione allegata ai dispacci dei tre patrizi.Rientrato a Venezia nel mese di novembre dello stesso anno 1748, il B. morì in questa città nel 1764.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Senato,Dispacci provveditori da terra e da mar, buste 361, 586, 587, 588, 590, 591, 1289, 1402; Consultori in iure, filza 573 bis. La relazione sul provveditorato in Dalmazia si trova nel ms. 6779, CLVI della Bibl. Naz. Marciana di Venezia, in due copie identiche (ff. 2-57, 152-212); una sua lettera nel Civico Museo Correr di Venezia, cod. Cicogna, ms. P.D. 562. Cfr. anche Arch. di Stato di Venezia: M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, II, p. 59; Venezia, Bibl. Naz. Marciana, cod. Ital., cl. VII, 8304 (XV): G. A. Capellari Vivaro, Il Campidoglio Veneto, I, coll. 170-172; G. Ferrari Cupilli, Mem. zaratine d'illustrisoggetti della venetapatrizia famiglia Boldù, in Scritti storici e letterari, I, Zara 1889, pp. 155, 159-163, 169; G. Soranzo, Bibliografia veneziana, Venezia 1885, pp. 330, 564; M. Berengo, Problemi economico-sociali della Dalmaziaalla fine del '700, in Riv. stor. ital., LXVI (1954), pp. 469-510.