BOBBIO, Giacomo
Nacque a Fossano (Cuneo) il 16 febbr. 1848 da Bartolomeo e Anna Pagliano. Costretto dalle condizioni familiari a interrompere prematuramente gli studi, a tredici anni si occupò come tipografo a Torino. Si trasferì poi a Firenze, dove diciassettenne lavorò come stampatore presso il giornale Il Diritto. Nel 1866 si arruolò come volontario nell'esercito italiano in guerra contro l'Austria: durante il servizio militare collaborò a un giornaletto, L'Avamposto, e per alcune frasi polemiche ivi espresse, rischiò l'arresto. Cessata la guerra, ritornò per un breve periodo a Firenze, dove si impiegò come correttore al giornale La Riforma. Riprese ancora le armi per combattere a fianco di Garibaldi, a Monterotondo e a Mentana. Ritornato di nuovo a Firenze, fondò la Tipografia sociale, mentre cominciava a seguire da vicino la questione sociale, studiando norme per la regolamentazione del lavoro delle donne e dei fanciulli. Fu però a Roma, dove si stabilì definitivamente nel 1871, che egli inizio a svolgere un'intensa attività politica, sia fondando il giornale Il Tipografo, sia diventanto in breve tempo il principale organizzatore della Società dei compositori-tipografi, un'associazione che dal terreno del mutuo soccorso era passata ben presto su quello della resistenza. Sin dall'inizio si impegnò, con successo, a rafforzare il carattere di rottura che questa organizzazione aveva nei confronti delle altre associazioni operaie romane, per la maggior parte ancora strutturate sul modello delle antiche confraternite, patrocinate in origine dal governo pontificio, e dove i lavoratori erano raccolti insieme ai padroni. Il B. andava orientandosi verso posizioni di lotta sempre più avanzate, fino ad abbandonare, nell'aprile del 1872, il Congresso delle società operaie tavassine, in segno di protesta contro l'atteggiamento moderato della maggioranza dei delegati.
In questa circostanza la Società dei compositori-tipografi dichiarò per lettera di non ritenere valide le deliberazioni del Congresso, giacché la quasi totalità dei rappresentanti era composta da elementi i cui interessi erano in contrasto con quelli degli operai. Il B. cercò d'organizzare immediatamente un altro congresso, che fu impedito dalla polizia.
L'atteggiamento politico del B. in questo periodo è sempre più caratterizzato anche da un netto distacco nei confronti dei mazziniani e da una graduale adesione alle tesi socialistiche. In accordo con la I sezione romana dell'Associazione internazionale dei lavoratori, allora diretta da Gnocchi Viani, organizzò nel luglio 1872 il primo sciopero romano, detto dei compositori-tipografi, originato da controversie salariali. In questa circostanza egli svolse un'attività abile e indefessa, redigendo, tra l'altro, bollettini quotidiani. L'intervento della polizia soffocò l'agitazione e portò all'arresto dei principali promotori di essa, fra cui appunto il Bobbio. Intanto, la polemica tra anarchici e marxisti non lasciava indifferenti gli internazionalisti romani. Quando, verso la fine del 1873, la sezione internazionale romana passò nelle mani degli anarchici, il B. se ne distaccò, non condividendo le manovre intese a trasformare l'associazione in un centro cospirativo. In seguito egli collaborò con Gnocchi Viani per la costituzione dell'Unione delle società tipografiche italiane, sancita nel congresso di Milano nel settembre 1874. Abbandonata l'attività politica, nel 1876 divenne direttore della tipografia del Senato. In tale qualità fu inviato nel 1878 a Parigi, per studiare i progressi della stampa all'Esposizione universale. Condensò questa esperienza in un volume, I materiali e i prodotti tipografici alla Espos. universale di Parigi 1878 (Roma 1879), che gli fruttò la croce della corona d'Italia. Per l'alta qualità dei suoi lavori tipografici ricevette una medaglia d'argento dal comune di Romae mentre una medaglia d'oro gli fa conferita dal papa per la stampa della Summa di s. Tommaso. Fu anche direttore della casa editrice Forzani, per la quale curò la pubblicazione di vari studi, alcuni assai pregevoli, sulla storia d'Italia. Entrò in amicizia con varie personalità del tempo, tra cui E. De Amicis, A. Saffi, il conte Greppi e A. Boito, di cui diresse la pubblicazione di varie novelle. Pubblicò inoltre lavori di vario argomento, non privi, specialmente quelli concernenti l'arte tipografica, di geniali osservazioni, ma in cui appare oramai assente quell'impegno verso i grandi problemi del tempo che aveva caratterizzato la sua vita precedente. Nel Prontuario dantofilo (Roma 1891) sono raccolti i versi danteschi più frequentemente citati. Il suo lavoro Fra tipi e copie (Roma 1913) tratta di problemi tipografici, ma è anche ricco di reminiscenze, profili e aneddoti storici. Pubblicò inoltre: Perché il principe Eugenio di Savoia abbandonò la Francia (Roma 1892), I principi di Masserano (Roma 1895) e una raccolta di versi, Spirito e materia (s.l. 1903). Morì a Roma il 23 nov. 1924.
Bibl.: F. Della Peruta, L'Internazionale a Roma dal 1872 al 1877, in Movimento operaio, IV (1952), pp. 17-18; G. Manacorda, Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi (1853-1892), Roma 1953, pp. 73-74; A. Romano, Storia del movimento socialista in Italia, III, Roma 1955, pp. 409-410; A. De Gubernatis, Piccolo diz. dei contemporanei ital., ad vocem; M. Rosi, Diz. del Risorg. naz., ad vocem.