BENVENUTI, Giacomo
Nacque a Toscolano (Brescia) il 16 marzo 1885, e ricevette dal padre Cristoforo, organista, la prima educazione musicale. Continuò gli studi a Brescia sotto la guida di V. Sacchi e P. Chimeri; frequentò successivamente il liceo musicale di Bologna, dove studiò con M. E. Bossi e L. Torchi, il quale, probabilmente, lo indirizzò nel campo della paleografia musicale. Durante il periodo bolognese divenne amico di R. Bacchelli e di O. Respighi, nonché fervido ammiratore di Ferruccio Busoni, per il quale preparò più volte l'orchestra quando questi si dedicò all'attività direttoriale. Si diplomò in composizione nel 1909 e si perfezionò quindi nelle università di Dresda e di Monaco, dove si dedicò alla fìlologia musicale sotto la guida di A. Sandberger. Nel 1908 le sue composizioni di allievo erano state passate da J. W. Mengelberg a Eugen d'albert, che lo propose alla casa editrice Schott di Magonza quale collaboratore. Tra il 1909 e il 1912 Schott pubblicò le sue prime opere strumentali e vocali, tra cui una raccolta di pezzi per piano. Nello stesso periodo, a Bologna, la casa Pizzi dava alle stampe i cinque Canti ad una voce con accompagnamento di pianoforte. Nel 1912 il B. vinse un concorso musicale, a referendum, con una Ouverture a grande orchestra, quindi un secondo, con un Quartetto d'archi eseguito moltissime volte in tutta Europa. Compose anche l'opera Juan e José, che, vincitrice nel 1928 di un concorso indetto dal Secolo di Milano (25.000 lire di premio), non fu mai eseguita né pubblicata, poiché il B., incontentabile e ipercritico, era solite fare e disfare le sue partiture per quella particolare formazione musicale derivatagli dagli studi di filologia. La stessa sorte ebbero una Sinfonia, un Poema sinfonico e molte liriche per canto e piano. Nel 1918 invece il B. pubblicava presso Ricordi dei Frammenti di lirici greci per canto e pianoforte, e nel 1929 le Tre quartine di Omar Kayyam;dalle sue composizioni egli ci appare musicista notevolmente originale.
Passato il primo slancio giovanile, il B. rallenta il ritmo della sua produzione: il periodo bolognese, in cui aveva scoperto i tesori della biblioteca del Liceo musicale, e gli studi compiuti in Germania lo portavano lentamente a dedicarsi a quell'attività di ricerca e lettura di partiture antiche e moderne cui doveva essere affidata la sua maggiore fama. Nascono le prime trascrizioni di Sinfonie e Sonate di G. B. Sammartini, di Toccate di G. Frescobaldi, di Ricercari di M. A. Cavazzoni e le prime ricerche sui polifonisti della scuola veneta, verso la quale sempre più il B. sarebbe stato poi attratto. Contemporaneamente svolge intensa attività d'interprete musicale, istruendo orchestre e cantanti per esecuzioni di musiche antiche, dirette da lui stesso o da altri, e dando concerti per organo, che però ebbero scarso successo. Intanto a Milano, edite da Carisch, escono, a cura del B., la Pastorale di D. Zipoli, la, Toccata e Canzone di Frescobaldi, la Passacaglia di Tomaso Vitalino e le Sinfonie di Sammartini, mentre Ricordi pubblica le XXV arie di vari autori del sec. XVII a una voce con accompagnamento di pianoforte, che il B. sceglie fra le composizioni di F. Rasi, di C. Monteverdi, di D. Manzolo, di G. P. Berti, di G. Miniscalchi, di Frescobaldi, di N. Fontei, di P. A. Ziani, di L. Busca, di G. L. Gregori e di F. A. Pistocchi. e la raccolta Cembalisti italiani del Settecento. Diciotto sonate di B. Galuppi, di F. Bertoni, di V. Manfredini, di G. A. Paganelli, di G. Paladini, di P. D. Paradies, del padre F. Peroti, di G. B. Pescetti, di G. P. Rutini, di P. Sales, di G. B. Sammartini e di G. B. Serini (1926).
Particolare cura e fervore il B. mise nello studio e nell'analisi delle opere teatrali monteverdiane, tra cui una prima elaborazione dell'Orfeo per il Teatro Reale dell'Opera, edita da Ricordi nel 1934, una seconda incisa su dischi del Magazzino Musicale (Ediz. sonore musiche antiche italiane, 1939), che si distinse per la fedeltà dell'orchestra monteverdiana, e una terza per "I Classici musicali italiani" (vol. IX, Milano 1942), aderente all'edizione del 1609. Anche L'Incoronazione di Poppea ebbe una prima revisione per il Maggio musicale fiorentino (Suvini e Zerboni, Milano 1937), seguita dal fac-simile del manoscritto veneziano (Bocca, Milano 1938).
Sempre nel filone della tradizione veneta musicale, da lui prediletta, il B. aveva pubblicato nella serie delle "Istituzioni e monumenti dell'arte musicale italiana" di Ricordi due volumi su Andrea e Giovanni Gabrieli e la musica strumentale in S. Marco (1931, 1932), opera particolarmente interessante per una pregevole prefazione sulla scuola veneziana. Negli ultimi anni di vita si accinse, nella piena maturità e ricchezza di mezzi tecnici e di esperienza musicale, all'impresa di una grande raccolta di musica italiana antica. A tal fine, convinto Eugenio Bravi a finanziare il progetto, fondò "I Classici musicali italiani", pubblicazione in sessanta volumi, che diresse, prima da solo, poi con G. Cesari e pochi altri.
Di tale vasto programma furono realizzati quindici volumi, dei quali i primi dieci contengono opere curate esclusivamente dal B.: tra questi, particolare rilievo assumono il volume (VII) della trascrizione teatrale de La buonafigliola di N. Piccinni (eseguita a Roma nel 1942), quello del già citato Orfeo monteverdiano (IX), quelli del Gioàz e delle Cantate di B. Marcello (VIII e II, 1942) e infine quello miscellaneo dei Ricercari, Mottetti e Canzoni del Cavazzoni, Ricercari e Ricercate di G. Fogliani, di G. Segni e di Anonimi (I, 1951).
La costituzione gracile e lo sforzo di tanti anni di pazienti ricerche e d'inesauribile attività portarono il B. prima ad una quasi totale cecità, poi ad un rapido declino. Il 20 gennaio 1943 morì a Barbarano di Salò, mentre era intento alla realizzazione dell'Oratorio della SS. Trinità di A. Scarlatti.
Nato in un luogo di tradizioni musicali (sembra che Gasparo da Salò, inventore del violino, fosse di Toscolano), discendente da una famiglia di musicisti, organista, direttore d'orchestra, compositore, maestro di canto e musicologo, il B., per la sua profonda dottrina. Per il sicuro intuito e la ricca sensibilità musicale, è "[simbolo] e portatore, agevole e maturo d'una intera civiltà musicale, della nostra più piena" (Bacchelli, p. 11).
I risultati delle ricerche filologiche sono l'opera sua più valida e, a tal proposito, vanno anche ricordati alcuni scritti di erudita saggistica, quali Il manoscritto veneziano dell'"Incoronazione di Poppea", pubblicato nella Riv. musicale ital., XLI (1937), 2, pp. 176-184, e Il "Ritorno di Ulisse"non è di Monteverdi, pubblicato ne Il Gazzettino di Venezia, 17 maggio 1942. Suoi allievi per il canto furono Giuseppina Cobelli e Ginevra Vivante, per la musicologia Claudio Sartori.
Fonti e Bibl.: C. Sartori, G. B., in Riv. mus. ital., XLVII (1943), 1-2, pp. 87-90; R. Bacchelli, Di una sorte nella musica (in memoria di G. B.), in La Rass. d'Italia, I (1946), 5, pp. 3-15; Anonimo, Ritratto di G. B., in Radiocorriere, XL, 52, 22-28 dic. 1963, p. 19; A. De Angelis, L'Italia musicale di oggi. Diz. dei musicisti, Roma 1978, pp. 59 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, I, coll. 1667 s.; Encicl. dello Spett., II, col. 272; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, pp. 236 s.