Eretico e riformatore (Ossana o Trento fra il 1492 e il 1520 - Londra 1567 circa). Nella sua opera più famosa, gli Stratagemata Satanae, è sostenuta la necessità di superare i contrasti dottrinali esistenti tra le varie chiese cristiane.
Studiò legge ed esercitò la professione di avvocato e notaio a Ossana e a Trento. Fu poi, tra il 1550 e il 1553, alla corte di Vienna, e nel 1556 a Milano, nella cancelleria del card. C. Madruzzo governatore della città. Fuggito in Svizzera con F. Betti nel 1557, a Zurigo prima e poi a Basilea fu in stretto contatto con gli esponenti della chiesa zwingliana e con il folto gruppo di esuli religiosi italiani. Dopo un breve soggiorno a Strasburgo (1558), si recò in Inghilterra (1559), assumendone nel 1561 la cittadinanza; qui ebbe dalla regina Elisabetta incarichi d'ingegneria militare e si dedicò a lavori di bonifica (1563-66). In questo periodo A. vive a contatto con gruppi di profughi per motivi religiosi di tendenze filoanabattistiche, enucleando la dottrina dell'indifferenza di ogni questione dogmatica per la salvezza del cristiano, che è al centro del suo Stratagemata Satanae.
Al periodo della sua permanenza presso la corte di Vienna risalgono probabilmente i due scritti Dialogo di Giacopo Riccamati e Somma brevissima della dottrina cristiana, pubblicati poi a Basilea nel 1558, d'intonazione luterano-valdesiana, notevoli per la presenza di motivi nicodemitici, e del tema della tolleranza religiosa svolto poi sistematicamente nell'opera maggiore. Nel 1558 pubblicò il De methodo, in cui A., nell'esporre una serie di precetti la cui applicazione dovrebbe garantire l'apprendimento e l'efficace insegnamento della verità in ogni ramo del sapere umano, si rifà quasi esclusivamente ai principi della logica aristotelica, insistendo però, con notevole originalità, sulla maggiore efficacia del procedimento analitico rispetto a quello sintetico. Della sua permanenza in Inghilterra invece ci restano una relazione sulla fortezza di Berwick del 1564 (mentre è andata perduta una Ars muniendorum oppidorum, scritta dapprima in latino e poi tradotta in italiano) e soprattutto la sua opera più famosa, gli Stratagemata Satanae (Basilea 1564 o 1565, e poi numerose altre edizioni e traduzioni): in essa è sostenuta la necessità di superare i contrasti dottrinali esistenti tra le varie chiese cristiane, ispirati dall'astuzia di Satana (di qui il titolo dell'opera), per ritrovare, al di là delle formulazioni dogmatiche, causa prima di ogni reciproca intolleranza, i principi essenziali, consistenti nel messaggio evangelico inteso letteralmente.