GUARNA, Giacomaccio (Giacomaccio da Salerno, il Salernitano)
Nacque presumibilmente nel primo quarto del sec. XV, secondogenito di Nicola (Cola) Matteo, giureconsulto e cavaliere salernitano, rappresentante di una delle più antiche e illustri famiglie della ricca città campana; della madre conosciamo solo il nome, Angela.
Dovette beneficiare delle salde relazioni strette dal padre con principi e capitani di ventura al tempo dei primi incarichi da quello ricoperti in qualità di oratore e fiduciario di Renato I d'Angiò re di Napoli, poiché risulta affermato condottiero ancor giovane, nei primi anni Quaranta del secolo. La sua fama è legata tuttavia al servizio svolto al soldo di Francesco Sforza, nel cui esercito militò ininterrottamente per quasi un decennio. La prima condotta con lo Sforza fu stipulata dal G. il 27 luglio 1444, con decorrenza dal 1° agosto, per un anno di servizio operativo e uno a "beneplacitum" al comando di 100 lance (300 cavalli). Si sa poco dell'attività svolta in quel biennio dal G., che non fu impegnato comunque in azioni di rilievo.
Lo Sforza tuttavia nell'agosto del '46, a chiusura di contratto, si affrettò a riconfermarne il servizio per altri due anni - a partire dal 15 genn. 1447 -, accrescendone il seguito, passato a 400 cavalli e 50 fanti, e concedendogli ricchi beni nella terra di Castelleone. È possibile che a determinare tale promozione contribuisse la fiducia nutrita dal conte per il padre del G., impegnato proprio in quegli anni nel delicato ruolo di legato a Milano per conto dello Sforza. Attestazioni di stima per il condottiero popolano comunque le raccolte di missive dello Sforza e inoltre, proprio a partire dal 1446, il G. fu autore di una serie di azioni militari che ne resero salda la fama, attestandone il valore.
Posto a presidio di Cremona, concessa da Filippo Maria Visconti in dote alla figlia Bianca Maria, moglie dello Sforza, in quell'anno il G. vanificò prima il tentativo del Visconti di reimpossessarsi della città, forzando con violente incursioni l'assedio postovi dal condottiero Francesco Piccinino; si oppose poi alla subdola manovra attuata da Gherardo Dandolo, provveditore in campo inviato a Cremona dalla Repubblica di Venezia a sostegno dello Sforza, di portare la città alla fedeltà veneziana con la complicità di alcuni cittadini e l'appoggio militare di Micheletto Attendolo, condottiero al servizio di Venezia, che allora dilagava con le sue schiere nello Stato milanese.
Nella guerra tra la Repubblica Ambrosiana e Venezia, che seguì alla morte del duca Filippo, il G., nella primavera del '48, sventò un nuovo tentativo dei Veneziani di occupare Cremona, sbaragliando coraggiosamente le truppe nemiche sbarcate sul ponte della città, e ricacciando la flotta fluviale veneta. Quello stesso anno fu impegnato in una frenetica attività bellica nel Cremonese, nel Bergamasco e nel Bresciano, dove indusse molte popolazioni a darsi a Francesco Sforza. Posto a capo del presidio di Piacenza, guerreggiò poi nel Parmense, agli ordini di Alessandro Sforza, per il quale condusse fortunate azioni, culminate in uno scontro vittorioso con il condottiero Iacopo Piccinino.
Stretto un patto di alleanza tra lo Sforza e Venezia contro la Repubblica Ambrosiana nell'ottobre del '48, il G., nella primavera dell'anno successivo, fu inviato a contenere la penetrazione nel Novarese delle truppe del duca di Savoia, alleato dei Milanesi, insieme con i condottieri Corrado Sforza e Bartolomeo Colleoni da Bergamo.
La sfortunata azione intrapresa dall'esercito veneto-sforzesco il 23 apr. 1449 a Borgomanero contro le preponderanti forze piemontesi, composte in larga parte da feroci veterani francesi, fu risolta dall'iniziativa del G., che guidò le truppe in un violento attacco in massa sui due lati dello schieramento nemico, provocando la completa disfatta degli avversari, che lasciarono migliaia di corpi sul campo. "Strenuus miles equitum ac peditum Ductor, Civitatis Cremonae Gubernator" (Mazza, p. 107), fu poi ancora il G., sempre nel '49, a risolvere il duro assedio posto dallo Sforza alla terra di Vigevano, intavolando, dopo nove vani assalti alle mura, trattative con gli assediati e inducendoli alla resa. Altre imprese del G. contro il condottiero Iacopo Piccinino e a sostegno dei Brianzini punteggiano l'ultima fase della guerra che portò lo Sforza a insignorirsi dello Stato di Milano: nel 1450 il G., creato cavaliere aurato dallo Sforza, figurava nel Consiglio di guerra di questo.
Il servizio operoso valse al G. una posizione eminente a Cremona, città che, come si è visto, egli aveva più volte difeso e nelle cui élites si inserì, a seguito della donazione ottenuta dallo Sforza della casa e dei beni già appartenuti al nobile Cabrino Fondulo; una posizione, questa, perfezionata dalla concessione, il 4 luglio 1450, di importanti feudi posti nel contado piacentino, appartenuti ai conti Scotti di Piacenza.
Il G. morì nel novembre 1452, mentre era impegnato contro i Veneziani sul fronte occidentale dello Stato milanese.
Non vecchio, lasciava un figlio giovinetto, Bartolomeo, anch'egli condottiero, che nel 1474, come da testamento paterno, fece erigere una cappella dedicata a S. Pietro Martire nella chiesa di S. Domenico di Cremona, dove tumulò i resti del padre.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Salerno, ms. in microfilm: Prignano, cc. 369v-370r; Napoli, Biblioteca della Società napoletana di storia patria, ms. III corr./V.a.4: Spigolature d'archivio sulla famiglia Guarna fatte dall'archeologo Luigi Staibano, passim; P.C. Decembrio, Rerum gestarum in vita illustrissimi Francisci Sfortiae…, a cura di A. Butti - F. Fossati - G. Petraglione, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XX, 1, p. 550; G. Simonetta, Rerum gestarum Francisci Sfortiae commentarii, a cura di G. Soranzo, ibid., XXI, 2, pp. 165, 174, 203, 216, 245, 252, 254, 263, 269-271, 280, 291 s., 297, 326 s., 330, 332 s., 340, 342; A. Mazza, Historiarum epitome de rebus Salernitanis, Napoli 1681, pp. 107 s.; S.P. Cagnola, Storia di Milano, in Arch. stor. italiano, III (1842), pp. 70, 85, 107, 110, 123 s.; P. Pieri, Il Rinascimento e la crisi militare italiana, Torino 1952, p. 307; P. Blastenbrei, Die Sforza und ihr Heer, Heidelberg 1987, pp. 304, 513; M.N. Covini, L'esercito del duca. Organizzazione militare e istituzioni al tempo degli Sforza (1450-1480), Roma 1998, pp. 17 e n., 63 e n., 96, 137; Enc. biografica e bibliografica "Italiana", C. Argegni, Condottieri, capitani,tribuni, II, p. 56.