GERDIL, Giacinto Sigismondo
Barnabita, nato a Samoens (Savoia) nel 1718, morto a Roma nel 1802. Dopo avere studiato coi barnabiti di Thonon e di Annecy, entrò nell'ordine e compì gli studî di teologia all'università di Bologna, dove divenne caro al cardinale P. Lambertini, poi papa Benedetto XIV. Fu professore di filosofia nelle università di Macerata e di Torino e precettore del principe di Piemonte, figlio di Carlo Emanuele III e poi re col nome di Carlo Emanuele IV (per cui scrisse le Pensées sur les devoirs des différents états de la vie e il Plan des études ou compte-rendu des études de S. A. R. Monseigneur le Prince de Piémont). Nel 1787 fu creato cardinale da Pio VI.
Come pedagogista, è il più notevole tra i barnabiti: la sua opera più importante, in questo campo, sono le Réflexions sur la théorie et la pratique de l'éducation, contre les principes de J.-J. Rousseau (Torino 1763: ripubblicato col titolo di Anti-Émile nel vol. I della raccolta completa delle Øuvres curata in 20 voll. dai padri Fontana e Scoti, Roma 1806-21). In quest'opera il G. sottopose la pedagogia del Rousseau a una minuta disamina, che per alcuni aspetti tradisce un'incomprensione delle sue novità fondamentali, ma per altri coglie acutamente i suoi lati di astrattezza. Il G. partiva da una critica del pensiero politico del Rousseau; e, non comprendendo la necessità ideale delle concezioni espresse nel Contratto sociale, e considerandole anzi come pericolosamente sovvertitrici della società vigente, condannava insieme la pedagogia derivante da tali premesse. Egli non avvertiva, così, il valore del concetto rousseauiano della libertà; ma nella sua critica erano d'altronde implicite molte giuste osservazioni circa gli aspetti estremi del naturalismo del Rousseau, in cui il motivo ideale dello stato di natura veniva spesso in contraddizíone con le esigenze di un'educazione civile. E la finezza delle sue osservazioni era riconosciuta dallo stesso Rousseau, che dichiarò la critica del G. l'unica che avesse avuto la pazienza di leggere per intero, e dal cui autore gli fosse dispiaciuto di non essere stato compreso. Dal punto di vista filosofico il G. era seguace del Malebranche, le cui dottrine aveva difeso, contro quelle del Locke, in due acuti scritti giovanili (L'immatérialité de l'âme démontrée contre M. Locke, Torino 1747; Défense du sentiment du P. Malebranche sur la nature et l'origine des idées contre l'Examen de M. Locke, Torino 1748), e nella sua avversione alla pedagogia del Rousseau si rispecchiava infatti il contrasto dello spiritualismo cartesiano di fronte al razionalismo utilitaristico dell'enciclopedismo.
Bibl.: G. Allievo, G. S. G. educatore e pedagogista, Torino 1897, rist. in Opuscoli pedagogici, Torino 1909; G. Gerini, Gli scrittori educ. ital. del sec. XVIII, Torino 1901; G. L. Arrighi, Le critiche all'"Emilio" del G. e del Capponi, in Riv. pedagogica, ottobre-dicembre 1922; E. Codignola, in Breve corso di storia dell'educazione, II, 4ª ed., Firenze 1924, pp. 195-96. Per le concezioni filosofiche: Lantrua, La filos. teor. di G. S. G., in Cultura filosofica, VII, p. 474 segg.; A. Carlini, La filos. di G. Locke, II, Firenze 1921, pp. 312-14.