SALA, Giacinto
– Di origini bergamasche, nacque attorno al 1708 e, dopo il suo ingresso nell’Ordine domenicano, svolse incarichi di studio e insegnamento, inizialmente a Bergamo e a Verona.
In occasione della nomina episcopale per la diocesi di Alba (1750) del confratello Enrichetto Virginio Natta, su esplicita pressione di quest’ultimo presso la corte sabauda, dal 31 ottobre 1751 fu chiamato a ricoprire la prima cattedra di teologia scolastico-dogmatica dell’Università di Torino. Subentrando a Natta proseguì la linea dei professori domenicani incaricati della teologia sistematica in aderenza alla riforma dell’Ateneo subalpino promossa da Vittorio Amedeo II con le costituzioni del 1729. Nella scansione quinquennale dei trattati assegnati alla prima cattedra teologica, Sala, che risiedette a Torino presso la chiesa di S. Domenico nell’annesso convento dell’Ordine, si impegnò dapprima nel De gratia et iustificatione (1751-52) e, in successione, nel De fide, spe et charitate (1752-53), De locis theologicis (1753-54), De Deo Uno eisque attributis (1754-55), De Deo Trino, de Angelis, et opere sex dierum (1755-56), per riprendere il ciclo di insegnamenti sino a quello sulle tre virtù teologali dell’anno 1757-58, l’ultimo attribuibile con certezza al professore domenicano.
La ratio studiorum torinese stabiliva per questa cattedra la materia contenuta nella Prima pars della Summa theologiae di Tommaso d’Aquino e privilegiava la presentazione positiva della disciplina rispetto a quella speculativa, maggiormente esposta a dispute dottrinali, pur non risultando del tutto aliena da esse per la particolare accentuazione agostiniana del tomismo professato dai domenicani, desunto anche da modelli francesi vicini al giansenismo, parimenti sensibile al giurisdizionalismo sostenuto dal governo sabaudo.
Una valutazione meno sfuggente della personalità di Sala, più che al munus docendi, attestato sull’orientamento formalmente distante sia dal molinismo sia dal giansenismo, secondo i limiti imposti dagli organi accademici, può riferirsi al circuito delle sue amicizie, parzialmente ricostruibile dalle fonti a disposizione. Di questo tenore sono alcune lettere del 1756-57 all’erudito bergamasco conte Francesco Brembati, custodite nella Biblioteca civica Angelo Mai di Bergamo, che consentono di porre in luce collegamenti tra gruppi di intellettuali accomunati da simpatie gianseniste e anticuriali presenti in Piemonte e in Lombardia (Il giansenismo..., 1970). Sala è menzionato tra le amicizie di Brembati, accanto a importanti teologi domenicani quali Bernardo Maria De Rubeis, redattore di un’accurata edizione delle opere dell’Aquinate, i rigidi moralisti Daniele Concina e Vincenzo Patuzzi, e l’apologeta Antonino Valsecchi, riconosciuto dallo stesso Sala quale «il più caro e discreto dei miei amici e confratelli» (p. 141): studiosi che, accanto al rigoroso tomismo, professarono l’opposizione alle tesi dei gesuiti sulla grazia, tendenti ad accentuare il concorso della libertà umana, e, in campo etico, sostennero una decisa opzione per il probabiliorismo rispetto alla curvatura lassista ascritta alla Compagnia di Gesù. Sala nella corrispondenza con Brembati manifestò interesse per il saggio De l’action de Dieu sur les créatures (1712-13) del dottore sorbonico Laurent-François Boursier, noto per l’opposizione alla bolla Unigenitus (1713) e guida degli appellanti, sostenitore di una dottrina della grazia avversata dai gesuiti francesi, ma conosciuta e apprezzata nell’ambiente giansenista italiano.
Dagli scambi epistolari con Brembati filtrano anche le intricate questioni, ricche di implicazioni politiche, relative alla recezione della bolla Unigenitus, contro le tesi teologiche di Pasquier Quesnel, che avevano alimentato la polemica giansenista e anticuriale in Francia, puntualmente rifluita in area italiana e rinnovata in occasione dell’enciclica di Benedetto XIV Ex omnibus christiani (16 ottobre 1756), in cui era ribadito il valore dottrinale dell’autorevole atto magisteriale di Clemente XI, precisando la condotta pastorale nei confronti di quanti professavano di non sottomettersi.
In precedenza risulta attestato un coinvolgimento di Sala nella polemica suscitata dalla pubblicazione, nel 1742, della Istoria teologica delle dottrine e delle opinioni corse ne’ cinque primi secoli della Chiesa in proposito della divina grazia, del libero arbitrio e della predestinazione del marchese Scipione Maffei. La monumentale opera intendeva contrastare il fronte teologico più affine al giansenismo, proponendo una lettura di Agostino distante dalle asprezze ascritte al partito rigorista e, di fatto, consentanea alle teorie molinistiche difese dai teologi della Compagnia di Gesù. In reazione alle tesi del nobile erudito veronese già nel 1743 furono prodotte alcune Osservazioni critiche, opera del canonico regolare milanese Celso Migliavacca, la cui versione in lingua latina (Animadversiones), apparsa anonima attorno al 1749 e con falso luogo di stampa, sarebbe da attribuire, secondo Vincenzo Domenico Fassini nella sua Vita di Daniele Concina, a Sala, in quegli anni a Verona, prima del suo trasferimento a Torino. Nell’elogio di Scipione Maffei prodotto da Ippolito Pindemonte (Rubbi, 1782) si fa menzione dell’episodio, all’origine di un intreccio di libelli polemici culminato con lo scritto maffeano Giansenismo nuovo dimostrato nelle conseguenze il medesimo, o ancor peggiore del vecchio (1752), segnalando che Sala avrebbe preso le distanze da un’ipotizzata ulteriore replica presentendo lo sviluppo di aspre quanto inconcludenti polemiche.
È espressamente segnalato un suo contributo agli Opera omnia di Leone Magno, curati dai presbiteri veronesi Pietro e Girolamo Ballerini, accresciuti di nuove testimonianze codicologiche rispetto alla collazione di Quesnel per l’edizione parigina del 1675 e lionese del 1700. La pubblicazione dei fratelli Ballerini, autorevoli esponenti in area veneta dell’agostinismo teologico, predisposta su sollecitazione di Benedetto XIV anche a correzione delle forzature interpretative del teologo francese sulla dottrina della grazia e su alcune prerogative della Chiesa romana, fu completata nel 1757 e si avvalse del contributo dell’«amico» padre Sala per il reperimento dei codici in area bergamasca.
Questa rete di collaborazioni intellettuali e amicizie consente di collocare Sala nella corrente teologica italiana del XVIII secolo attenta a coniugare le istanze del tomismo con la ripresa del genuino pensiero di Agostino, propensa al rigorismo in ambito morale e certamente sensibile alle tesi gianseniste sulla dottrina della grazia e in campo ecclesiologico.
Morì il 15 settembre 1759 a Moasca (Asti).
Fonti e Bibl.: Torino, Archivio storico dell’Università di Torino, X.E, 1: Esami privati [1738-1760]; Animadversiones in Historiam theologicam dogmatum et opinionum de divina gratia, a clarissimo viro marchione Scipione Maffaejo elaboratam, Francofurti ad Moenum 1749; F.M. Nerini, De suscepto itinere subalpino. Epistolae tres ad eminentissimum cardinalem Angelum Mariam Quirinium S.R.E. Bibliothecarium, Brixiae episcopum, Mediolani 1753, p. LXXXI; Sancti Leonis Magni Opera post Paschasii Quesnelli recensionem [...] curantibus Petro et Hieronymo fratribus Balleriniis..., I, Venetiis 1753, p. XVI; [V.D. Fassini], Vita del padre Daniello Concina dell’Ordine de’ Predicatori, Brescia 1768, p. 163; A. Rubbi, Elogi italiani, XII, Venezia 1782, pp. 232 s., nota 55; B. Vaerini, Gli scrittori di Bergamo o sia notizie storiche, e critiche intorno alla vita, e alle opere de’ letterati bergamaschi, I, Bergamo 1788, p. 255.
S. Vallaro, I professori domenicani nell’Università di Torino, in Archivum fratrum praedicatorum, VII (1937), p. 172; Il giansenismo in Italia. Collezione di documenti, a cura di P. Stella, I, 2, Piemonte, Zürich 1970, pp. 139-147; G. Tuninetti, Facoltà teologiche a Torino. Dalla Facoltà universitaria alla facoltà dell’Italia Settentrionale, Casale Monferrato 1999, pp. 55-62; D. Carpanetto, L’università nel XVIII secolo, in Storia di Torino, V, Dalla città razionale alla crisi dello Stato d’Antico Regime (1730-1798), a cura di G. Ricuperati, Torino 2002, pp. 187-231; P. Stella, Il giansenismo in Italia, I, I preludi tra Seicento e primo Settecento, Roma 2006, pp. 296-298; P. Cozzo, Natta, Raffaele Francesco (in religione Enrichetto Virginio), in Dizionario biografico degli Italiani, LXXVIII, Roma 2013, pp. 16-18; P.D. Guenzi, ‘Inter ipsos graviores antiprobabilistas’. L’opera di Paolo Rulfi (1731ca.-1811) nello specchio delle dispute teologico-morali del secolo XVIII, Cantalupa 2013, pp. 127-133.