PRANDELLI, Giacinto
PRANDELLI, Giacinto. – Nacque a Lumezzane, in provincia di Brescia, l’8 febbraio 1914, ultimo di otto fratelli. Il padre, Giovanbattista, era titolare di un’affermata industria metallurgica, e la madre, Maria, casalinga.
Fin da piccolo dimostrò attitudini per il teatro e per il canto, la cui vocazione, pur tra le perplessità del padre, che lo avrebbe voluto in azienda, si evidenziò con chiarezza dopo il servizio militare, svolto a Milano. Prese lezioni dal baritono Edmondo Grandini, che lo fece debuttare in concerto con altri giovani cantanti, il 10 aprile 1939, al teatro Verdi di Busseto. Colpiti dalle qualità della voce, nel 1940 Gianandrea Gavazzeni e Bindo Missiroli scritturarono Prandelli al Donizetti di Bergamo, come Abele, nel Mito di Caino del bresciano Franco Margola e nel 1941 come Ismael, nello Jamanto di Barbara Giuranna. Prandelli si stabilì a Milano, dove conobbe Piero Ostali, patron di Casa Sonzogno, che lo introdusse negli ambienti musicali della città. Nel 1942, al teatro del Corso di Bologna, si mise in luce come Rodolfo nella Bohème, iniziando una carriera che lo portò a lavorare all’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche) di Torino e di Roma, a prodursi su molte piazze della provincia italiana e in enti quali la Fenice di Venezia e l’Opera di Roma. Nel 1944 Gino Marinuzzi, sovrintendente della Scala, lo chiamò a collaborare con il teatro milanese, i cui spettacoli si svolgevano al Lirico, essendo stato il teatro bombardato. Preparò Gianni Schicchi con il maestro Edoardo Fornarini, con il quale stabilì una proficua collaborazione artistica, mentre in occasione del debutto scaligero, nel 1945, nell’Adriana Lecouvreur, che aveva già in repertorio, ebbe modo di conoscere il compositore Francesco Cilea che, apprezzando le qualità artistiche e umane di Prandelli, ne divenne sincero amico e fervido ammiratore. Dopo averlo convocato e ascoltato, il 24 giugno 1946, Arturo Toscanini lo volle come solista nella Nona di Ludwig van Beethoven per il concerto inaugurale del Teatro alla Scala ricostruito; in seguito lo convocò nel 1948, come Faust nell’atto III del Mefistofele, in occasione del concerto per il trentennale della morte di Arrigo Boito (10 giugno), e nel 1950 per la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi.
Prandelli divenne ospite fisso del teatro milanese, con il quale collaborò attivamente fino al 1956, esibendosi in un repertorio che comprendeva L’amico Fritz di Pietro Mascagni, La traviata, Peter Grimes di Benjamin Britten (prima italiana, 11 marzo 1947), Manon e Werther di Jules Massenet, Giovanna d’Arco al rogo di Arthur Honegger (prima italiana, 4 aprile 1947), La Gioconda di Amilcare Ponchielli, Fedora di Umberto Giordano nel cinquantesimo anniversario della prima, Faust di Charles Gounod, Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai, Don Pasquale, Don Giovanni, La Cecchina ossia La buona figliola di Niccolò Piccinni, Madama Butterfly, Proserpina e lo straniero di Juan José Castro, Il ratto dal serraglio, Mefistofele, L’amore dei tre re di Italo Montemezzi, Amelia al ballo di Giancarlo Menotti, oltre a oratorii e musica sacra, La Passione di Gian Francesco Malipiero, Re David di Honegger, la Passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach, il Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart, le già citate Messa da Requiem e la Nona, che ripeté rispettivamente sotto la direzione di Victor De Sabata e di Wilhelm Furtwängler. Nel 1950 con i complessi della Scala fu a Edimburgo e a Londra (Covent Garden e Royal Albert Hall) per la Messa da Requiem e il Requiem di Mozart.
Nel sesto decennio, il più fulgido della sua carriera, Prandelli fu al Metropolitan di New York dal novembre 1951 al febbraio 1952, poi nel novembre-dicembre 1952 e dal novembre 1954 al gennaio 1955, cantandovi La traviata, Rigoletto, Madama Butterfly, La bohème, Manon, Don Giovanni, Faust; nel 1952 si esibì anche a Philadelphia, mentre nel 1954 comparve all’Opera House di San Francisco (Madama Butterfly, Manon, Rigoletto), allo Shrine Auditorium di Los Angeles (Manon, Madama Butterfly), alla Civic Opera House di Chicago (La bohème). L’attività in Europa fu del pari intensa. Nel 1947 comparve in Svizzera a Berna e Ginevra, poi in Spagna al Municipal della Coruña (Werther), al Coliseu di Vigo (Lucia di Lammermoor, ripetuta al Municipal di Santander), al Victoria Eugenia di San Sebastián (Lucia, Manon, Rigoletto), al Campoamor di Oviedo (Manon e Lucia; vi tornò nel 1953 per Faust e La Gioconda), mentre all’Ayala di Bilbao cantò Manon e La bohème. Nel 1948 fu allo Stadttheater di Zurigo, Madama Butterfly e La traviata, nel 1950 fu al Théâtre Royal de l’Opéra del Cairo e poi al Mohamed Alì di Alessandria d’Egitto con Tosca, Faust e Rigoletto, nel 1951 si presentò al São Carlos di Lisbona, Francesca da Rimini, La Gioconda, dove tornò nel 1961, Resurrezione di Franco Alfano, e nel 1962, Boris Godunov. Nell’estate del 1952 cantò al Municipal di Rio de Janeiro Manon, La Gioconda, Rigoletto, Francesca da Rimini, Don Giovanni. Nell’ottobre del 1953 fu a Colonia per la Messa da Requiem, diretta da Ferenc Fricsay. Nel 1955 cantò con i complessi della Fenice di Venezia a Wiesbaden e Saarbrücken, Madama Butterfly e La bohème, che ripeté a Losanna; nel settembre tornò al Victoria Eugenia di San Sebastián, Madama Butterfly e Manon. Tra il novembre e il dicembre 1955 cantò Lucia di Lammermoor e Fedora al Liceu di Barcellona, dove tornò l’anno successivo per Manon e nel 1958, Madama Butterfly e Adriana Lecouvreur. Nel luglio del 1956 fu al Colón di Buenos Aires (La traviata e La bohème). Nel 1957 fu all’Opéra di Marsiglia (La bohème), all’Opéra di Montecarlo (Tosca e Messa da Requiem), allo Stoll di Londra (Lucia di Lammermoor), al Royal Albert Hall (Messa da Requiem), al Sarah Bernhardt di Parigi (Lucia di Lammermoor), al Capitole di Tolosa (Manon Lescaut).
In Italia fu regolarmente ospite delle principali ribalte, dall’Opera (Roma) alla Fenice (Venezia) al Carlo Felice (Genova) al Bellini (Catania) al Massimo (Palermo) al Verdi (Trieste) in titoli di repertorio, ma spesso anche in repêchages come Günther di Schwarzburg di Ignaz Holzbauer (Milano, Conservatorio, 1960) e Hulda di César Franck (Milano, RAI, 1961) e in opere del Novecento: Il dottor Antonio di Franco Alfano (Roma, Opera, 1949, prima assoluta), I gioielli della Madonna di Ermanno Wolf-Ferrari (Roma, Opera, 1954), La fiamma di Ottorino Respighi (Roma, Auditorium RAI, 1955; Roma, Opera, 1956), Il tesoro di Jacopo Napoli (Roma, Opera, 1958), I dialoghi delle carmelitane di Poulenc (Roma, Opera, 1958; Catania, Bellini e Genova, Carlo Felice, 1959; Palermo, Massimo, 1964), La scuola delle mogli di Rolf Liebermann (Milano, RAI, 1958), Il vortice di Renzo Rossellini (Milano, RAI, 1959; Roma, Opera, 1960), Lucrezia di Respighi (Roma, Opera, 1960), La Guerra di Rossellini (Roma, Auditorium del Foro Italico RAI, 1960).
Le scritture cominciarono a diradarsi dal 1962. Il 20 gennaio 1970 si congedò dalle scene con una recita di Francesca da Rimini al Grande di Brescia e si dedicò all’insegnamento.
Morì a Milano il 14 giugno 2010. Il 19 settembre 1946 aveva sposato Anna Maria Ponticelli in S. Croce a Milano.
Nel 1947 incise alcuni 78 giri per l’etichetta discografica Cetra, poi nel 1949 un’altra serie per la Columbia. Nel 1951 la Decca gli fece registrare La bohème con Renata Tebaldi, al cui fianco si è spesso esibito. Poi per la Voce del Padrone registrò Amelia al ballo con i complessi della Scala, Il tabarro, Mefistofele e La rondine, mentre la Fonit Cetra ha pubblicato numerose registrazioni live delle sue migliori esecuzioni.
Ebbe voce limpida e agile di tenore lirico, anche se non si trattava di una vocalità illimitata né per squillo né per estensione né per timbro (Sguerzi, 1978); ma l’eccellente musicalità permise a Prandelli di essere apprezzato dai più grandi direttori d’orchestra del momento, a cominciare da Toscanini che per lui nutrì un’autentica predilezione. Così nel decennio 1950-60 si ricavò uno spazio importante in Italia e all’estero, entrando a fare parte del manipolo di grandi voci che allora dominavano la scena. Trovò il suo terreno d’elezione in alcuni titoli donizettiani, L’elisir d’amore, Don Pasquale e Lucia di Lammermoor, ma emerse soprattutto nel repertorio della fine dell’Otto e del Novecento storico, dove il fraseggio attento, unito all’eleganza della figura e all’incisività della recitazione, gli permise di raggiungere risultati decisamente convincenti, in particolare come Maurizio di Sassonia nell’Adriana Lecouvreur, Des Grieux nella Manon e nella Manon Lescaut, Paolo nella Francesca da Rimini, di cui può essere considerato a buon diritto interprete di riferimento, e nel ruolo eponimo di Werther.
Fonti e Bibl.: G. Lauri-Volpi, Voci parallele, Milano 1955, p. 159; A. Sguerzi, Le stirpi canore, Bologna 1978, p. 83; E. Campogalliani, Dal libro di ieri… Storie di voci ‘sacre’ e di pensieri profani… pei sentieri dell’opera, Bologna 1982, p. 83; B. Baudissone, Un nido di memorie. Interviste a 40 cantanti lirici, Torino 1983, p. 105; R. Celletti, Il teatro d’opera in disco, 1950-1987, Milano, 1988, ad ind.; K.J. Kutsch - L. Riemens, Groβes Sängerlexikon, IV, Bern-München 1997, pp. 2797 s.; Francesco Cilea, a cura di D. Ferraro - N. Ostali - P. Ostali jr., Milano 2000, ad ind.; C. Pelletta, G. P.: del recitar cantando…, Parma 2004.