MASSOLA, Giacinto
– Nacque a Sarzana (nell’odierna provincia di La Spezia) il 6 nov. 1820 dal barone Giuseppe, senatore e avvocato fiscale (Sezanne, 1865), e da Domenica Neri.
Studiò giurisprudenza all’Università di Genova, assecondando così il desiderio del padre che lo avrebbe voluto al suo fianco nella professione legale. La naturale inclinazione per la pittura e per il disegno, manifestata fin da bambino, lo indusse però ad affiancare gli studi artistici a quelli giuridici: frequentò, dapprima, le lezioni di disegno nelle scuole militari del genio di Genova, e in seguito quelle di F. Baratta presso l’Accademia ligustica di belle arti, dove si iscrisse nel 1834 e dove esordì nel 1839 all’annuale esposizione degli allievi, presentando cinque ritratti e un dipinto raffigurante S. Pietro; nel 1841 vi espose due tele (Madonna e Studio dal nudo); nel 1842 presentò tre ritratti e la composizione Il conte Ugolino; nel 1843, con il dipinto La strage degli innocenti, ottenne la medaglia d’oro destinata al giovane allievo che più si fosse distinto nella pittura d’invenzione; l’anno seguente tornò a esporre con tre opere: Eloisa; Ecce Homo; Ritratto del conte Quigini Puliga e di sua moglie (ove non diversamente indicato, i dipinti del M. sono da intendersi perduti o conservati in collezioni private).
Queste prime prove già rivelano l’interesse, che sarà costante nel M., per una pittura di gusto romantico aperta a tematiche storico-letterarie o religiose e alla ritrattistica: una pittura certamente debitrice della lezione di G. Frascheri, nel cui studio egli completò la propria formazione.
Nel 1844 conseguì la laurea in giurisprudenza, ma non accantonò affatto la propria passione per l’arte: nel 1846, dopo avere condotto a termine il dipinto commissionatogli da Maria Cristina di Borbone Napoli La partenza di Amedeo III di Savoia per la Palestina, partì alla volta di Firenze per studiare i dipinti delle gallerie degli Uffizi e di Palazzo Pitti. Nel capoluogo toscano dipinse alacremente e partecipò alla locale Promotrice.
Proseguì quindi il suo viaggio alla volta di Venezia dove poté approfondire la conoscenza delle opere di Tiziano, del Veronese (P. Caliari), di Vittore Carpaccio e del Pordenone (G.A. de Sacchis), rimanendo conquistato dalla maestria dei veneti nell’uso del colore.
A Roma, terza e ultima tappa del suo viaggio di studio, il M. eseguì Francesca da Rimini, Un dolce riposo e La sorpresa. Rientrato a Genova, nel 1847 dipinse il Ritratto di Carlo Alberto destinato all’aula maggiore della locale sede della corte d’appello; l’anno successivo offrì in beneficenza il proprio dipinto Canto sentimentale che venne esposto alla mostra di oggetti d’arte organizzata per devolvere i proventi delle vendite alle famiglie dei genovesi impegnati a combattere in Lombardia. In quegli stessi anni partecipò attivamente alla costituzione della Società promotrice genovese, di cui fu, alternativamente, socio, consigliere, vicepresidente e segretario, oltre che assiduo espositore: vi esordì, infatti, già in occasione della prima edizione del 1850, presentando, accanto alle tre opere romane sopra indicate, la tela Petrarca la prima volta che vede Laura nella chiesa di S. Chiara in Avignone e i due quadri di genere La cuciniera genovese e Il pranzo del povero (quest’ultimo, a Genova, Galleria d’arte moderna). Sempre nel 1850 il M. venne nominato accademico di merito della Ligustica.
Nel 1851 compì un nuovo viaggio di studi, questa volta a Londra, dove visitò l’Esposizione universale rimanendo profondamente affascinato dal palazzo di Cristallo di J. Paxton, e a Parigi, dove ebbe verosimilmente occasione di ammirare le opere di A. Scheffer e P. Delaroche. Come riferisce Sezanne, primo biografo del M., fu soprattutto il soggiorno londinese a tradursi in un’importante occasione di aggiornamento per la pittura del M.: in Inghilterra, infatti, poté entrare in contatto con ambienti culturali antiaccademici – quale, per esempio, quello della cerchia dei preraffaelliti – e ricavarne stimoli e suggestioni che avrebbe elaborato in varie opere improntate a un certo decadentismo, come La benedizione, L’abbandonata (quest’ultima, esposta, insieme con un Ritratto, alla Promotrice di Genova del 1851) e I due spiriti innamorati (Genova, palazzo della Prefettura) presentato, sempre alla Promotrice ligure, nel 1852.
In quest’ultima opera, come in Ninfa al bagno, sicuramente uno tra i suoi dipinti più significativi, e nel più tardo Bagno di bambini e di donne (Genova, collezione Massola), indicata da Sezanne come l’ultima creazione del M., l’influenza del tardo romanticismo inglese risulta particolarmente evidente, traducendosi in un’atmosfera di inquietudine e di sensualità che pervade le composizioni, ora caratterizzate da delicati contrasti luministici. Tali soluzioni, allora ancora piuttosto rare in ambito genovese, nonostante la notevole funzione di apertura in tale direzione esercitata da alcuni artisti della generazione precedente, primo fra tutti Frascheri, sconcertarono alquanto la critica locale. Alizeri, per esempio, definì «bizzarra» la nuova pittura del M., nella quale, ancora in consonanza con le scelte dei preraffaelliti, tornarono ad affacciarsi i temi danteschi, come nella Pia dei Tolomei nel castello di Grosseto nella Maremma, presentata alla Promotrice genovese del 1854 e ivi acquisita dalla famiglia Spinola, e in Canto V del Purgatorio di Dante «Ricordati di me che son la Pia» (Genova, collezione Massola). Quest’ultima, esclusa dalla scelta delle opere da inviare all’Esposizione nazionale di Firenze del 1861 (dove fu poi esposto l’altro dipinto), fu invece largamente apprezzata quando apparve alla Promotrice genovese del 1862, tanto da essere riprodotta in incisione da E. Chiossone (un esemplare dell’incisione è conservato all’Accademia ligustica di Genova).
Alla produzione di soggetto storico-letterario il M. continuò ad affiancare temi di genere (come Contadina delle Cinque Terre, esposto alla Promotrice di Genova nel 1852 e acquisito dalla Camera di commercio di Genova), soggetti religiosi (Sezanne ricorda la tela con i Ss. Andrea, Giovanni Battista e Pietro per la chiesa dell’Ago presso Levanto) e, soprattutto, numerosi ritratti, purtroppo dispersi: della cospicua ritrattistica del M. – nel 1859, per esempio, partecipò alla Promotrice ligure con quattro ritratti – si conoscono, infatti, solo testimonianze giovanili (tra cui l’Autoritratto e il Ritratto del padre; entrambi a Genova, collezione Massola).
Nel 1855 il M. si era sposato con Raffaella Croce, con la quale ebbe due figli. Nel 1861 fu eletto deputato a Levanto.
Morì a Genova il 14 maggio 1865.
Fonti e Bibl.: F. Alizeri, Memoria sopra i lavori d’arte esposti nella Accademia ligustica di belle arti, Genova 1839, pp. 18 s.; G.B. Sezanne, Elogio del pittore G. M., Bologna 1865; F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno dalla fondazione dell’Accademia, III, Genova 1866, pp. 433 s.; Mostra di pittura ligure dell’Ottocento (catal.), a cura di M. Labò, Genova 1926, pp. 9, 47; A. Cappellini, La pittura genovese dell’Ottocento, Genova 1938, pp. 63 s.; Mostra di pittori liguri dell’Ottocento (catal.), a cura di O. Grosso, Genova 1938, pp. 52 s.; Romanticismo storico (catal.), a cura di S. Pinto, Firenze 1974, pp. 43, 46, 88, 99; Pittura neoclassica e romantica in Liguria 1770-1860 (catal.), a cura di F. Sborgi, Genova 1975, pp. 145-149; C. Gizzi, in Dante e l’arte romantica. Nazareni. Puristi. Preraffaelliti (catal., Torre de’ Passeri), Milano 1981, p. 149; V. Rocchiero, Scuole, gruppi, pittori dell’Ottocento ligure, Genova-Savona 1981, pp. 119 s. (con bibl.); La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Genova 1987, ad ind.; F. Sborgi, in La pittura in Italia. L’Ottocento, Milano 1990, I, ad ind.; C. Olcese Spingardi, ibid., II, pp. 910 s.; F. Sborgi, Le arti in Liguria fra Ottocento e Novecento, in Storia illustrata di Genova, I, Milano 1995, pp. 1156-1158; A.M. Comanducci, I pittori italiani dell’Ottocento, Milano 1934, p. 414; Pittori e pittura dell’Ottocento italiano. Diz. degli artisti, II, Novara 1998, p. 69; Diz. enciclopedico Bolaffi…, VII, pp. 273 s.