MASELLI, Giacinto
MASELLI (Masello), Giacinto. – Nacque ad Acerno (presso Salerno) il 10 genn. 1644 da Andrea e da Leandra Petolicchia.
Studiò a Napoli, dove fu notato da famiglie dell’aristocrazia per le sue qualità. Presi gli ordini e divenuto abate, intorno al 1665 entrò al servizio dei Carafa della Stadera, duchi di Maddaloni. Il M. lavorò per il duca Diomede (V) e più a lungo per il figlio, Marzio (III), amante delle lettere, militare e grande di Spagna. Per seguirne gli interessi come agente fu inviato, al più tardi nel 1667, a Roma, dove visse stabilmente per 35 anni, seguendo anche gli affari di un altro nobile del Regno, Diego Soria de Morales marchese di Crispano. A Roma strinse amicizia con curiali e procuratori legali, con poeti e letterati (in particolare A. Spagna, G. Berneri, P. Mandosio, G.M. Crescimbeni, G.V. Gravina), e fu ascritto, probabilmente nel 1670, all’Accademia degli Infecondi, la maggiore della città, con sede presso i barnabiti di S. Carlo ai Catinari. Poiché nella stessa chiesa dal 1685 ebbe sede anche il sodalizio dei musicisti di Roma (Congregazione di S. Cecilia), il M. rafforzò i rapporti già da tempo stabiliti con l’ambiente musicale, nel quale da alcuni anni era noto come librettista di oratori.
Per la sua preparazione giuridica e amministrativa fu nominato deputato della Compagnia di sacerdoti detta della Carità, che aveva sede nella chiesa di S. Girolamo della Carità; assunse così compiti direttivi nella vasta opera di assistenza istituzionalmente rivolta ai poveri della città, in particolare vedove, orfani, zitelle, carcerati, malati. Poiché S. Girolamo della Carità era anche, nel legame con la lunga presenza di s. Filippo Neri, un tradizionale centro di attività oratoriale, è possibile che dall’anno santo 1675 il M. vi abbia preso parte come poeta o nella promozione di quei concerti. Quando nell’ottobre 1690 fu fondata la nuova Accademia dell’Arcadia, il M. vi fu subito accolto con il nome di Aminta Efirio.
Visse a Roma presso il letterato cesenate Malatesta Strinati, nella casa del quale il M. morì il 18 febbr. 1702. Fu sepolto nella vicina chiesa parrocchiale di S. Salvatore in Onda.
Della produzione letteraria del M. furono pubblicati due soli lavori: la prefazione alla tragedia L’Adargonte dell’amico Mandosio (Roma 1676; rist. Bologna 1687) e il libretto del dramma per musica La Zenobia overo Le gare generose (Roma 1694). La prefazione del M. all’Adargonte è un lungo, perspicuo scritto critico sulla tragedia e sulla difficoltà di scriverne ai suoi tempi, onde la scelta «moderna» di prologo per musica e tre atti in prosa; infine il M. chiede a chi avesse notizie sugli Accademici Umoristi di mandargliele per le biografie di quei letterati che Mandosio stava compilando. La Zenobia nacque grazie ai rapporti instaurati tra gli Infecondi, dei quali il M. era membro di spicco, e la famiglia Rospigliosi: tre dei nipoti di papa Clemente IX furono, infatti, «principi» di quell’Accademia; l’ultimo fu Giovanni Battista, duca di Zagarolo, marito della vivace Maria Camilla Pallavicini, che promuoveva concerti e spettacoli nel palazzo di famiglia al Quirinale. Qui fu rappresentata nel carnevale 1694 l’opera del M., e ottenne un buon successo. Secondo L. Lindgren (in Le «Muse galanti», a cura di B. Cagli, Roma 1985, p. 55) la musica era di G.P. Franchi, «capo del concerto» dei Rospigliosi. Il libretto, che reca la dedica del M. alla duchessa, tende a distaccarsi dai modelli secenteschi, proponendosi come esortazione alla virtù; ottenne perciò l’approvazione ufficiale («sugello») dell’Arcadia e fu lodato in un sonetto dell’improvvisatore G.A. Magnani. Del M. restano anche versi d’occasione, pubblicati in due antologie degli Infecondi: gli Applausi accademici per la laurea di Elena Lucrezia Corner (Roma 1679) e le Poesie de’ signori Accademici Infecondi per la liberazione di Vienna (Venezia 1684). Nella prima il M. apre la raccolta e in entrambe appare con il nome accademico dell’Imperfetto. Resta anche, in una raccolta manoscritta della Biblioteca Corsiniana, il testo di uno dei primi oratori da lui scritti, la S. Giustina; poiché il testo fu copiato nella raccolta verso il 1679, potrebbe esser ricondotto ai rapporti con la famiglia Corner e con la laurea di Elena all’Università di Padova, onde l’intitolazione alla martire patrona di quella città. Il lavoro, ambientato a Padova, come si evince dai primi versi, conserva i caratteri tradizionali del genere, con cinque personaggi, la voce narrante e notevole presenza del coro. Perduti sono invece gli altri oratori, dei quali il suo biografo (il monaco basiliano G. Scarbò, al quale si devono la maggior parte delle notizie) riferisce tre titoli: Sara in Egitto per la fame di Cananea, La Giuditta, La nascita di Maria Vergine.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. del Vicariato, Parrocchia di S. Salvatore in Onda, Libro dei morti, II, ad diem 18 febbr. 1702; Ibid., Biblioteca dei Lincei e Corsiniana, Mss., 45.F.20, pp. 17-36; Ibid., Biblioteca Angelica, Atti dell’Arcadia, vol. 1, c. 225; G. Scarbò, in Notizie istoriche degli Arcadi morti, I, Roma 1720, pp. 321-326; I. Carini, L’Arcadia dal 1690 al 1890. Memorie storiche, Roma 1891, p. 463; Autori italiani del ’600, a cura di S. Piantanida - L. Diotallevi - G. Livraghi, Milano 1948-51, n. 2595; Gli Arcadi dal 1690 al 1800. Onomasticon, a cura di A.M. Giorgetti Vichi, Roma 1977, p. 19; L.E. Lindgren - C.B. Schmidt, A collection of 137 broadsides ... theatre in late seventeenth-century Italy: an annotated catalogue, in Harvard Library Bulletin, XXVIII (1980), p. 226; A. Morelli, Il «Theatro spirituale» e altre raccolte di testi per oratorio romani del Seicento, in Riv. italiana di musicologia, XXI (1986), p. 109; S. Franchi, Drammaturgia romana. Repertorio bibliogr. cronologico dei testi drammatici pubblicati a Roma e nel Lazio, I, Secolo XVII, Roma 1988, pp. 500, 681; G. De Crescenzo, Diz. storico-biografico degli illustri e benemeriti salernitani, Salerno 1937, p. 76; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, V, n. 25340.