MARTORELLI, Giacinto
– Nacque a Torino il 1° ott. 1855 da Francesco e Luigia Lagna.
Laureatosi in scienze naturali a Torino nel 1879, divenne assistente aggiunto di M. Lessona presso il Museo di zoologia dell’Università, che aveva come vicedirettore T. Salvadori, il più illustre ornitologo italiano del tempo, che probabilmente orientò il M. verso questo settore di ricerca. Dal 1881 al 1883 il M. insegnò storia naturale a Sassari al liceo D.A. Azuni, compiendo osservazioni zoologiche e raccogliendo esemplari durante escursioni in tutta la Sardegna. Abile tassidermista, effettuò anche analisi bromatologiche che gli permisero di accertare, tra l’altro, l’entomofagia della volpe.
Nel 1883 passò a Pistoia, insegnando ancora storia naturale nel locale liceo. All’inizio del 1884 entrò in rapporto con E.H. Giglioli, professore di zoologia e anatomia comparata dei Vertebrati nel R. Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze, allora impegnato nella realizzazione della Iconografia dell’avifauna italica, in cui si proponeva di far ritrarre, sotto la sua supervisione, tutte le specie di uccelli trovate in Italia, corredando le tavole con testi esplicativi da lui stesso redatti. Autore delle illustrazioni era A. Manzella, naturalista preparatore di Prato. Grazie alle tavole litografiche con cui il M. illustrò la sua prima pubblicazione (Osservazioni sui mammiferi ed uccelli compiute in Sardegna, Pistoia 1884) Giglioli poté apprezzare la sua abilità di disegnatore e gli propose di realizzare parte delle tavole dell’Iconografia, adoperandosi anche per farlo trasferire a Firenze, dove si trovavano gli esemplari da ritrarre dal vero. Tuttavia la collaborazione non ebbe luogo perché il M. rientrò a Torino, comandato, per diretto incarico del ministro della Pubblica Istruzione, M. Coppino, a insegnare storia naturale al liceo V. Gioberti. Con Giglioli si era tuttavia stabilito un rapporto di stima reciproca, che determinò il coinvolgimento del M., come corrispondente dai distretti di Torino e di Lucca, nell’inchiesta ornitologica, organizzata da Giglioli stesso a partire dal 1885, al fine di raccogliere quante più informazioni possibile su distribuzione, biologia e fenologia degli uccelli in Italia.
Trascorsi due anni a Torino, il M. fu trasferito al liceo T. Mamiani di Roma e cominciò a frequentare il Museo zoologico dell’Università, dove iniziò la revisione della collezione ornitologica. Di lì a poco passò a insegnare nel liceo C. Beccaria di Milano, città in cui si stabilì definitivamente e dove poté giovarsi della presenza di importanti istituzioni che gli permisero di inserirsi rapidamente nell’ambito culturale cittadino e coltivare al meglio i suoi studi.
Attivo nella Società italiana di scienze naturali, rivestì al suo interno la carica di segretario dal 1890 al 1901; cominciò inoltre a frequentare il Museo civico di storia naturale diretto da A. Stoppani, ove si conservava la Collezione ornitologica Turati, al tempo la più vasta d’Italia e una fra le più rinomate e complete a livello europeo.
Nel 1893 il M. fu nominato direttore della Collezione E. Turati e da questo momento, pur mantenendo la cattedra al liceo Beccaria, ebbe un’incessante e produttiva attività in campo ornitologico. Curò la revisione dell’intera collezione, riordinandola secondo la classificazione più accreditata dell’epoca; dedicò molte energie ad accrescerla e fondò, sempre nell’ambito della Turati, una collezione di uccelli italiani sull’esempio di quella di Giglioli a Firenze. Il M. ottenne inoltre l’incarico di direttore del piccolo zoo comunale, situato nei giardini pubblici a pochi passi dal Museo.
Con E. Arrigoni degli Oddi, F. Cavazza, F. Chigi, A. Ghigi e T. Salvadori fondò nel 1911 la Rivista italiana di ornitologia, nel cui comitato di redazione rimase fino alla morte.
La produzione scientifica del M. (più di 70 monografie, memorie e brevi note) evidenzia un interesse primario per lo studio dell’avifauna europea e italiana in particolare. Nonostante dirigesse la collezione più idonea in Italia a condurre ricerche sugli uccelli di tutto il mondo, pochi risultano i suoi lavori su specie extraeuropee e non gli furono mandate in studio collezioni esotiche. È possibile che i suoi interessi fossero condizionati dal forte impulso dato allo studio dell’avifauna italiana in quegli anni dall’inchiesta ornitologica, ma forse ebbe anche un peso l’ingombrante figura di Salvadori: negli anni fra fine e principio di secolo, infatti, lo studio delle numerose collezioni ornitologiche che giungevano in Italia, frutto di viaggi di esplorazione scientifica, sembrava essere appannaggio esclusivo di questo.
Il M. mostrò particolare predilezione per lo studio dei rapaci, ai quali dedicò due dei suoi lavori di maggior successo, la Monografia illustrata degli uccelli di rapina in Italia (in Memorie della Soc. italiana di scienze naturali, 1895, vol. 5, pp. 1-215) e Il Falco feldeggi e i suoi affini (in Atti della Soc. italiana di scienze naturali, 1911, vol. 50, pp. 247-282). La Monografia fu il primo trattato italiano dedicato a un gruppo sistematico di uccelli, e l’opera che fruttò al M. la notorietà. Con le sue accurate descrizioni dei vari piumaggi e le raffigurazioni dei principali caratteri distintivi delle specie, rappresentò un contributo fondamentale alla conoscenza di Accipitriformi, Falconiformi e Strigiformi. Prima di allora, per il riconoscimento delle specie di uccelli erano disponibili in italiano solo le descrizioni di P. Savi nell’Ornitologia toscana (I-III, Pisa 1827-31) e quelle, molto succinte, di T. Salvadori in Fauna d’Italia. Uccelli (Milano 1872). Alcuni dei 45 disegni a tratto, usati per illustrare i caratteri distintivi delle specie, furono poi ripresi anche in trattati di altri autori. Particolarmente felici e innovativi sono gli schemi delle formule alari delle albanelle, che resero facile la distinzione delle tre specie italiane, per le quali l’identificazione delle femmine e dei giovani era spesso problematica persino per gli ornitologi esperti.
La Monografia riveste una notevole importanza anche per la storia della tipografia perché contiene le prime tavole a colori impresse in sincromia, un particolare procedimento di stampa simultanea multicolore con un’unica forma, inventato da V. Turati.
Il M. si interessò, inoltre, allo studio degli ibridi e della variabilità del piumaggio di molte specie della avifauna italiana, argomenti su cui realizzò alcune interessanti memorie nelle quali si possono apprezzare notevoli capacità descrittive e di sintesi. Tali qualità emergono, in particolare, in Le forme e le simmetrie delle macchie nel piumaggio (Memorie della Soc. italiana di scienze naturali, 1898, vol. 6, pp. 1-112) dove, in maniera originale, analizzò i patterns che si riscontrano nei piumaggi dei vari gruppi sistematici. Questa nuova chiave di lettura ha evidenti correlazioni con l’inclinazione pittorica del M., che lo portò ad apprezzare in modo particolare la simmetria e a tentare di evidenziare vere e proprie leggi nella distribuzione delle macchie, secondo direzioni particolari.
L’opera cui resta maggiormente legato il nome del M. è però senz’altro Gli uccelli d’Italia (Milano 1905-06) che, con due successive edizioni (ibid. 1931 e 1960), rappresenta il libro di ornitologia italiana di maggiore diffusione nei primi 80 anni del Novecento.
Ampiamente apprezzato dagli ornitologi, era adatto anche a un vasto pubblico di cacciatori e a lettori non esperti. I testi descrittivi, privi di sinonimia scientifica e di dettagliati elenchi delle catture di specie accidentali, sono piacevoli e discorsivi, con informazioni di carattere generale sulla biologia e sul comportamento delle singole specie; ricca e decorativa è l’iconografia, composta da fotoincisioni in bianco e nero e da tavole cromolitografiche, ricavate da fotografie e acquerelli del Martorelli. Dotato di grande senso artistico e rara abilità nel disegno naturalistico, egli illustrò infatti con numerosi acquerelli la quasi totalità dei suoi scritti. Appassionato anche di fotografia, riproduceva talvolta nelle sue pubblicazioni foto che egli stesso scattava.
Bisogna infine ricordare un paio di suoi contributi a carattere teriologico sui gatti selvatici italiani, frutto di un interesse nato durante il soggiorno in Sardegna (Nota zoologica sopra i gatti selvatici e le loro affinità colle razze domestiche, in Atti della Soc. italiana di scienze naturali, 1895, vol. 35, pp. 249-280; I gatti selvatici in Italia, in Riv. cinegetica, X [1906], 12, pp. 134-137).
Il M. praticò sin da giovane l’attività venatoria a scopo scientifico, ricorrendo all’uso del fucile per raccogliere materiali da studio, senza cadere nella tentazione di realizzare grossi carnieri. A partire dal 1910 circa, si adoperò con i suoi scritti per la protezione degli uccelli. In alcuni contributi caldeggiò la creazione di una legge unica basata su criteri tecnici, convinto che provvedimenti efficaci per la tutela dell’avifauna potessero fondarsi solo sulla conoscenza della biologia e l’ecologia degli uccelli e in particolare della nidificazione, delle migrazioni e delle relazioni fra i viventi. Con una lungimiranza rara per l’epoca, non considerava alcuna specie nociva (a differenza di quanto comunemente creduto per buona parte del XX secolo) e auspicava la conservazione dell’intera avifauna. Negli ultimi anni di attività andò progressivamente rafforzandosi in lui una coscienza protezionista, evidente nelle sue pubblicazioni a carattere popolare, in cui le stragi di uccelli vengono duramente criticate.
Il M. morì a Milano l’11 dic. 1917.
Opere. Un elenco completo delle pubblicazioni del M. è in F. Barbagli, G. M.: ornitologo, illustratore, protezionista, in Mem. della Soc. italiana di scienze naturali, 2002, vol. 31, pp. V-XX. Oltre a quelle citate, si ricordano: Le mute regressive degli uccelli migranti e il loro scambio tra gli emisferi Nord e Sud, in Atti della Soc. italiana di scienze naturali, 1891-94, vol. 34, pp. 37-97; Commemorazione scientifica del conte Ercole Turati, Milano 1898; Les apparitions des Turdidés sibériens en Europe, in Ornis, X (1899), pp. 241-292; Nota ornitologica. Ulteriori osservazioni sull’Athene chiaradiae, Giglioli, in Atti della Soc. italiana di scienze naturali, 1901, vol. 40, pp. 325-338; Il Dendrocopus major (Linn.) e le sue variazioni, ibid., 1905, vol. 44, pp. 153-164; Sulla comparsa nel Mediterraneo del Gabbiano polare di Ross (Rhodostethia rosea [Macgill]), in Rendiconti del R. Ist. lombardo di scienze e lettere, s. 2, XXXIX (1906), pp. 181-192; Di alcune nuove apparizioni in Italia di uccelli migratori siberiani ed americani e dell’influenza del moto rotatorio della Terra sulla direzione generale delle migrazioni, in Atti della Soc. italiana di scienze naturali, 1907, vol. 46, pp. 1-30; Il Lanius homeyeri, Cabanis in Italia, ibid., pp. 257-270; Le variazioni della Merula torquata (Naum.), ibid., 1909, vol. 48, pp. 334-357; Esposizione critica di alcuni recenti studi sulle migrazioni degli uccelli, in Natura, I (1910), pp. 339-342, 345-364; Provvedimenti per la tutela della selvaggina, ibid., II (1911), pp. 97-104; Le migrazioni degli uccelli e le leggi sulla caccia, Codogno 1911; Sulla costituzione dell’Avifauna italica e sui mezzi di preservarla, in Rendiconti del R. Ist. lombardo di scienze e lettere, s. 2, XLV (1912), pp. 456-464.
Fonti e Bibl.: La Biblioteca del Museo civico di storia naturale di Milano conserva alcuni acquerelli originali del M. e pochi documenti manoscritti. Non si hanno notizie del suo epistolario, mentre l’Arch. del Museo di storia naturale dell’Università di Firenze conserva il carteggio con E.H. Giglioli. E. Arrigoni degli Oddi, G. M., in Ibis, s. 10, VI (1918), pp. 496-498; G. Vallon, G.M., in Riv. italiana di ornitologia, 1918, n. 4, pp. VII-XII; E. Moltoni, G. M. (1855-1917), in Natura, XXXVII (1946), pp. 71-76.