GIMMA, Giacinto
Erudito e letterato barese, nato il 12 marzo 1668, morto il 19 settembre 1735. Studiò grammatica, lettere umane e logica, geometria e scienze naturali, quindi diritto, per passare poi alla teologia, occupandosi contemporaneamente di gnomonica. A vent'anni, trasferitosi a Napoli, riprese a studiare materie giuridiche e contemporaneamente matematica: immagazzinò così una cultura svariata, ma sempre tumultuosa e disordinata. Nel 1692 scrisse la sua Nova Encyclopaedia (conservata nella Bibl. Consorz. di Bari, ms. n. 230-233), vasta e farraginosa raccolta di nozioni di ogni specie con pochi felici ardimenti di pensiero sui progressi della cosiddetta filosofia naturale, frenati dal rispetto al dogma dell'autore abate. Quest'opera procurò subito al G. gli ambiti onori accademici. Nominato promotore-censore dell'Accademia degli Spensierati di Rossano, tornato a Bari (1696) trasformò quella belante accademia letteraria in operosa accademia scientifica sotto il nuovo nome di Società Scientifica degli Incuriosi di Rossano. Nel 1702 il G. fu aggregato all'Arcadia. In seguito gli fu offerta dalle università di Torino e di Padova la cattedra di fisica, che rifiutò.
Nel 1703 il G. pubblicò gli Elogi accademici, vasta miniera di notizie utilissime e fonte notevolissima per le biografie di suoi contemporanei. Alla sua attività di studioso di scienze naturali si debbono le quattro Dissertationes Academicae (voll. 2, 1714, 1732) e la Fisica sotterranea (1730). Degne di nota in questi volumi l'intenzione di voler liberare queste discipline dalle moltissime credenze favolose e la fervida ammirazione per la filosofia sperimentale: per il contenuto, fatta eccezione della vivace opposizione alla doppia generazione contro G. Cardano e A. Kircher e di felici intuizioni sulla vita dei minerali, questi scritti in nulla differiscono dalle consimili compilazioni erudite del tempo. Nel 1723 il G. pubblicò l'Idea della storia dell'Italia letterata, che si può considerare la prima storia della letteratura italiana. Di quest'opera s'è detto molto male, ché troppo facile è per noi riscontrarvi, non fosse altro, insufficienza di preparazione, mancanza di critica delle fonti, disegno disordinato, giudizî falsi, trattazione ora troppo frettolosa ora troppo prolissa; ma se essa vien giudicata tenendo conto principalmente del fine, che fu quello non di scrivere una vera e propria storia letteraria ma una specie di disegno o "idea" di questa affinché altri potesse completarlo o migliorarlo, il giudizio non è poi tanto sfavorevole, tanto più se si tenga presente che per "Storia dell'Italia letterata" egli intendeva la storia delle lettere compresa nella storia delle arti e delle scienze, delle quali tutte il G. si sforza di far riconoscere agli stranieri come culla l'Italia. Delle opere inedite (ms. nella Biblioteca consorziale di Bari) si ricordano un volume di Ricordi autobiografici e una Silva rerum notabilium.
Bibl.: D. Maurodinoja, Vita di G. G., in Raccolta di A. Calogerà, XVII (1737); S. Chiara, G. G. nella vita e nelle opere, in Cronache del Liceo di Bari, 1876-77; G. A . Chiaia, L'ab. Gimma e le sue opere, Bari 1879; E. Cancellieri, Un enciclopedista it. durante la prima forma dell'Arcadia, Città di Castello 1914; G. Natali, Enciclopedie italiane nel '700, in Nuova rivista stor., III (1919); D. Giusti, Vita ed opere dell'ab. Gimma, Bari 1923.