GALLINA, Giacinto
Autore drammatico, nato il 31 luglio 1852 a Venezia, dove morì il 13 febbraio 1897. G. fu l'ultimo "poeta scrnturato", perché seguì sempre le compagnie per le quali scriveva e delle quali spesso era socio e quasi sempre direttore. Si diede al teatro nel 1870 e sono del 1872 Le barufe in famegia, commedia schiettamente veneziana nell'ambiente e nei personaggi.
Di poche letture, il G. si nutrì esclusivamente dell'arte goldoniana: non era autore molto fecondo, ché alla incontentabilità aggiungeva una naturale indolenza. Lo spingeva al lavoro, contribuendo ai suoi successi, una grande attrice: Marianna Moro-Lin. E vennero così a mano a mano: Zente refada (1875), El moroso de la nona (1875), Telèri veci (1877), I oci del cuor (1879), La mama no more mai (1880), Fora del mondo (1892), ecc. Il G. ama la sua Venezia e la gente del suo paese che acutamente rappresenta negli aspetti comici e sentimentali. Ora festosamente arguta, ora venata di una nota malinconica, la commedia del G. è, nelle sue finalità, moraleggiante; e sebbene scritta sempre in prosa, conserva un delicato lirismo. Con La famegia del santolo (1892), il suo capolavoro, assume aspetti quasi drammatici; in Serenissima (1891) è la figura di quel nobilomo Vidal che è passato alla tradizione, e quel tipo di barcaiolo che rimane l'ultima, graziosa incarnazione del gondoliere veneziano. Innamorato del Goldoni, condusse su un episodio della sua vita Il primo passo (1876), e a Goldoni rese omaggio con Epilogo (1893). Scrisse qualche commedia anche in italiano (Esmeralda, 1887) e ne tradusse altre, come I oci del cuor, che, perdendo la spontaneità del dialogo, piacquero meno che in dialetto. Dopo la scomparsa della Moro-Lin, la compagnia veneziana della quale il G. era l'anima subì varie vicende non sempre liete. I suoi allievi provano quale maestro egli fosse: Laura Zanon-Paladini, Amalia Borisi, Emilio Zago, e sopra tutti il suo grande interprete Ferruccio Benini. Enrico G. modesto attore, seguitò sempre Giacinto, anche come amministratore. Graziosa attrice fu sua moglie, la Fabbri-Gallina.
Opere: oltre alle citate: Ipocrisia (1870); L'ambizione di un operaio (1871); Una famegia in rovina (1872); Tuti in campagna (1876); Mia fia (1878); La base de tuto (1894); Senza bussola (1897, solo il primo atto). V. la ristampa: Teatro completo di G. G. (voll. 18, Milano 1923-1930).
Bibl.: L. Filippi, G. G., Venezia 1913; G. Gallina, Dal Goldoni al G., Cividale 1904; B. Croce, G. G., in Letteratura della Nuova Italia, 3ª ediz., Bari 1929, III, pp. 146-153; S. Basilea, L'opera di G. G. nel teatro italiano, con introduzione di A. Galletti, Bologna 1931.