FRASCARA, Giacinto
Nacque nel 1860 ad Alessandria da Angelo, ingegnere, e da Giuditta Pernigotti.
Il padre, ingegnere, fu deputato della Destra negli anni dal 1865 al 1875, amministratore della filiale di Alessandria della Banca nazionale nel Regno d'Italia, nonché importante azionista della Società generale di credito mobiliare e consigliere della Società per la vendita di beni del Regno d'Italia.
Il F., conseguita la laurea in ingegneria e compiute alcune brevi esperienze nell'ambito della professione, fece il suo ingresso nel mondo dell'alta banca, quasi certamente grazie alla rete di conoscenze e di concreti interessi che facevano capo al padre. Entrato al Credito mobiliare, probabilmente tra 1889 e 1890, nel 1891 ne divenne amministratore delegato, ereditando una situazione aziendale ormai compromessa dall'andamento della crisi economica che, iniziata nel settore edilizio intorno al 1888, aveva colpito i maggiori istituti di credito della penisola. Stabilitosi a Roma, il F. aveva frattanto stretto rapporti con alcuni importanti esponenti del settore creditizio e del mondo della politica.
Tra i primi il più rappresentativo fu senza dubbio G. Grillo, direttore generale della Banca nazionale. La corrispondenza intercorsa con lui durante il 1891 evidenzia l'impegno del F. nel sostenere sui mercati esteri il corso della Rendita italiana, della quale, d'altronde, la sua banca aveva notevoli quantità in portafoglio; e, viceversa, quello di Grillo nel far sì che tutti gli istituti di emissione accordassero un'anticipazione di 20 milioni alla Società del risanamento di Napoli, fondata e sostenuta anche dal Credito mobiliare. Inoltre, nel '93, Grillo, chiese e ottenne che il F. facesse sostenere dalla stampa su cui aveva influenza, in particolare dalla Tribuna, il progetto di unificazione degli istituti di emissione.
Tra i politici, oltre a quello con il concittadino U. Rattazzi, il legame più stretto, costante e foriero di conseguenze fu senza dubbio con G. Giolitti, risalente, con ogni probabilità, già agli anni piemontesi. Di fatto, durante il primo ministero Giolitti, il F. ne sostenne la politica economica, che promosse anche sulla stampa estera, specificamente in Francia.
Nell'ambito della sua attività di banchiere il F., ben consapevole della pericolante situazione ereditata, si distinse per alcune coraggiose scelte di politica aziendale, tenuto conto che il Credito mobiliare era gravato dalle pesanti immobilizzazioni derivate dai grandi interessi detenuti nelle attività edilizie, in specie nei confronti della Società generale immobiliare, della quale possedeva il controllo e verso cui vantava cospicui crediti, dell'Impresa dell'Esquilino e della Società del risanamento di Napoli.
Decise, dunque, di privilegiare le operazioni di credito commerciale a breve termine nonché la fornitura di alcuni servizi parabancari, quali, ad esempio, la gestione di esattorie. Nello stesso tempo provvedeva ad aprire nuove sedi dell'istituto, a Milano e a Bari, destinate, la prima ad amministrare gli affari rilevati dall'acquisizione di due banche locali, e la seconda quelli derivanti dall'impianto e dalla conduzione nella città pugliese dei magazzini generali. A fianco di quest'ultima attività venne realizzata anche una serie di operazioni di finanziamento del settore agrario: le più interessanti furono quelle nei confronti della Cirio e della Florio.
La strada intrapresa sembrava in grado di risollevare le sorti dell'istituto e per convincere gli azionisti e il mercato, più che per un reale miglioramento della situazione, il F., nell'assemblea del 17 sett. 1892, persuase i soci a deliberare l'aumento del capitale da 40 a 75 milioni. Ma, nonostante lo sforzo di riorganizzazione e le valide intuizioni (all'epoca, tuttavia, contestate da un economista del calibro di Maffeo Pantaleoni), la fortuna non arrise al Frascara. Gli eccessivi impieghi nel settore immobiliare, circa 50 milioni, e, di contro, gli ingenti debiti verso le banche estere che avevano provveduto al risconto delle cambiali rilasciate dai clienti del Credito mobiliare, la corsa del pubblico agli sportelli per ottenere il rimborso dei depositi, l'impossibilità di ricevere aiuti dalla stremata Banca nazionale di Grillo che, ormai in procinto di trasformarsi in Banca d'Italia, era assolutamente contraria ad assumere altri rischi, costrinsero l'istituto a chiedere la moratoria il 1° dic. 1893. Ogni ulteriore tentativo per "giungere alla sistemazione dell'Istituto sia col concorso di nuovo capitale estero o nazionale, sia con la fusione con altri Istituti, sia con forze proprie" (cfr. L'Economista, 13 maggio 1894, p. 299) fu vano - concausa anche la caduta di Giolitti che era stato costante riferimento politico del F. e, all'epoca, sosteneva anche le sue aspirazioni alla direzione generale della neonata Banca d'Italia -, cosicché proprio il F. si vide costretto ad avanzare la proposta di liquidare la banca, proposta accettata, non senza un aspro dibattito, nel corso dell'assemblea straordinaria del 28 maggio 1894.
Oltre a bloccargli la carriera, le vicende del Credito mobiliare trascinarono il F. nelle aule giudiziarie. Tra il 1894 e il 1895 dovette infatti sottoporsi a un procedimento per aggiotaggio che, accomunatolo inizialmente agli altri amministratori dell'istituto, presto prosciolti, lo vide affrontare da solo l'accusa di aver fornito agli azionisti false informazioni sullo stato della società e di aver effettuato operazioni sulle azioni della banca al fine di determinarne il rialzo artificiale nelle Borse valori; il 6 sett. 1895 il F. venne, comunque, assolto.
Le accuse erano certamente veritiere ma va tuttavia sottolineato che il F., incolpevole degli errori della precedente gestione, si era trovato costretto ad agire poco correttamente, almeno fin dal '92, sia per tentare di rintuzzare gli attacchi degli speculatori al ribasso, sia per sostenere l'andamento aziendale nella speranza di un'eventuale ripresa.
Dopo il crollo del Credito mobiliare il F. continuò, tuttavia, a far parte, fino al suo scioglimento, del consiglio di amministrazione della Società per acquisto e vendita di beni immobili, liquidata nel '98 e costituita il 2 maggio 1892 proprio per tentare di dismettere le partite - cedute dal Credito mobiliare - vantate verso le società immobiliari. A fianco di questo impegno, il F. aumentò i suoi interessi nel settore della stampa periodica che, in appoggio alla sinistra giolittiana, non aveva mai trascurato di utilizzare a fini politici. La sua influenza si esercitò in particolare su La Tribuna - di cui, almeno a partire dal '93, era stato uno dei principali finanziatori - e crebbe sensibilmente sul finire del secolo, col rientro a pieno titolo di Giolitti nell'agone politico.
Risalgono al luglio 1900 alcune lettere in cui il F. informava Giolitti dell'andamento delle trattative per l'acquisto del giornale da parte del senatore L. Roux. A costui, sostenuto dal F. e dai suoi amici, si contrapponeva la cordata Florio - di Rudinì, questi ultimi propensi anche all'acquisto di un altro giornale finanziato dal F., Il Giorno (che nel 1901 fu assorbito dalla Tribuna). A completare il quadro, gli interessi del F. si estendevano a un altro storico quotidiano romano, La Capitale, acquistato nel 1899 dalla Società editrice nazionale, di cui egli faceva parte. Subentrato il Roux nella proprietà della Tribuna, il F., il 13 marzo 1902, partecipò alla nascita dell'omonima società incaricata della gestione del giornale e del suo supplemento illustrato: questa era costituita dal Roux stesso, dalla principessa Carolina Barberini Colonna di Sciarra e dal F., il quale partecipò all'atto anche a nome di alcuni "amici", non meglio identificati, che non è difficile individuare come esponenti del clan giolittiano. Egli apportò al capitale sociale il credito di lire 1.200.000 vantato verso il giornale, divenendone così l'azionista di maggioranza, oltre che membro del consiglio di amministrazione.
Comunque, l'impegno principale del F. a partire dal 1897, anno in cui era stato eletto deputato nel collegio di Velletri, fu la politica.
La sua presenza in aula e il contributo fornito ai lavori parlamentari furono assidui e se durante il mandato non trascurò mai di curare gli interessi del collegio di appartenenza, la sua formazione e i suoi precedenti lo portarono a interessarsi maggiormente dei provvedimenti in materia finanziaria. Le opinioni espresse e gli emendamenti avanzati venivano, inoltre, spesso inquadrati in un'ottica europea e talvolta mondiale, con frequenti confronti con le legislazioni straniere più avanzate nelle materie di volta in volta trattate.
Il primo intervento in aula avvenne durante la tornata del 12 febbr. 1898, in occasione della discussione sul disegno di legge riguardante i provvedimenti per il risanamento della circolazione monetaria, tema particolarmente caro al F., affrontato già negli anni precedenti, propugnando costantemente una riduzione della circolazione tale da depurarla della massa di immobilizzazioni retrostanti, e dunque di capitale non "vivo", e mostrando tutte le sue perplessità di fronte all'utilizzo del corso forzoso.
Il 16 e il 20 febbr. 1900, durante la discussione sul bilancio preventivo dello Stato, intervenne sostenendo la necessità di una urgente e radicale riforma tributaria. Successivamente riprese tale tema in un articolo apparso nella Nuova Antologia (1° dic. 1900), in risposta al famoso articolo di S. Sonnino Quid agendum (ibid., 16 sett. 1900), nel quale questi riteneva impossibile una riforma tributaria nelle condizioni di bilancio esistenti. Il F. riproponeva i motivi cari a lui e a Giolitti: perequazione degli oneri tributari, assoggettamento del capitale investito nell'industria e nel commercio all'imposizione sulla ricchezza mobile, nominatività dei titoli mobiliari al fine di evitare l'evasione sia della tassa sulla ricchezza mobile sia di quella sulla successione.
L'importanza che il F. attribuiva alla modernizzazione del paese traspare dai suoi frequenti richiami alla necessità di un adeguamento sia delle infrastrutture (ferrovie secondarie, linee telefoniche) sia degli strumenti di pagamento, che dovevano essere in grado di agevolare la rapidità delle nuove transazioni commerciali. Il fine era quello di potersi finalmente confrontare con gli altri Stati non già in un'ottica imperialistica, che il F. contestava e che avrebbe visto l'Italia soccombere di fronte a nazioni più forti e agguerrite, quanto in quella, appunto, della modernizzazione delle infrastrutture e della liberalizzazione dei rapporti commerciali. Sempre in quest'ottica, che in lui si spostava sovente dai grandi temi nazionali ai bisogni locali, sono gli ultimi interventi di rilievo del F. a favore delle leggi sulla municipalizzazione dei servizi e sulla bonifica dell'Agro romano.
Il F. morì improvvisamente a Bagni di Montecatini (l'attuale Montecatini Terme) il 2 sett. 1903.
Notizie su un'invenzione del F. sono reperibili nell'articolo Nuovo carro con poligono articolato dell'ingegner G. F., in Riv. d'artiglieria e genio, giugno 1886, pp. 617-623. Opere a stampa del F.: Disegno di un nuovo accesso a Via Nazionale. Al sindaco di Roma. Lettera aperta di G. F., Roma 1888; L'arte nell'architettura moderna. Conferenza…, ibid. 1888; La circolazione in Italia. Difetti e rimedi, in Nuova Antologia, 16 giugno 1896, pp. 641-685; Economia e finanza. Programmi e proposte, ibid., 1° dic. 1900, pp. 434-454.
Fonti e Bibl.: Le lettere del Grillo al F. e altre informazioni riguardanti i rapporti del F. con la Banca nazionale nel Regno d'Italia sono a Roma, Arch. storico della Banca d'Italia, Studi, Copialettere, nn. 16-20, 22, 39-40, 123; Direttorio, Pratiche, cart. 5; Liquidazioni, Pratiche, b. 111. Per i rapporti con Giolitti e Crispi si veda: Roma, Arch. centr. dello Stato, Carte Giolitti - Cavour, b. 5, f. 11; ibid., b. 6, f. 80; Carte Crispi, Deput. di storia patria, Palermo, b. 117, fasc. Frascara. Il processo al F. è invece in Arch. di Stato di Roma, Tribunale civile e penale di Roma, b. 6300, f. 63699. Una lettera del settembre 1894 del F. al suo ex dipendente F. Weil sullo stato delle trattative per la costituzione di un nuovo istituto è reperibile in Banca commerciale italiana, Arch. della Segreteria generale, fasc. 108/1, citato da A. Confalonieri, Banca e industria in Italia 1894-1906, Milano 1974, I, p. 6 n.
Per quanto attiene agli interventi parlamentari v.: Atti Parlamentari,Camera, Discussioni, legisl. XX, 1ª, 2ª, 3ª sess.; legisl. XXI, 1ª, 2ª sess., ad Indicem.
Per gli atti del Credito mobiliare contenenti le relazioni del F. agli azionisti, v. le assemblee straordinarie del 17 sett. 1892 e del 28 maggio 1894 in Boll. uff. delle società per azioni, X (1892), 39, pp. 48-53; XII (1894), 23 bis, pp. 1-29. Per la costituzione della Società anonima "La Tribuna", ibid., XX (1902), 16, pp. 3-12. Notizie sull'andamento del Credito mobiliare durante la gestione del F. e sui suoi esiti sono altresì riportate in L'Economista: Il bilancio del Credito mobiliare, 15 e 22 genn. 1893; La Società generale di credito mobiliare italiano, 13 maggio 1894; L'assemblea del Mobiliare, 3 giugno 1894; La ricostituzione del Mobiliare e della Banca generale, 22 luglio 1894. Nello stesso giornale le considerazioni sul risultato del processo al F.: Il processo al comm. F., 15 sett. 1895. Fondamentale per comprendere gli ultimi anni di vita del Credito mobiliare, lo scritto (originariamente in Giornale degli economisti, aprile, maggio e novembre 1895) di M. Pantaleoni, La caduta della Società generale di credito mobiliare italiano, Milano 1977. L'attività del F. quale amministratore delegato del Credito mobiliare è stata accuratamente analizzata da A. Confalonieri, cit., in particolare I, pp. 316-332; II, pp. 3-14.
Giudizi critici sul F. in D. Farini, Diario di fine secolo, a cura di E. Morelli, I-II, Roma 1961, ad Indicem. Altre informazioni sul suo ruolo e sui suoi rapporti con il mondo della politica in G. Manacorda, Crisi economica e lotta politica in Italia 1892-1896, Torino 1968, pp. 96 s., 103, 196 s., 202, 205, 211, 214 ss. Per gli interessi del F. nel giornale La Capitale, O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dal 1900 al 1926, Roma 1977, ad Indicem.
Brevi biografie del F. si trovano in: T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1898, ad vocem; A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, Milano 1940-1941, ad vocem.